Campi da golf

1 Agosto 2011

Marcello Madau

Ci sono modalità sistematiche nel cogliere e rappresentare la situazione del nostro patrimonio culturale e paesaggistico, e altre meno ordinate.
Nel preparare in questi giorni un pezzo per il numero di agosto, stanco e poco disponibile alla sistematicità, il mondo intorno, quello fisico che si percepisce immediatamente e quello digitale che ne rappresenta pezzi, mi avvolgono senza che riesca e voglia dare ‘una coerenza’ alle notizie.
Paesaggio e monumenti, assieme a viste e informazioni, si attraversano senza soluzione di continuità e si legano assieme per esprimere il territorio: sarà la stanchezza che mi produce una serie di scuse, eppure sono convinto che ‘navigare’ istintivamente fra notizie così come affluiscono può permettere, in altri modi, di non perderne il senso, forse anche di potenziarne la percezione e la coscienza.
Ecco allora le aree chiuse alla visita, il castello che non emerge a Sassari, il museo archeologico che chiude la domenica o quello che si pensa di aprire senza personale adeguato. L’assalto incompetente al PPR.
Le piccole dune oltre al margine rosso mi pare fra Cagliari e Quartu spianate dopo un concerto. In Europa la Finlandia propone di impegnare finanziariamente il Partenone come misura di garanzia rispetto al debito della Grecia. A Pompei immagini drammatiche mostrano la distruzione delle pitture parietali.
La Sardegna, piena di monumenti, è al solito piena di segni contradditori. Se a Sassari il castello fatica, a Cagliari la nuova giunta capeggiata da Massimo Zedda dà segnali positivi (l’attenzione al degrado della importante necropoli di Bonaria – non esistono solo Tuvixeddu o l’Anfiteatro – è da apprezzare).
Briatore, dopo aver cercato con i suoi localini di costruire abusivamente nelle spiagge senza pensare alle leggi di tutela delle coste, ora si rivolge alle zone interne. Qulacuno ha già detto sì, va bè, però…. Da Alghero lo avrebbero chiamato perché c’è da fare. Joan, dove possiamo prepararci per il lancio delle alghe?
Fortunatamente c’è la commissione regionale del paesaggio che garantisce dell’assenza di problemi nei cantieri di Silvio Berlusconi a Villa Certosa.
Ma allarma anche un altro fenomeno, diffuso, reticolare come il patrimonio, fra la gente: il consumare tempo libero come un cheese-burger senza curarsi degli schizzi di unto; poi, in maniera talora elitaria, pensare che sia più importante sovrapporre le proprie esigenze a quelle del patrimonio stesso. Non dovrebbe bastare che la sensibilità sia in certi casi lodevole, che gli obiettivi denunciati legittimi, per non badare alle reali esigenze di un monumento o di un paesaggio, talora delicati come una lucciola.
Si scorrazza quindi sui monumenti, si fruga, si spostano pietre e cocci. Si lasciano cartacce. Si entra in un nuraghe della Nurra per creare un’azione esemplare, sottoponendolo a un carico antropico non valutato (lo si può fare solo analizzando il monumento, ma l’analisi non c’era), oppure si invita la gente – è successo in un blog da parte di una scienziata – a salire sul corridoio di una tomba di giganti per ammirarne meglio la pianta (sperando di non disturbare chi nel frattempo si è accucciato nella camera tombale per guarire dai reumatismi: secondo un delirio magnetico in voga da una decina d’anni le tombe di giganti, posizionate in punti geomagnetici precisi, guarirebbero dal mal di schiena. Intanto queste manie para-terapeutiche le portano al degrado).
Quanti visitatori pensano di essere autorizzati, come cacciatori (cosa che certo non va bene, ma è purtroppo legale) ad entrare nei fondi privati per salire su monumenti incustoditi.
Tamarri e tamarre in bermuda, che se dici loro qualcosa sillabano persino che il patrimonio appartiene a tutti camminando sui muri antichi o raccogliendo, come la sabbia di Putzu Idu, un coccetto per ricordo.
Le tracce che affluiscono parlano di una tutela senza armi, di arroganze della gente e di speculazioni sul paesaggio che si spostano per trovare nuovi mercati…
Forse bisogna smettere di scavare per un po’ di tempo, impegnarsi molto di più nella conservazione, rilanciare, un’altra volta, lo scavo nei magazzini delle soprintendenze che rigurgitano di materiali archeologi inediti.
Dobbiamo imparare a rendere evidente quello di cui possiamo prenderci cura; e nascondere ciò che, per mancanza di risorse, non è possibile tutelare.
Il patrimonio culturale e paesaggistico è davvero a rischio, per la sua immensa fragilità. Anche evitare una visita guidata può essere un segno di riguardo. Un territorio lo si ama davvero se se ne comprendono esigenze e rischi. E in questa estate, al solito pericolosa per i flussi di visite che si scaricano su tante aree, la maggior parte non tutelate e protette da gruppi di gestione, associazioni e appassionati dovrebbero rifiutarsi di fare gli sherpa, di sentirsi geni della spiegazione su monumenti nascosti.
E’ un compito difficile, ma orgoglioso, al quale siamo chiamati. Proteggere e se necessario occultare i monumenti. Smetterla di fare progetti, cartelli e guide dove si può arrivare dappertutto. Se al carico antropico non corrisponde una relativa capacità di guardianìa e protezione, non traduciamoli in LSC, ma blocchiamoli in tutte le lingue.
Anche perché la Regione, con inutili distinguo e precisazioni da parte del centro-sinistra (ci sarà pure una maniera progressista per gestire la speculazione), sta decidendo che la Sardegna diventerà un immenso campo da golf, preparando i suoi territori ad un feroce inquinamento dei terreni (si veda questo approfondimento del Gruppo di Intervento Giuridico e anche, ad esempio, queste informazioni) ed a un assalto antropologico – per il contorno insediativo necessario – che non lascia tranquilli.
Ci battiamo contro quattro radar e facciamo bene, ma quei venti campi da golf mi sembrano non meno velenosi.

5 Commenti a “Campi da golf”

  1. Aba Losi scrive:

    In un luogo dove le erbacce erano alte quanto lei, votato all´oblio e ad impatto antropico pressoché nullo, la scienziata é salita su uno dei pietroni rimasti-gli altri sono stati riutilizzati per costruire altro-per verificare una cosa che non si riusciva a vedere dal basso. Causa erbacce appunto. Non aveva i bermuda da tamarra, ci volevano i calzoni lunghi per difendersi dagli insetti e dalle sterpaglie. Di certo non vi sarebbe salita, se vi fosse stato un cartello che invitava a non farlo. E di certo non ha lasciato rifiuti. In quanti altri raccoglieranno l´invito della scienziata? 4 o 5 per stagione? e per fare che? per contare se c´é davvero quel 12, di cui a nessuno pare importare qualcosa? Meglio coprirla con una colata di cemento questa tomba di giganti, alla moda della tomba della scacchiera, per prevenire certi atroci crimini contro l´umanitá e la decenza.

  2. Marcello Madau scrive:

    Quindi, persino un monumento in situazione di debolezza.
    E’ apprezzabile la franchezza della prof.ssa Losi, permette un confronto serrato. La scienziata ha scritto “invito gli interessati a visitarla: dà un senso di possanza incredibile e salire sui lastroni che, parzialmente, chiudono il corridoio funerario, dà veramente l’ impressione di essere su una enorme testa di Toro”. Alla ricerca di un 12 magico. Ci si augura che per tenere un comportamento corretto non siano necessari ventimila cartelli, uno per monumento sardo, che invitano a non salire sulle murature antiche.
    Basta anche una persona, non quattro-cinque, per un impatto antropico negativo e mettere a rischio un monumento fragile. Lo si deve insegnare meglio ai bambini, ma molti di loro lo sanno senza cartelli, forse più di noi grandi. E sono certo che è in grado di comprenderlo, e di farlo se vuole, anche la prof.ssa Losi.
    Le colate di cemento sui monumenti? E’ vero, ci sono orribili coperture “d’urgenza”, come anche a Mandra Antine di Thiesi. Una misura estrema che se evita l’ingresso in monumenti non protetti, in ogni caso non certo cancellati, mi sembra da superare: ma solo se ci sarà una presa in carico responsabile e collettiva del bene comune, territorio per territorio. Tocca costruirla. Ma si tratta di un cemento ben diverso da quello della speculazione edilizia, che li cancella definitivamente come a Tuvixeddu.

  3. Aba Losi scrive:

    Guardi, quel monumento era tutt’ altro che fragile, glielo posso assicurare: stiamo parlando di pietre che pesano tonnellate. Che nè l’ erbaccia nè io potevamo spostare; forse la frequenza di risonanza di mille persone tutte assieme che camminano con lo stesso ritmo,avrebbe una minima possibilità. Lei fa finta di non capire me, io faccio finta di non capire lei. Siamo pari. Se tutto ciò che ha capito di quell’ articolo sono quelle poche righe, andiamo bene. Guardi, se ho offeso la sensibilità di qualcuno mi scuso, con tutti i Sardi e con l’ umanità intera. Aspettiamo le scuse anche di tutti i visitatori di Barumini, che calpestano i bastioni, però. Ma quel 12 non ha nulla di magico, proprio nulla: ce lo ha forse per lei, che non ne capisce la valenza. Ma non è per nulla magico.

  4. Marcello Madau scrive:

    Non siamo pari. E non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ringraziando per il parere scientifico così sicuro su un monumento da parte di una non archeologa, che equivale a quello che io potrei dare su un contesto scientifico chimico – con la differenza che io me ne guardo bene dal produrlo – , rispetto alle sue considerazioni e al suo 12, preferisco ricorrere a De Gregori (“E non c’è niente da capire”), e a Guccini, che si è esercitato su un dodici più interessante con “La canzone dei 12 mesi”.

  5. Joan Oliva scrive:

    A proposito delle iniziative degli amministratori algheresi.
    La nota battuta di Woody Allen sui requisiti che occorrono per diventar bravi giocatori di golf: “non è indispensabile essere degli idioti, ma aiuta”, potrebbe chiudere ogni discussione sulla questione.
    Forse l’attuale il sindaco Marco Tedde frequenta i campi da golf (pare ce ne sia uno anche qui ad Alghero), oltre alle discoteche e ai circuiti automobilistici.
    Personalmente non ho mai trovato un minimo di interesse nella Formula 1. (Rumori fastidiosi e una gran noia, procurati con un esagerato spreco di carburante).
    Non seguo i pettegolezzi sul mondo dei semidei. Solo il nome “bilioner” o come si scrive, mi suona come un’offesa all’umanità, alla moltitudine dei figli dell’uomo.
    Non so chi sia questo Brigatore (pare che gli amministratori algheresi avrebbero intenzione di dedicargli una pista ciclabile, da vivo!?). Non so cosa abbia fatto o cosa rappresenti. Non capisco cosa possa avere intenzione di ottenere da lui l’attuale sindaco di Alghero. Mi sembra che tutto si possa omologare sotto la voce “vanità “. La loro bella stagione sarà comunque breve. Noi possiamo contare sui tempi lunghi.
    joan

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