Concretezza o demagogia sui beni dismessi dal demanio militare?

1 Dicembre 2015
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Stefano Deliperi

Con la deliberazione n. 50/3 del 16 ottobre 2015 (“Riqualificazione e valorizzazione del compendio immobiliare ubicato in Comune di Cagliari, località Monte Urpinu denominato ex 68° Deposito Carburanti. Istituzione”) la Giunta regionale della Sardegna ha formalizzato la sua intenzione di realizzare in un’area di Cagliari, alle pendici di Monte Urpinu, “una cittadella della solidarietà e del volontariato, senza costi per l’amministrazione regionale”.
Palazzine e strutture connesse da affidare alle ”organizzazioni non lucrative di utilità sociale, alle istituzioni, alle fondazioni e associazioni non aventi scopo di lucro, alle organizzazioni del terzo settore e alle cooperative sociali onlus, che dovranno garantire l’effettiva fruibilità degli stessi da parte della collettività”, quindi da ristrutturare a spese delle associazioni stesse.
Non ci vuole particolare genialità per immaginare quali possano essere i “soggetti del terzo settore” che potranno permettersi di spendere un bel po’ di soldi per ristrutturare e render fruibili gli immobili assegnati.
Più che “cittadella della solidarietà” potrà essere una “cittadella dei soliti noti” del terzo settore.
Qual è stata finora la storia dell’area in questione?
Nel maggio 2015 la Giunta regionale della Sardegna ha predisposto e avviato l’attuazione al progetto pluriennale “Il patrimonio è risorsa – IN PARIS” e ha avviato la predisposizione del disegno di legge in tema di gestione, valorizzazione e dismissione di beni appartenenti al patrimonio regionale. L’obiettivo è razionalizzare la gestione di tutto il patrimonio immobiliare, compresi i numerosi beni ferroviari (ex Ferrovie della Sardegna e Ferrovie Meridionali Sarde) e quelli in capo alle agenzie agricole AGRIS e LAORE.
Secondo i dati regionali, il patrimonio regionale attualmente è composto da 2.457 cespiti: 688 fabbricati e 1.769 terreni. Per il 2015 si prevede un incremento del patrimonio pari al 270%: la Regione autonoma della Sardegna arriverà, così, a gestire circa 14 mila unità immobiliari accatastate.
Da tempo, con intensità altalenante, la Regione e una parte dell’opinione pubblica insistono perché si giunga a sempre maggiori dismissioni di beni immobili appartenenti al demanio militare in base all’art. 14 dello statuto speciale per la Sardegna. In molti casi, infatti, si tratta di beni non più utili alle esigenze della difesa, mentre potrebbero esser destinati ad altre finalità pubbliche.
Nel 2008 un accordo Stato – Regione ha previsto la dismissione di ben 350 beni demaniali militari (elenco E1, elenco B) in favore della Regione autonoma della Sardegna.
Così si esprimeva l’allora Presidente della Regione Renato Soru: “La stima del Demanio parla di un valore di mercato di 200 milioni di euro. Ma per noi questo patrimonio rappresenta un valore ben più rilevante perché non abbiamo intenzione di venderli: intendiamo destinarli a politiche di sviluppo, alla creazione di posti di lavoro e alla riqualificazione delle aree urbane”.
Oggi la Giunta regionale coerentemente ha messo in vendita diversi beni immobili per fare cassa, sperando di ricavarne complessivamente 50 milioni di euro. Fra questi l’ex alloggio del comandante del 68° deposito carburanti dell’Aereonautica Militare, situato alle pendici di Monte Urpinu (Cagliari), bene acquisito proprio con le dismissioni del 2008. Prezzo a base d’asta euro 5.990.000,00.
L’ex deposito carburanti è tuttora inutilizzato e ogni anno la Regione spende centinaia di migliaia di euro (erano 200 mila nel 2011) per la sola vigilanza, mentre l’ex alloggio del comandante appare destinato a divenire oggetto dell’ennesima speculazione immobiliare cagliaritana. Molto probabilmente l’asta andrà deserta e in seguito si procederà alla vendita a trattativa privata: gli unici soggetti a cui può interessare sono imprese edilizie per tirar su i soliti palazzoni destinati a rimanere invenduti. Cagliari, infatti, ha la bellezza di più di 5 mila unità immobiliari residenziali non occupate.
In parole povere, in questi casi le dismissioni di beni demaniali militari in favore della Regione si sono rivelate fonte di cattivo utilizzo di soldi pubblici e di speculazioni immobiliari annunciate. Commissariata e narcotizzata l’Agenzia della Conservatoria delle coste, che cosa farebbe la Regione, per esempio, del compendio della Sella del Diavolo (valore stimato euro 1.799.852,00) se fosse dismesso dal demanio militare? Lo venderebbe al Fondo sovrano del Qatar?
In questa situazione è meglio che certe aree, spesso di grande interesse ambientale, rimangano demanio militare.
Almeno fin quando non saremo in grado di capire che cosa vogliamo fare da grandi.
Che fare però delle aree già dismesse, come l’ex 68° deposito dell’Aeronautica militare?
Una proposta di buon senso, in linea con le esigenze della città di Cagliari, sarebbe la destinazione a housing sociale nell’ambito di un programma Regione autonoma della Sardegna – Comune di Cagliari. Quasi 15 ettari, un “quartiere modello”, palazzine e verde pubblico davvero accessibile alla cittadinanza.
E’ di questo che Cagliari ha bisogno, non di soluzioni demagogiche.
Cagliari ha 154.478 residenti (all’1 gennaio 2015, dati ISTAT) e ne ha perso 13.402 dal 2001, pur avendo la bellezza di 5.090 case non occupate (dati ISTAT, censimento 2011), fra cui un notevole patrimonio immobiliare nuovo e mai occupato e una parte bisognosa di ristrutturazioni e risanamento.
Gli oltre 13 mila residenti cagliaritani sono stati costretti ad andar via soprattutto per gli alti costi di acquisti e affitti delle abitazioni in città. E’ il segreto di Pulcinella, lo sanno anche le pietre.
Si potrebbe fare un elenco chilometrico delle nuove iniziative edilizie rimaste invendute, frutto classico di speculazione edilizia.
Non sarebbe ora di cambiare registro?

1 Commento a “Concretezza o demagogia sui beni dismessi dal demanio militare?”

  1. Ex servitù militari: concretezza o demagogia? - Cagliari Città Capitale scrive:

    […] Stefano Deliperi (da “Il Manifesto Sardo” n. 204, Dic 2015) – Con la deliberazione n. 50/3 del 16 ottobre 2015 (“Riqualificazione e […]

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