Disperazione e principio speranza

16 Gennaio 2023

[Amedeo Spagnuolo]

Ne Il principio speranza, Bloch mostra come, nella dimensione umana, il concetto di speranza è presente sia nella sfera del quotidiano e dunque in quella dimensione che in maniera non sempre adeguata viene definita delle “piccole cose” sia nelle grandi architetture filosofico – religiose prodotte dai grandi intellettuali della storia umana.

Insomma la speranza non è mai soggettiva bensì è il prodotto naturale dello sviluppo reale e concreto dell’essere, infatti, l’essere non è un’entità cristallizzata e immobile ma nella sua autenticità non può non definirsi come il non essere ancora. Quindi il non – ancora rende giustizia alla speranza in quanto la definisce come qualcosa di concreto presente nella realtà e non come una bizzarra idea astratta e irrealizzabile. La speranza non può quindi essere considerata come qualcosa che rientra nel campo dei sentimenti, una sorta di emozione che non trova riscontro nella realtà concreta, bensì deve essere intesa come un tenace strumento razionale che si pone come obbiettivo quello di costruire una realtà sempre nuova e migliore.

Quindi la speranza, nella filosofia di Bloch, si proietta nel divenire storico anzi diventa creatrice della storia. Intesa in questo modo la speranza rimane nell’alveo dell’utopia ma questo non significa che essa sia irrealizzabile o, per meglio dire, che essa non possa essere realizzata nemmeno in parte. Certo la speranza rischia di continuo di fallire, di non riuscire a raggiungere il suo obbiettivo, proprio per questo motivo la sua è una continua lotta per potersi affermare e per fare ciò è costretta a una strenua battaglia in prima linea. La filosofia della speranza di Bloch si basa su quello che è stato definito il suo ottimismo militante ovvero la convinzione granitica che con l’impegno e la tenacia si possano realizzare in futuro quelle che oggi sembrano ai più solo delle illusioni utopistiche.

Credo che questo sia il momento giusto per recuperare le profonde riflessioni presenti nella monumentale opera di Ernst Bloch intitolata Il principio speranza. In questi tre anni di pandemia la disperazione che aveva aggredito già da molto prima i nostri giovani, è aumentata in maniera esponenziale poiché ha amplificato in loro le incertezze riguardanti la costruzione del futuro e le enormi difficoltà nel trovare un senso alla propria esistenza in un sistema economico – sociale dominato dal profitto. La scuola è un fantastico osservatorio sociale, un micromondo nel quale si proiettano le gravi difficoltà nelle quali si dibattono i giovani nel macromondo cinico e ostile che abbiamo costruito intorno a loro.

Ciò che sempre più spesso mi capita di ascoltare dai miei alunni nelle nostre malandate aule, riguarda proprio la loro sfiducia nel futuro e il non riuscire a vedere quale utilità possa rivestire lo studio e l’impegno didattico in un mondo nel quale quelli che riescono a farsi strada sono i furbi e i prepotenti mentre, quando va bene, chi si è spaccato la schiena sui libri magari è costretto ad andare a lavorare dall’altra parte del mondo dovendo sopportare, spesso, traumatiche situazioni di sradicamento socio – culturale. D’altro canto i problemi posti dai giovani vengono troppo spesso sottovalutati da quegli adulti che non riescono a contestualizzare in alcun modo la situazione attuale e continuano a fare paragoni, a volte, sinceramente incomprensibili con la gioventù di una volta che aveva molto meno di oggi ma non ci faceva caso e, pur spaccandosi la schiena di fatica, riusciva, comunque, a essere felice e soddisfatta.

Le cose, purtroppo, non stanno esattamente così, è vero che per quanto riguarda gli aspetti “materiali”, in linea generale, la gioventù di un tempo, aveva molto meno, ma ciò che dimentichiamo noi ex giovani è che negli anni migliori della nostra vita avevamo in più, rispetto ad oggi, quella speranza nel futuro che ci rendeva forti e determinati e non consentiva allo sconforto di fare breccia nella nostra anima, insomma, come diceva Bloch in precedenza, avevamo un orizzonte davanti ai nostri occhi ampio e pieno di possibilità che era reale e concreto e che induceva gli adolescenti degli anni passati a impegnarsi a fondo per fare in modo che quelle possibilità potessero divenire reali e concrete.

I giovani di oggi, purtroppo, si guardano intorno e vedono il deserto economico e sociale, le prospettive di lavoro sono pochissime, il settore informatico e dei social network che prometteva di aprire scenari paradisiaci, soprattutto per i giovani, dal punto di vista delle possibilità di lavoro, sta rivelando, proprio in questi giorni, tutta la sua fragilità con le migliaia di posti di lavoro che si stanno perdendo, basti pensare ai recenti licenziamenti di massa da parte di Facebook, Twitter, Microsoft ecc. Per non parlare del settore industriale tradizionale nel quale i diritti dei lavoratori si stanno ridimensionando sempre più determinando un aumento delle difficoltà, per i giovani lavoratori, relativamente alla conquista di un posto di lavoro stabile, mentre aumentano le tipologie di contratti a tempo determinato che non consentono alle nuove generazioni la costruzione di un futuro meno precario e con qualche certezza in più.

Fatte queste premesse mi sento in dovere di lanciare un messaggio di speranza ai tantissimi giovani che guardano al loro futuro accompagnati da una sottile e pervicace angoscia che rende la loro vita molto complicata. Per non rischiare però di cadere nella banalità mi faccio aiutare ancora una volta dal grande Ernst Bloch: «L’importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire. Lo sperare, superiore all’aver paura, non è né passivo come questo sentimento né, anzi meno che mai, bloccato nel nulla. L’affetto dello sperare si espande, allarga gli uomini invece di restringerli, non si sazia mai di sapere che cosa internamente li fa tendere a uno scopo e che cosa all’esterno può essere loro alleato. Il lavoro di questo affetto vuole uomini che si gettino attivamente nel nuovo che si va formando e cui essi stessi appartengono».

Nella foto Ernst Bloch (Ludwigshafen, 8 luglio 1885 – Tubinga, 4 agosto 1977) scrittore e filosofo tedesco marxista, nonché teorico del “principio speranza”.

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