Anche Omero si è dormito

16 Settembre 2021

[Alfonso Stiglitz]

In questi travagliati giorni di inizio scuole, di green pass più o meno obbligatorio, di intellettuali attivi, abbiamo assistito a due differenti scontri dialettici, che hanno avuto come protagonista uno storico di prim’ordine, impegnato nella funzione civile della professione, con posizioni storiche e politiche ben delineate, con il quale, da storico – ancorché di taglia infinitamente più piccola – mi trovo generalmente d’accordo (con qualche eccezione). 

I due oggetti del contendere sono apparentemente distanti ma, in realtà, più vicini di quanto non si pensi. Sono entrambi accomunati dal fenomeno dell’equiparazione tra fatti storici distinti: Foibe – Shoah, green pass – stelle gialle e triangoli di vario colore (per intenderci i deportati e sterminati). Entrambe le equiparazioni rimandano allo stesso ambito storico e sono accomunate dall’essere dei giganteschi spropositi. Questo fenomeno tra origine da due processi postbellici, frutto di una Repubblica dotata di una Costituzione antifascista e di una prassi post/neo fascista. Non aver fatto i conti, giuridici e soprattutto culturali, col passato ventennio mussoliniano e con il suo complice e attivo affiancamento al nazismo ha permesso che rimanessero, nei loro ruoli lavorativi e intellettuali, personaggi perfettamente inseriti nella macchina di oppressione (e, poi, di sterminio). Ha anche fatto sì che certi modelli storici rimanessero invariati, fatti propri dal pensiero di sinistra, teoricamente antifascista, ma sempre più affondato nella retorica patriottarda della nazione degli “italiani brava gente”. È rimasta scolpita la frase sui ragazzi di Salò, pronunciata da un Presidente della Camera (terza carica della Repubblica), militante del Partito Comunista Italiano, che ha dato legittimità politica alle equiparazioni storiche di cui parliamo oggi. Si è confusa la pietà che si deve ai morti, a prescindere (Hitler e Mussolini compresi) con il giudizio politico e storico. I Partigiani e Ragazzi di Salò non stanno sullo stesso piano. I repubblichini furono complici e attori attivi dello sterminio delle stelle, dei triangoli, dei partigiani, degli oppositori e delle popolazioni inermi. L’equiparazione post/neo fascista tra la Shoah e le Foibe trova in questo humus politico antifascista la propria giustificazione, con l’acquiescenza delle insospettabili alte cariche istituzionali, dal Presidente della Repubblica in giù, che con la realtà storica delle foibe continuano a non fare i conti.

Giustamente Alessandro Barbero, da storico prima ancora che da militante, ha preso una posizione pubblica su queste e altre distorsioni della memoria e della storia (e sul cattivo uso della memoria nella storia). Per questo sono rimasto molto sorpreso, da storico, nel vedere la sua firma in calce a un documento, firmato da studiosi di varie materie, tra cui docenti universitari, anche a riposo, ricercatori e dottorandi. Un appello zoppicante dal punto di vista giuridico e non solo, tipico dello stile di chi si sente colpito nel proprio particolare. Ma in sé mi sarebbe rimasto del tutto indifferente (da non universitario) se non fosse per una frase buttata lì, messa nero su bianco e, conseguentemente sottoscritta da Barbero che recita: «facendo affiorare alla mente altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere», riferimento palese, ancorché espresso in modo ipocritamente pudìco, all’equiparazione diffusa nel mondo no vax tra il green pass e le stelle gialle che gli ebrei dovevano esibire o i triangoli delle varie categorie di deportati.

Si tratta palesemente di un grave e inaccettabile sproposito storico, che rientra nella categoria delle equiparazioni di cui sopra. Infatti, le comunità ebraiche, le associazioni partigiane e antifasciste sono insorte. Sei libero di dotarti del green pass o farne a meno rinunciando ad alcune attività (rinuncia insita anche in altri casi regolati dallo Stato, a prescindere dal Covid); nell’Università, peraltro, il green pass è solo per le attività in presenza, quindi è compito dei docenti predisporre in modo che le attività possano anche prevedere di essere seguite a distanza. Gli ebrei non potevano scegliere e per loro la rinuncia alle attività era totale e definitiva, non potevano farsi ariani, la strada era comunque quella del campo di lavoro e di sterminio.

Lo sproposito storico contenuto nell’appello è talmente grande (anche a causa della ‘autorevolezza’ della fonte di provenienza: l’Università) che la firma di uno storico non trova giustificazione, salvo che si tratti di una firma ‘inconsapevole’ o distratta, secondo uno stile a cui ci siamo da tempo abituati. Ma uno storico abituato all’esegesi delle fonti non può, per definizione, firmare inconsapevolmente perché sa che con il suo nome dà dignità scientifica a quella affermazione. Alessandro Barbero avrebbe potuto esprimere il suo parere e la sua critica al green pass senza firmare l’appello, sapendo che sarebbe stato comunque ascoltato con attenzione dall’opinione pubblica e politica. E, allora, perché firmare?

Non so dare una risposta, se non rifacendomi all’antica sentenza di Orazio: “anche Omero si è dormito.

PS. La frase originale di Orazio, in realtà, è «Quandoque bonus dormitat Homerus», “quando accade che sonnecchi il buon Omero” (Orazio, Ars poetica 358-359). Ma la versione nello slang cagliaritano mi sembra più poeticamente efficace.

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