Atopicamente parlando

1 Settembre 2015
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Manuela Fiori

Uno dei piaceri della vita è il mangiare, così dicono. Da non golosa per me non era proprio così a me bastava mangiare nel senso di nutrirmi poi la vita era altro, uscire, pattinare, disegnare o cantare. Avevo un’ampia scelta alimentare, nessun problema e mi andava bene così. Poi un giorno è cambiato tutto. In realtà non è successo tutto nel giro di un giorno ma gradualmente. Improvvisamente sono diventata intollerante ad alcuni alimenti.

Questo è successo proprio dopo il mio rientro in terra sarda. La cosa assurda, per molti, è che i miei problemi siano iniziati proprio dopo il mio lungo soggiorno in Inghilterra, un soggiorno di ben 8 anni di totale salute. Insomma, tornata nella terra “dei sapori veri” qualcosa è andato storto. A 29 anni non avrei mai immaginato che la mia vita potesse cambiare e prendere una direzione tanto inaspettata quanto importante. In Inghilterra avevo lavorato per un colosso Americano chiamato Whole Food. Lì tante persone intolleranti trovavano conforto nel cibo “senza”. Senza glutine, senza lattosio, senza uova, senza, senza e senza! Li guardavo senza capire. Spendevano tre volte di più rispetto ad una persona senza intolleranze, semplicemente per mangiare. Li vedevo perdersi nella lettura degli ingredienti, leggendo l’etichetta di ogni singolo prodotto, bevevano spremute verdi e acerbe di erba di prato, Il famoso grasshopper juice.

Mangiavano piante delle quali non avevo mai sentito parlare. Adoravano i loro Acai berries (uguali ai goji berries) frutti secchi che ti salvano da ogni tipo di male…mmm va beh. Puntualmente spendevano una fortuna in integratori. Tra me e me pensavo ‘ma come è possibile?! Mangiano tutto senza – senza – senza sostanze e poi si prendono gli integratori per bilanciare il tutto? Non aveva alcun senso. Niente aveva senso per me in quel posto. Questo sino a quando anni dopo mi sono ritrovata a fare esattamente la stessa cosa. Ero diventata uno di loro! Ma com’è possibile?! Oggi son passati circa 6 anni da quando mi son state diagnosticate le prime intolleranze e la dermatite atopica, nel frattempo la lista nera di alimenti vietati è cresciuta. Sono stati sei anni di dermatite atopica, sei anni di diete drastiche, diete di eliminazione, di pruriti, eczemi su tutto il corpo, disinfettanti, bendaggi sterili, creme, cortisoni, visite mediche, dermatologiche, allergologiche, immunologiche, test di ogni tipo, linfonodi ingrossati in tutto il corpo, stanchezza e perché no, dopo tutto questo anche un po’ di depressione ci sta a pennello. Chi più ne ha più ne metta.

Oh! un attimo, 6 anni di spese! Soldi, tanti soldi volati via come farfalline leggere che si perdono all’orizzonte. (ma sì, buttiamola giù in chiave romantica). Il risultato? beh son più o meno allo stesso punto di partenza. Speravate avessi una soluzione per voi? Eeeh oh picioccusu! No, non c’è mi dispiace. Ho imparato comunque qualcosa, per esempio a non disigiare il disigiabile, sono diventata bravissima nel fare ricerche su google: dermatite atopica è la mia ricerca numero uno seguita da sintomi, cure naturali e poi forse… qualche frastimo. Ho imparato tante cose interessanti, molte delle quali prima avrei fatto benissimo a meno. Per esempio, ho imparato a leggere le mie analisi, quante proteine ci sono nell’albume dell’uovo e cosa è la lisozima? Io adesso lo so!!! Ho letto di tutto. Conosco alla perfezione l’allergene del gatto Fel d 1, o meglio la proteina che secerne la pelle e la saliva del gatto. Si anche quello. Ho imparato i nomi di tante medicine, cortisoni sperimentali e non, antistaminici e le cremine che mi costano un occhio della testa in farmacia. Ho imparato a condividere la mia esistenza con un corpo che prude 24 ore su 24.

Anche a livello estetico ho dovuto accettare i cambiamenti della mia pelle malata e in fine accettare il fatto che forse non sarei più tornata quella di una volta. Eh intzà, amen. C’è di peggio certo e quindi cerco di scherzarci su ma anche la ‘mia’ Sardegna è diversa da quella che ricordavo. Oggi per me è senza glutine, senza lattosio e senza uova. Niente pane guttiau, niente pecorino, niete pizza, niente Ichnusa. Eh va beh! La moda dei gatti è arrivata troppo tardi per me ma per quello c’è facebook o youtube o se proprio voglio farmi una dose massiccia c’è sempre la pagina facebook dei gattini su Salvini. Mare meu. Poco mare, poca acqua sulla pelle perché brucia. Il sole sì fa bene alla dermatite ma dosato, se no poi sudi troppo e ti viene il super prurito da staccarti la pelle di dosso. Eh lì son dolori.

Tante rinunce alimentari e un po’ di ripercosse anche sulla vita sociale. Questa è la vita da intollerante con dermatite atopica. Non proprio una pacchia ma si può fare. Negli ultimi due anni ho fatto qualche piccolo viaggetto tra una parte e l’altra della bella Nazione Sarda e per mia fortuna ho trovato, con grande sorpresa, prodotti adatti a me. Non sempre si trovano, certo ma diciamo che partendo dal presupposto di non trovare niente, mi emoziona vedere “Gluten Free” o “Senza Glutine” scritto sulle porte di botteghine di altri tempi. Qualche mese fa ho iniziato un Blog. Che palle, un atro blog di rete. Eh, a ognuno il suo! Per me è l’unico modo attraverso il quale condividere la mia storia, le mie letture e le mie opinioni. Ho scoperto il mondo degli atopici e posso confermarvi che siamo in tanti e presto conquisteremo il modo. Ci scambiamo idee, mi fanno domande e io le faccio a loro. Ci vogliamo ‘atopicamente’ molto bene.

Siamo il risultato di un industrializzazione senza i giusti limiti. Siamo i figli di decenni di abusi nel settore della produzione alimentare di massa, della plastica e sì, anche del Crystal Ball! Bambini cresciuti bevendo la Cola – stura lavandini – caffeinata e ultra zuccherata. Posso immaginare questi poveri intestini! (per fortuna a me non piaceva, almeno quello!). Noi, cresciuti nel mondo di plastica degli anni 80 – 90, nel modo dei conservanti e coloranti. Siamo cresciuti così tanto a contatto con l’inquinamento ambientale e alimentare che siamo diventati allergici per sino alla natura! Sì, stiamo diventando intolleranti al mondo che abbiamo creato…ma questa è un’altra storia.

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1 Commento a “Atopicamente parlando”

  1. gabriela pillosu scrive:

    Parole chiare che guizzano dal cuore e come fulmini infuocati penetrano nei cuori altrui ,svelandone l’ invisibile.Il dolore per essere stata derubata della propria espressione quotidiana, nella sua terra cosi generosa di sole, mare e cibo che il mondo intero ci invidia.
    Parole, riga dopo riga danno corpo, anima all’ invisibile che si è imposto tra lei e il suo mondo cambiandone l’ espressione. Ma non la capacita di elaborare le nuove e faticose espressioni di questo bel corpo stanco di essere grattato. Ma capace di andare avanti con la sua aninima da vera artista quale è.

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