Andrea Pubusa sfida Pigliaru a un pubblico confronto

1 Dicembre 2016
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Red
Andrea Pubusa, coordinatore del Comitato per il NO di Cagliari, sfida Pigliaru ad un pubblico confronto dal blog democraziaoggi dopo le recenti dichiarazioni del Presidente della Regione alla stampa. 

Caro Pigliaru, ti sfido a un pubblico confronto davanti agli studenti o in TV. Vediamo se lì dirai le balle che racconti in conferenza stampa. Attendo una tua chiamata.

Le agenzie di stampa riferiscono alcune dichiarazioni di Pigliaru, nel corso di una conferenza stampa con il vicesegretario del Pd e il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, riassumibili in questo concetto: il testo di Renzi rafforza le autonomie regionali. Sentite il nostro: “Questa riforma rafforza le autonomie regionali”. Pertanto non vi è ”alcuna ragione per chi vive in Sardegna per votare No”, e sottolinea inoltre come chi parla di “attacco alle regioni a statuto speciale dica una bufala”. “Mezza Italia”, argomenta Pigliaru, “parla male della riforma proprio perche’ darebbe troppo potere alle regioni a statuto speciale”.

Ora su questo punto è lo stesso Pigliaru a contraddirsi. Mezza Italia dice che si mantengono i poteri alle regioni speciali, proprio perché alle regioni ordinarie vengono tolti, con la clausola di prevalenza e con l’accentramento in capo allo Stato si materie importanti come ambiente, infrastrutture strategiche, fonti energetiche, sanità e simili.  Come possano, in un ordinamento neoaccentrato, dispiegarsi le autonomie delle sole regioni speciali è un mistero logico, prima che giuridico, che Pigliaru dovrebbe spiegare. Salvo ritenere che le regioni speciali incrementano la loro autonomia quanto più le altre regioni la perdono, in ragione della trasformazione dell’Italia da Repubblica delle autonomie in Stato accentrato!

Sentite poi questa! E’ proprio bella! “Non e’ neanche una riforma accentratrice”, ha aggiunto, con piglio dello statista guardando verso l’alto, il presidente della Regione, “perche’ per le regioni che si comportano bene, che avranno i conti in ordine e che saranno in grado di poter erogare migliori servizi ai cittadini, ci sara’ piu’ autonomia”.

Autocastrazione allo stato puro, essendo evidente che saranno le regioni più ricche a star meglio sul piano contabile, mentre quelle più povere arrancheranno. Tradotto in lingua italiana: le più ricche diventano più potenti e le più povere vengono ridotte al rango di grandi municipi. O, detto, in altri termini il divario Nord/Sud crescerà. E lo Stato come “camera di compensazione” fra regioni ricche e regioni meno sviluppate? E la questione del Meridione e delle Isole, come grande questione nazionale come diceva l’originario art. 119 della Costituzione? Il nostro presidente della regione non ha mai sentito parlare di questi concetti che sono il pane della cultura istituzionale autonomistica e democratica? Spiace dirlo: Pigliaru sembra un uomo delle caverne, privo di elementare cultura storica e istituzionale. Eppure gli basterebbe leggere il suo vecchio compagno di giunta Tonino Dessì per tornare fra le persone sensate e civili.

Pigliaru ha anche parlato di “bufala numero 2″ in riferimento all’assunto per cui i consiglieri regionali sardi non potrebbero entrare in Senato. “Non e’ vero perche’ questa e’ l’estensione proprio del lavoro del consigliere regionale”, ha rimarcato. Peccato che esista l’art. 17 dello Statuto speciale, quello che poco prima Pigliaru ha detto che non è toccato d Renzi, il quale, al secondo comma, dice testualmente: L’ufficio di consigliere regionale è incompatibile con quello di membro di una delle Camere o di un altro Consiglio regionale o di un sindaco di un Comune con popolazione superiore a diecimila abitanti, ovvero di membro del Parlamento europeo”. 

Come la mettiamo, caro Pigliaru. Lo Statuto è salvo e l’art. 17 scompare? Ci vorrà almeno una revisione, con procedimento aggravato. O non vorrai credere alla bufala di Demuro, che ha scoperto un modo tutto nuovo di revisione delle norme costituzionali, quale è l’art. 17, un modo così originale che nessun testo di diritto costituzionale contempla: revisione costituzionale per… “parere del governo”! Proprio così, ha detto che l’art. 17 non si applicherà perché lo ha detto il governo in un suo parere! Neanche fossimo in uno dei mitici stati delle bananas!

E, dulcis in fundo,  la perla, fra le perle!  ”Noi che in Sardegna abbiamo lavorato tanto per la semplificazione”, ha concluso il presidente della Regione, “non possiamo che fare il tifo per chi vuole semplificare ancora”. Pigliaru ha detto proprio questo! Ma se in Sardegna ogni iniziativa, da quella del panettiere a quella dell’artigiano, per non parlare dei privati e degli imprenditori si arena nelle maglie di procedure amministrative tanto barocche da essere inestricabili. C’è perfino gente che attende ancora la conclusione della pratica di condono del 1985! Conosco un imprenditore che aspetta la definizione di una lottizzazione da 15 anni! Ma ognuno in casa propria o fra gli amici ha esempi concreti di inenarrabili lungaggini burocratiche regionali.

Caro Pigliaru, fra tutte le castronerie che hai detto, questa è forse quella che più concretamente induce i sardi a riderti in faccia e a votare NO. E poi sei stato eletto per fare il presidente dei sardi non il tifoso di Renzi, o peggio il propagandista.

Caro Francesco, se sei sicuro di quel che dici, avrai piacere di sostenerlo in un leale contraddittorio. Ti sfido ad un pubblico confronto. Scegli tu il moderatore e il luogo. In aula magna davanti agli studenti, ai quali come docenti non possiamo mentire per l’etica propria della nostra funzione, o se preferisci, in una sala cittadina o davanti ad una macchina da presa in uno studio televisivo. Il mio numero lo conosci, attendo una tua chiamata.

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