Bruno merita una vita migliore e va slegato

19 Aprile 2023

[Gisella Trincas]

La presidente nazionale dell’Unasam Gisella Trincas interviene sulla vicenda del signor Bruno, che vive da 16 anni nel Centro AIAS di Cortoghiana, con una maschera da boxer sul viso e le mani legate, dopo aver letto le dichiarazioni dei familiari pubblicate ieri dall’Unione Sarda .

Noi comprendiamo appieno la posizione dei familiari, i loro timori e anche l’accettazione di una pratica inaccettabile. Per decenni familiari, lasciati soli a farsi carico della gestione di situazioni complesse e difficili, hanno accettato di tutto, anche l’internamento nei manicomi dei loro cari, oltre a pratiche coercitive che violano la dignità umana e contrastano con i principi dei Diritti Universali della persona umana.

Le Associazioni che aderiscono a UNASAM, come anche l’Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica, sono composte da familiari e persone che vivono la condizione della sofferenza mentale, e per decenni si sono sentiti dire che o accettavano “quelle pratiche” o “potevano riportarseli a casa”.

Familiari e Associazioni che si sono battute per decenni per cancellare gli orrori dei luoghi e delle pratiche dell’inumano, e affinché venissero organizzati servizi e luoghi della salute mentale capaci di tutelare la salute mentale di tutti.

Non possiamo quindi accettare un simile disumano trattamento perché significherebbe, oltre al dolore provocato al signor Bruno, tornare indietro e vanificare tutte le lotte fin qui condotte. Significherebbe accettare che chiunque altro venga trattato in ugual misura.

Per questa ragione, a prescindere dalla posizione della famiglia del signor Bruno, abbiamo assunto la decisione di presentare esposto, nel dicembre del 2020, alla Procura della Repubblica di Cagliari, affinchè venissero accertate eventuali violazioni dei diritti umani del signor Bruno e le relative responsabilità.

Ed è per questa ragione che abbiamo apprezzato l’intervento della Garante regionale dei diritti delle persone private della libertà.

La vita di ognuno di noi deve essere degna di essere vissuta, senza limitazione della libertà personale, senza coercizione, senza violenza alcuna. E ancora di più la vita delle persone che più hanno bisogno di cure e di assistenza. Quindi anche la vita del signor Bruno.

Speriamo vivamente che, l’indignazione generale che in questi giorni sta emergendo, induca chi ha la responsabilità di garantire al signor Bruno cure e assistenza adeguate ai suoi personali bisogni, faccia ciò che deve essere fatto.

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