Di Gatti, Volatili e Vespe

1 Ottobre 2020

[Marinella Lőrinczi]

Nello stile di Olga Tokarczuk, Premio Nobel per la letteratura (2018-2019).

Due Gatti di razza siamese-settimese si erano impadroniti, senza il nostro permesso esplicito, della nostra rigogliosa Miniforesta Amazzonica dove gli Alberi crescono a loro piacimento, salvo poi dover intervenire, chiedendo loro Scusa, per la loro troppa invadenza su un terreno così ridotto. I due Mici contavano sicuramente sull’usucapione. Era diventato il loro territorio dove nessun altro Animale li disturbava. E nessun Umano, anzi. Con la Figlia della Vicina ci eravamo abituatə (chiedo scusa alla Crusca, ma si deve pur essere aggiornatə sulla grammaticə italianə) a nutrirli, quando capitava, ma soprattutto (questo era compito mio) a riempire di Acqua pulita un sottovaso, poiché anche i Gatti devono bere, non solo i Cani. Sono stati anche curati, dalla Figlia della Vicina.

Dopo qualche anno uno di loro l’ho ritrovato Morto, proprio ai piedi della recinzione che separava la strada dal giardino, con della bava di sangue sul muso. Avvelenato, voleva probabilmente rifugiarsi in un luogo sicuro, nella sua tana, ma non ce l’ha fatta. L’abbiamo sotterrato sotto gli Alberi, lungo la strada. Qualche giorno più tardi la stessa Sorte è toccata all’altro Gatto. Sotterrato anche Lui sotto gli Alberi.

Telefono ai Vigili per dire che qualcuno stava avvelenando i Gatti del vicinato e per riferire, ingenuamente, sulle nostre irriflesse procedure di bonifica. Non andavano bene – mi vien detto – perché avremmo dovuto avvertire Qualcosa o Qualcuno e attendere Disposizioni. Mi dispiace, ho detto, non lo sapevo, facciamo finta di Niente, e al prossimo Gatto procederò secondo queste Norme. Campa Cavallo, anzi Gatto, finché risolviamo la Questione, rifletté la Figlia della Vicina, più esperta di me, del resto avevo già visto in una cunetta un Gattino morto o soffocato in una Busta di Plastica Biodegradabile e lasciato alla sua Sorte nonché agli Operatori della Raccolta Differenziata.

L’abbeveratoio, abbandonato dai Gatti causa Forza Maggiore, si trasformò lentamente in abbeveratoio per Uccelli. E poiché stavano diventando parecchi, Merli neri, Passeri e qualche Tortora, ho aggiunto altre vaschette. I Merli scacciano le Tortore, ma vanno abbastanza d’accordo coi Passeri. Di Piccioni, manco l’ombra. I miei Merli, per la precisione, erano e sono una coppia, e ora anche un loro figlio fa parte della brigata. Il fratellə è mortə, cadutə fuori dal nido.

I Merli, più grandi, oltre a bere, ci facevano il bagno, secondo le loro particolari esigenze e abitudini, e naturalmente non avevano paura di annegare nell’Acqua che arrivava loro a metà Zampa. I Passeri, molto più piccolini, non si azzardavano a sguazzare e bevevano solo, bagnandosi al massimo la testa, saldamente aggrappati ai bordi delle vaschette. Dovevano essere Invidiosi al massimo grado dei Merli coraggiosi, e con ogni probabilità si consultavano tra di loro, vedendo poi che i Merli si stendevano al Sole con le Ali aperte per asciugarsele. Questa fase osservativa, da parte dei Passeri (e mia), è durata oltre un anno. All’inizio di quest’estate un Passero, non ho capito in quali circostanze precise, decise di tentare la Grande Avventura delle abluzioni totali. Agli inizi sorvolava lo specchio d’Acqua, toccandolo con il petto, ma dopo qualche tempo si azzardò a entrarci per qualche attimo. Gli altri lo stavano guardando: annega o non annega? Davanti all’esito positivo e rassicurante, ci tentarono a poco a poco anche gli altri, che sembravano tutti Adulti. Ma ad un certo punto arrivarono dei Passeri ancor più minuti: erano i Figli. Che per lungo tempo guardarono soltanto gli Anziani che spruzzavano Acqua da tutte le parti, e poi ad un certo punto decisero di tentarci anche loro, uno ad uno. Non ci fu nessuna Vittima, né grande né piccola.

Questa trasmissione di saperi ed esperienze tra animali si dovrebbe chiamare, in gergo specialistico, Apprendimento sociale (https://www.biopills.net/apprendimento-istinto-riflessi-animali/), con la specificazione che si tratta, nella fase iniziale di quanto ho potuto osservare (unicamente da dietro le finestre), di apprendimento interspecifico – da Merli a Passeri –  e soltanto in seguito intraspecifico – da Passeri a Passeri e Passerotti  – avvenuto in condizioni naturali e spontanee e non sperimentali predeterminate.

All’inizio del mese di Settembre mi trovavo a Venezia. Non ho apprezzato il trasporto sui traghetti, tant’è che siamo tornati all’aeroporto in Acqua-tassì, sì invece la Gentilezza del personale dell’albergo e del bar adiacente dove ho consumato alcuni pasti. Uno di questi consisteva in Crostini multicolori, sui quali avevano adagiato fettine di Pesce Spada Marinato, di Salmone e della Crema di Baccalà Mantecato, la cui bontà conoscevo già da quando, in una splendida giornata di Dicembre di anni addietro, in allegra Compagnia e all’aperto, l’ho gustata accompagnata con la Polenta calda e il Vino rosso della casa. Chi non conosce questa Pietanza, non sa cosa perde!

Sopra i crostini inizia a ronzare una Vespa che si dimostra Indecisa sulla scelta. Salmone o Pesce spada? Osservo che è propensa ad assaggiare il Pesce spada e allora stacco un pezzettino, mica tanto piccolo rispetto alla sua taglia, e glielo metto in un angolo. Vi si posa, l’arrotola con le Zampe e se lo porta via. Io mangio il resto, convinta che quello bastasse per Lei e la sua famiglia, ignara delle loro abitudini alimentari, di rifornimento e di consumo. Appena finito il crostino, la vespa si ripresenta. In compagnia di un’Altra. E non avevo più nemmeno una briciola per dargliela! Il Baccalà le era indifferente.

Poiché non posso documentare queste straordinarie Esperienze, non posso aspirare a nessun riconoscimento ufficiale. Dovete fidarvi della mia Parola.

Nell’immagine: Venezia, cortiletto privato, Settembre 2020. 

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