Cagliari, non bastano i lavori pubblici

1 Marzo 2016
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Roberto Mirasola

Cagliari è sempre più una città dove il declino inesorabilmente si fa sempre di più sentire. I dati pubblicati dal libro bianco sulle città metropolitane dell’Anci nazionale sono alquanto allarmanti.

La disoccupazione è pari al 17,9%, con punte che raggiungono il 46,6% se riferire ai giovani e un tasso di incremento riferito alle imprese negativo. Bisogna purtroppo rilevare che i temi dello sviluppo non sono in cima alle priorità di questa amministrazione, concentrata solo ed esclusivamente sui lavori pubblici, come se questi fossero la panacea di tutti i mali. Manca una visione strategica e manca sopratutto l’idea che l’amministrazione possa e debba dire la sua al riguardo. Come? Semplicemente iniziando a indicare la strada che si vuole perseguire e lasciando che le imprese facciano il loro mestiere e soprattutto non dimentichino di creare nuova occupazione. Gli investimenti nei servizi alle imprese devono sempre essere finalizzati anche alla creazione di nuove opportunità di lavoro, ma in questi anni nulla si è fatto.

L’esempio della città dell’impresa e’ al riguardo esaustivo. Aperta dal cdx successivamente chiusa oggi giace nel dimenticatoio. Eppure sarebbe importante investire nelle idee imprenditoriali meritevoli. Alla mancanza di visione si deve purtroppo aggiungere anche un colpevole disinteresse sui temi economici. Così si tace su fronti che invece sono importanti ai fini del nostro discorso. Nei giorni scorsi si è manifestata l’idea di chiudere la fiera e da palazzo Bacaredda non si e’levata nessuna voce. Il silenzio sembra sia diventato lo strumento più adeguato.

Eppure la stessa fiera nacque da un’intuizione tra la borghesia e gli amministratori locali fini interpreti di una città vogliosa di rinascere dopo le macerie della guerra. La fiera non va chiusa, va ripensata con una adeguata governance un nuovo management competente e capace che sappia aprirsi ai mercati di paesi quali il Nord Africa, che sappia attrarre visitatori non locali, che sappia far conoscere i nostri prodotti dell’agroalimentare nei mercati esteri. La nostra città ha tutte le potenzialità per avere un maggior benessere a patto che si sia capaci di sfruttare le risorse a disposizione. Pensiamo ad esempio al mare e alla relativa economia del mare, uno dei pochi settori capaci oggi di creare occupazione e valore aggiunto così come dimostra il quarto rapporto sull’economia del mare pubblicato da UnionCamere.

Investire sul mare vuol dire puntare anche e sopratutto sul porto e dunque non si capisce perché ad oggi non si sia data ancora attuazione alla delibera regionale che prevede l’utilizzo di ben €. 1.156.000 per l’attivazione della Zona Franca Doganale di Cagliari. L’istituzione di un punto Franco doganale, tra l’altro previsto dall’articolo 12 del nostro Statuto Regionale, consentirebbe di creare uno spazio all’interno del porto dove far arrivare merci extra Unione Europea in esenzione doganale, lavorarle, trasformale e rifarle partire come prodotti finiti in regime di esenzione. Punto Franco Doganale quindi come opportunità. E’ evidente che tale strumento da solo non è sufficiente ma si deve investire in infrastrutture e potenziare la logistica, ma questo rientra nel discorso della visione politica di cui sopra.

Altra opportunità che poniamo al centro del dibattito politico e’ l’istituzione di Zone Franche Urbane nei quartieri storici della città. Le ZFU nascono in Francia per promuovere lo sviluppo e la rivitalizzazione di aree urbane e dalla positiva esperienza francese vengono introdotte anche in Italia. Si tratta di particolari zone ben delimitate che consentono alle imprese di poter operare in esenzione da imposte e contributi, in buona sostanza si tratta dello strumento del credito di imposta che consente di portare in compensazione tramite modello f.24 i debiti tributari e contributivi dell’impresa.

Sono già operative nel Sulcis Iglesiente dove sono state introdotte dal piano Sulcis e ad oggi abbiamo 4375 imprese che possono contare mediamente su un contributo pari a € 28,450. Se consideriamo che la pressione fiscale è pari al 43,2% possiamo dire che si tratta di un buon aiuto per le micro imprese e gli artigiani che oggi hanno notevoli difficoltà. Non dimentichiamo che le botteghe artigiane e le piccole attività devono fronteggiare l’incessante avanzata dei grandi centri commerciali che ormai disattendono la legge sul commercio e operano indisturbati in regime di oligopolio esattamente ciò che si voleva evitare.

La decadenza non è un destino inevitabile bisogna però avere uno scatto d’orgoglio e di vitalità capace di sfruttare tutte le energie di questa meravigliosa città, bisogna pensare ad un futuro possibile dando una speranza ai tanti che abbondano la nostra capitale. Piazze, vie e passeggiate possono essere un bel contorno ma senza idee si rischia di avere una bella cornice senza però il quadro.

 

Nell’immagine: Acquerello di Cosimo Canelles

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