Notti padane. Buonanno il Censore

1 Settembre 2010

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Valeria Piasentà

Il sindaco leghista di Varallo Sesia (Vercelli), Gianluca Buonanno, a ferragosto ha emesso una ordinanza «Rilevato che è diffuso (purtroppo) l’uso di pronunciare bestemmie e ingiurie di contenuto triviale nei confronti della religione cattolica, dei suoi Simboli e delle Persone da esse rappresentate e venerate. Considerato che bisogna combattere ed eliminare il ricorso a tali comportamenti altamente diseducativi e non consoni alla Città di Varallo il cui simbolo religioso, ovvero il Sacro Monte, patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO, merita il dovuto rispetto». E ordina: «su tutto il territorio comunale è proibito, ai fini della tutela, della tranquillità, della sicurezza e dell’ordine pubblico, proferire bestemmie o ingiurie nei confronti della religione cattolica, dei suoi Simboli e delle persone da esse rappresentate e venerate». La sanzione di 100 euro raddoppia se bestemmie e ingiurie vengono pronunciate davanti a minori.

Dopo il riferimento alle radici cristiane del ‘popolo veneto’, fortemente voluto da Zaia negli statuti regionali, per la Lega la religione cattolica è sempre più religione di Stato. La non osservanza dei suoi precetti costituisce addirittura un pericolo per l’ordine pubblico. Tutti gli altri credo  le sono subordinati, o non vengono riconosciuti meritevoli dello stesso rispetto, a dispetto degli art. 8 e 19 della Costituzione.
Ma «Io sono io, e voi non siete un cazzo», lo sosteneva già Alberto Sordi nei panni del Marchese del Grillo; e come nella società asservita a una classe aristocratica che si perpetuava per linea di sangue, prima della Rivoluzione francese che ha sancito la nascita della democrazia moderna, oggi l’arroganza dei potenti non conosce limiti. E non conosce il pudore. Fanno e dicono quello che vogliono impunemente, senza contradditorio e senza sanzioni. Disprezzano. Proibiscono. Insultano. Insultano prima nei fatti poi a parole tutti i nemici e tutti i diversi da loro che non appartenendo alle loro famiglie e alle loro caste sono giudicati inferiori, non ugualmente ‘umani’.

Fra i politici al governo del Paese il ministro Brunetta rappresenta il caso più eclatante, la sua sguaiata violenza colpisce intere categorie politiche, sociali e di lavoratori. Da «la sinistra vada tutta a morire ammazzata» alle «élite di merda» a «culturame parassitario (di) un’Italia vagamente schifosa». E si spinge sempre oltre nel suo fraseggio dadaista e funambolico fino a insultare il regista Roberto Rossellini, che essendo morto da 32 anni non si può difendere, guadagnandosi una sfida a duello dal figlio di Rossellini, Renzo.
Con Brunetta l’insulto ha finito per sostanziarsi. Come ci insegnano psicologi e pubblicitari, con la ripetizione i concetti si fissano nell’immaginario, entrano nel sentimento e nel linguaggio comuni per associazione mentale, e così dopo Brunetta ogni qual volta sentiamo ‘dipendente pubblico’ lo associamo a ‘fannullone’, quando sentiamo ‘poliziotto’ a ‘panzone’, ecc. Anche così si crea e modella la ‘pubblica opinione’. Naturalmente la strategia-Brunetta attecchisce dove latita lo spirito critico, dove è più basso il livello di conoscenza delle cose del mondo ed è sconosciuto il sentimento di empatia. Dove quel tratto distintivo dell’intelligenza che è la curiosità (prerequisito della conoscenza) viene banalizzato e neutralizzato da un martellante e più o meno vero o verosimile gossip sulle vite dei ‘soliti noti’. Nei soggetti più impauriti, chiusi nel loro microcosmo fra le. mura che stringono sempre più l’interazione a pochi soggetti vicini (i buoni); mentre tutto il resto del mondo è nemico, specie se ‘straniero’ in quanto non conosciuto o non immediatamente comprensibile (i cattivi). Se poi lo dice anche un ministro, con una faccia che si ripete iconica migliaia di volte da quella televisione che ne giustifica la legittimità, dentro la casa fino a diventare una figura domestica fra gli oggetti domestici, allora! «allora vedi come gliele canta a quelli? » e il ministro si vota perché è cosi anche per moltissimi italiani che «Io sono io, e voi non siete un cazzo».

Quello di Brunetta sembra un tipico caso da psicanalisi, il che non sarebbe poi tanto pericoloso e strano se egli non fosse un ministro della Repubblica, una persona che col ruolo assume una serie di precise responsabilità sociali.
Fra i partiti quello che si distingue per violenza sprezzante e volgarità, nei fatti e nelle parole, che ha fatto della volgarità un vessillo è il partito del ‘celodurismo’, la Lega Nord di Calderoli che recentemente ha dichiarato: «Per la libertà della Padania, se serve fare il patto con in demonio io trombo anche con il demonio»; di quelli che con la bandiera italiana ‘si puliscono il culo’, che stampano magliette verdi col dito medio alzato, che vanno a far pisciare i maiali nelle moschee (ancora il ministro Calderoli), fino all’ultima esternazione di Bossi «Casini è uno stronzo». Nel 2008 Bossi venne indagato dalla magistratura per aver alzato il dito medio all’inno d’Italia, quella foto è stata poi usata dalla compagnia aerea Ryanair con la scritta «Il ministro Bossi ai passeggeri italiani». Ma Bossi insiste nell’augurante ‘fottiti!’ a chi è diverso da lui e dai suoi famigli, specie ai giornalisti come è capitato di recente a Roma.

Anche per il sindaco e deputato Buonanno «Io sono io, e voi non siete un cazzo»: le parolacce sono multabili se a dirle è la gente comune, mentre si applaudono quando le dicono lui e i suoi amici, i suoi compari di partito e di coalizione. Se gli elettori vercellesi di Buonanno-il-Censore ne apprezzano le gesta, all’opposizione in consiglio comunale proponiamo di assegnare la cittadinanza onoraria ai leghisti Borghezio, Maroni, Calderoli e soprattutto a Bossi: che verranno costantemente seguiti per monitorarne il linguaggio e procedere alla relativa multazione. Così Varallo Sesia potrebbe diventare il paese da 8000 abitanti più florido d’Italia!

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