Comune di Cagliari: lontano dai suoi abitanti

1 Ottobre 2009

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Enrico Lobina

Mario Marchetti, procuratore aggiunto, 26 marzo 2009: “Al comune di Cagliari la verità non si dice mai, nemmeno all’autorità giudiziaria”. Figuriamoci agli abitanti. Un gigantesco buco nero si aggira per la capitale della Sardegna. Gli uffici comunali: centri di potere delle famiglie, paradiso dell’opacità. Un pessimo servizio per i cittadini. Un supplizio per molti dipendenti, imboscamento per altri. Oggi i dipendenti comunali sono meno di 2.000. Dieci anni fa erano circa 2.500. A guidarli una trentina di dirigenti. Tutti ex funzionari e quasi tutti con forti legami politici. La cultura dell’organizzazione è inesistente. Il dirigente di turno si basa sul lavoro di qualche funzionario fidato. Il resto è inefficienza, mobbing in alcuni casi. Alla faccia del collega di partito Brunetta. In compenso si smantella ciò che di buono il comune aveva. L’esempio più lampante sono gli asili nido. In gestione diretta ce ne sono solamente due. E si vogliono far morire anche quelli. Il personale viene spostato. Gli educatori trasformati in amministrativi. Che tutti vadano dai privati. Altro che servizio educativo pubblico. La sicurezza sul lavoro, il CTM, la gestione degli spazi culturali, gli alloggi popolari, i parcheggi del Banco di Sardegna. Esempi. Ce ne potrebbero essere altri mille. Nel frattempo in città cresce il disordine e peggiora la qualità della vita. Uno dei nodi strutturali della gestione affaristica, oltre il mattone, sono gli appalti. Si appalta a chi fa il prezzo più basso. I lavoratori là impiegati sono sfruttati. Spesso in nero. Quando poi l’imprenditore vuole fare qualche favore all’assessore o al dirigente di turno, si assumono amici e conoscenti. Che poi voteranno. E la rete affaristico-politica si allarga. È interessante la storia della società di lavoro interinale fornitrice di mano d’opera per il comune. La società che vinceva l’appalto da anni, ad un certo punto, ha perso. Ha vinto un’altra. Ma prima che questa ricevesse commesse sono passati mesi. Forse non era gradita. Sono cominciate così strane e segrete trattative. E dopo, come per magia, i lavoratori interinali della vecchia società sono entrati nella nuova! E così il vecchio rapporto clientelare è salvo Nel frattempo i dipendenti diminuiscono. Vanno in pensione e nessuno li sostituisce. Dove si ha contatto col pubblico le richieste aumentano e le risorse diminuiscono. Alla circoscrizione n. 4 (S. Benedetto. Genneruxi, CEP, Fonsarda, Monte Urpinu) l’anno scorso sono andati in pensione in 3 e nessuno li ha rimpiazzati. Il lavoro però è aumentato. Però se c’è da scorrere una graduatoria di un concorso per funzionari sino ad arrivare ad un parente dell’Assessore, i soldi ci sono. Se la magistratura buttasse un occhio sulle carte di via Roma, ci sarebbe da scoperchiare più di un’irregolarità. Ma le parentele, e la paura per le persone che contano, rendono difficili gli accertamenti. È molto più semplice prendersela coi poveracci. Qualche anno fa, scherzando, si diceva che si sarebbe arrivati ad appaltare il servizio anagrafe. Ora qualcuno lo sta proponendo seriamente. Bisogna chiudere questo buco nero di familismo, inefficienza e gestione del pubblico da paese del terzo mondo I dipendenti, e la parte sana della città, possono guardare ad altri esempi. Devono.

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