Cleopatra: acqua e ipocrisia

23 Novembre 2013
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“C’è solo da fare”, è questa la prima affermazione espressa dai volontari che hanno deciso di prestare soccorso ai residenti dei quartieri dove più evidenti sono stati i disastri provocati dal nubifragio. Si piangono i morti e nello stesso tempo in tutta l’isola si sono attivati dei gruppi di lavoro e i volontari affiancano gli abitanti delle singole case nel tentativo di ripristinare le condizioni minime di vivibilità: in tante abitazioni gli arredi sono inservibili, spazzati via o rovinati dalla furia delle acque. La stessa pulizia diventa difficile perché il fango ha invaso interamente le case rendendole inaccessibili. L’aiuto che i volontari stanno offrendo si sta mostrando fondamentale: in queste situazioni serve soprattutto il lavoro manuale e i volontari lo svolgono mostrando grande disponibilità e in tutte le direzioni. Non bisogna dimenticare che assieme alle abitazioni private sono stati colpiti esercizi commerciali, uffici, officine e supermercati. Ma tutto ciò non è sufficiente per avviare un processo che sia in grado almeno di offrire i segnali della ripresa. Serve un coinvolgimento delle istituzioni che ancora stenta a manifestarsi. I ritardi di oggi mostrano le stesse responsabilità di chi in passato ha usato il territorio per fini speculativi in dispregio delle norme del vivere comune, favorendo speculazioni e interessi personali. Della gravità degli interventi passati e presenti effettuati dalle istituzioni ci parla Stefano Deliperi nell’articolo che pubblichiamo sotto (Red).

Stefano Deliperi

“La mia casa è distrutta. E la colpa è vostra, perché il Comune mi ha condonato la costruzione”. L’imprecazione di una residente olbiese nei confronti dell’attonito sindaco Gianni Giovannelli racconta più di mille libri quanto accaduto in questi giorni in Sardegna.

“Questo è il momento della misericordia, poi arriverà quello della giustizia”, sono le parole di Riccardo Rossi, della Procura della Repubblica di Tempio Pausania.
Ora c’è un grandissimo dolore. Siamo davanti a 16 morti e un disperso, non si conoscono ancora quanti danni materiali abbia provocato il Ciclone Cleopatra in Sardegna.
Di sicuro troppi.
Fra raffiche di vento a 100 km. orari è vero che è venuta giù tanta pioggia concentrata quanta ne cade in un semestre (4-500 mm. In Gallura e nel centro dell’Isola), ma non è un evento così eccezionale e imprevedibile com’è stato descritto: per esempio, in occasione dell’alluvione del 22 ottobre 2008 a Capoterra sono piovuti 400 mm. di pioggia in sei ore, nel dicembre 2004 scesero 600 mm. di pioggia a Villagrande Strisaili (il 18 novembre 2013 sono stati ben 380 mm.), nell’ottobre 1993 vi furono 400 mm. di pioggia a Muravera in poche ore, nell’autunno 1951 caddero ben 1.400 mm. di pioggia in quattro giorni a Pira e’ Onni (Villagrande Strisaili), cioè una media di 350 mm. al giorno.
E’ vero poi che vittime e danni vi sono stati soprattutto in quartieri edificati (magari abusivamente e poi condonati) in zone a rischio idrogeologico (come nella piana olbiese, a Putzolu, a Santa Mariedda, a Baratta, sulla costa di Pittulongu).
Com’era già accaduto, fra le tante volte, nella tragica alluvione di Capoterra (autunno 2008), dove le previsioni urbanistiche rimangono ovviamente inalterate.
L’aumento delle volumetrie in base al c.d. piano per l’edilizia (legge regionale n. 4/2009 e s.m.i.) e lo stravolgimento del piano paesaggistico regionale non fanno che aumentare il rischio idrogeologico e, in definitiva, i pericoli per le persone.
Il Presidente della Regione Ugo Cappellacci ha poco d’abbandonarsi al fatalismo di stampo biblico (“La Sardegna è stata vittima di una piena millenaria”), quando dalla sua amministrazione vengono revocati fondi per ben 1,5 milioni di euro destinati proprio per gli interventi per la difesa del suolo e contro il dissesto idrogeologico.
La linea politico-amministrativa semplicemente sensata dovrebbe essere proprio opposta: un vero e proprio new deal, un grande piano di risanamento idrogeologico e della rete idrica, sostenuto con quei fondi comunitari che non si sanno spendere o troppo spesso si spendono male.
Farebbe bene all’ambiente e darebbe lavoro a imprese, progettisti, maestranze di ogni qualifica. Darebbe anche maggiore sicurezza alle persone, con meno calamità innaturali annunciate, se non dispiace.

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