“Colpa nostra se vince Salvini, la sinistra ha deluso le speranze”

1 Novembre 2018
[red]

Rossana Rossanda sfoglia Il Manifesto per rileggere delle lotte operaie, delle battaglie combattute e vinte dai lavoratori sessantottini. “La ragazza del secolo scorso” quel giornale lo ha fondato con un gruppo di intellettuali del calibro di Luciano Magri, Luigi Pintor e Valentino Parlato: “I compagni di una vita” come li chiama la giornalista e scrittrice 94enne intervistata da Concetto Vecchio su La Repubblica.

Rossanda è tornata in Italia a luglio dopo 12 anni vissuti a Parigi e ha trovato un paese “irriconoscibile, senza spina dorsale”. Un paese che “fa paura vedere cosa sta diventando”. “La vittoria dei populismi”, spiega, “è colpa nostra”. Per nostra intende la sinistra che ha perso il contatto col popolo e che “ha deluso le speranze”. Tra Salvini e Di Maio le fa più paura il leader leghista perché “prepotente”.

“Salvini sa sempre quello che vuole, Di Maio è sempre lì che ride. Ho studiato a fondo il decreto sicurezza, non capisco come Mattarella abbia potuto firmarlo. È razzista, il migrante è sempre visto soltanto come un potenziale criminale. È la deriva razzista del populismo. [in questo governo ndr] prevalgono soprattutto le idee del leghista. I Cinquestelle non riesco a prenderli sul serio”.

Collega il voto degli extraparlamentari per l’M5s come una vendetta alle speranze tradite e deluse dalla sinistra. Sinistra alla quale manca soprattutto l’idea della difesa dei più deboli: “Prima era nel suo DNA. Ora non lo pensa più nessuno”. Una mutazione, quella del partito dei Togliatti, Longo e Berlinguer, iniziata con la svolta della Bolognina. Spiega Rossanda: “Cambiare nome significa mutare la propria identità”.

Da allora di nomi ne hanno cambiati tre o quattro e ogni volta si sono allontanati un pezzetto dalla loro base. Veltroni è arrivato a dire che non era mai stato comunista. Io lo sono ancora.

Oggi non sa per chi votare. Dice che “i candidati alla segreteria del PD non li distinguo” e sostiene manchi una voce fuori dal coro, che si distingua dalle altre correnti. Non è stupita dagli operai che votano Lega perché è storia vecchia “di 15 anni fa”.

“La Lega forniva spiegazioni semplici. “Se perdi il lavoro te lo ha portato via l’immigrato e prima ancora il meridionale, il terun. Non è colpa del sistema”. Si è offerto allo stesso tempo un nemico e una conosolazione”.

Europeista, come modelli per la sinistra guarda a Sanchez e Podemos in Spagna. In linea di massima si dice favorevole al reddito di cittadinanza anche se richiede sforzi più concreti. Ciò che colpisce Rossanda dell’evoluzione del dibattito politico è “la volgarità”.

“L’altro giorno ho visto in tv una trasmissione dove tutti ripetevano “non me ne frega un cazzo”, se parlavo così mio padre mi mollava come minimo una sberla”.

Rimpiange di non avere avuto figli ma non di non avere i social che dice di detestare. Suoi maestri sono stati il suocero Antonio Banfi e Sartre.

Un raro caso di francese disponibile, aperto. Veniva a Roma tutti gli anni, amava l’Italia, era curioso, la de Beauvoir era più rigida.

Da La Repubblica

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