Divide et impera

16 Giugno 2012

Marcello Madau

La speranza è l’ultima a morire, anche se c’è chi si da fare per annullare questo proverbiale assunto. Stiamo parlando di Monte Prama, e della costanza con la quale la Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano e la sovrastante Direzione Regionale persegue, attraverso alate metafore, l’errata divisione del contesto archeologico di Monti Prama, delle statue e dei materiali che con i ‘giganti’ costruiscono sintassi e racconto.
Lunedì 18 giugno si tiene a Cabras il secondo appuntamento del progetto “BC2 – Beni Culturali Beni Comuni. Un approccio partecipativo alla valorizzazione – Il Sistema Museale per Mont’e Prama”.
Attraverso questo progetto, dice il comunicato della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Sardegna in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano, ci si propone di sperimentare un approccio partecipativo per la valorizzazione dei beni culturali in Sardegna e dare vita a un sistema museale realizzato in un’ottica di condivisione.
Proprio perché le parole sono importanti torniamo a intervenire, e ci siamo proposti di contribuire con la nostra posizione a questo workshop. Rinnoviamo perciò il nostro dissenso per molte ragioni, che si accrescono e che di seguito sinteticamente elenchiamo.
1. Un contesto come quello costituito dalle 25 statue nuragiche e dai materiali connessi, abbandonato per decenni, ricomposto con perizia con una straordinario intervento di restauro, può essere letto e apprezzato solo nel suo insieme. Separarlo in tre parti fra Cagliari, Cabras Li Punti è un errore culturalmente drammatico e poco responsabile: esso impedirà la fruizione e la lettura contestuale, deprivando la comunità di un’occasione straordinaria di identità e sviluppo.
2. Si è detto che la sede museale non avrebbe la capacità di ospitare tutte le statue: ma il progetto vincitore per la nuova sede museale a Cabras potrebbe, dalle informazioni in nostro possesso, essere modulato per contenerle tutte. Con una sensibilità progettuale corretta che ci sarebbe piaciuto riscontrare in altre sedi.
3. Nessun ologramma sostitutivo, che permetterebbe a Cabras, secondo gli intenti rassicuratori della Soprintendenza Archeologica,  di integrare le statue assenti (ovvero le statue destinate al Museo Nazionale di Cagliari: pare quelle ritenute ‘più significative’!!!) può compensare l’assenza, all’osservazione, dei pezzi originali. Gli ologrammi – magari con qualche copia a regola d’arte, stando attenti alle velature di pittura – vadano tutti al Museo di Cagliari. E’ giusto sarebbe non separare neppure gli ologrammi.
4. Lo Stato, tramite i suoi uffici periferici, si rende responsabile di questo errore verso la cultura e verso il territorio. Non può utilizzare il termine bene comune in maniera così strumentale, perché un bene comune non si separa dal suo territorio, come sta per succedere.
5. Anche il Comune di Cabras – che, invece di rivendicare il proprio diritto ad ospitare e custodire l’intero contesto una volta resasi disponibile una degna sede, accetta la ‘spartizione’ – entra in tale ottica e si rende corresponsabile della stessa.
6. E’ da ritenere quanto meno singolare parlare di approccio partecipativo a decisioni già prese, come pure parlare di ‘sistema museale condiviso’.
7. La mancanza di un vero processo partecipativo dipende dal fatto che la scelta presa è dettata e imposta da posizioni singole.
8. Di fronte ad una decisione così grave il silenzio della comunità scientifica, tranne poche eccezioni, non è edificante, e dimostra la scarsa volontà della stessa di partecipare alla costruzione di un processo reale di fruizione dei beni comuni e la preoccupazione di non turbare equilibri fra le istituzioni.

P.S. fa piacere che qualche studioso si esprima, a divisione del contesto in stadio avanzato, contro la stessa. Meno convincente associare tale critica – così Maria Antonietta Mongiu – all’idea del Museo del Betile. Non perché tale idea non fosse suggestiva (la struttura proposta da Zara Hadid era straordinaria), ma perché la scelta di mettervi le statue di Monti Prama non era corretta per le ragioni esposte, poiché avrebbe portato fuori dal suo territorio di origine il contesto.
Speriamo che si tratti solo di portare a conclusione un progetto teorico di progettazione territoriale vinto da un gruppo di professionisti, finanziato e andato in porto dopo una tormentata vicenda. Speriamo che dopo questa vicenda si ripensi alle statue e ai ‘modellini’ e ai capitelli nuragici, si riesamini la possibilità di non separare il contesto e si eviti di essere ricordati per questo imperdonabile errore.
Spiace dirlo, ma ci tocca persino confidare che la crisi economica non renda facile trovare le somme (che presumo altissime, a iniziare da quelle di assicurazione) per spostare le statue da Li Punti verso collocazioni differenziate.

8 Commenti a “Divide et impera”

  1. Carlo Tronchetti scrive:

    Il contesto di Monte Prama è straordinario, non solo per le statue ed i modelli di nuraghe (e anche i betili, non dimentichiamoli), ma sopratutto perchè è un contesto. Smembrarlo vorrebbe significare un ritorno alla vecchia concezione museologica ottocentesca di stampo collezionistico, in cui quello che aveva importanza e valore era il singolo bell’oggetto. Avendo lavorato 30 anni in Soprintendenza posso capire le motivazioni di una scelta del genere (geopolitiche, di opportunità, ecc.), ma non posso condividerle. La mia idea è che il complesso debba essere esposto al Museo di Cagliari (che penso adesso abbia gli spazi necessari) fino a che Cabras abbia una sede idonea, studiata e progettata appositamente per l’esposizione d Monte Prama. Quindi non un contenitore, anche molto bello, ma generico. Studiato per e su quel complesso. Nel frattempo realizzare copie di una scelta di pezzi con la scansione a laser, per esporli a Cagliari. Lo smembramento è assolutamente da combattere ed auspico una decisa presa di posizione pubblica in merito.

  2. Marcello Madau scrive:

    Con Carlo Tronchetti, Fabio Isman, Mario Torelli, Giulio Angioni, Paolo Bernardini, Alberto Moravetti, Marco Milanese, Giuseppina Manca di Mores, Emanuela Atzeni, Franco G.R. Campus, Alberto Gavini, Valentina Porcheddu, Luca Sanna, Laura Soro abbiamo promosso, e condiviso, un appello per non dividere il gruppo e per una corretta destinazione e procedura di valorizzazione museale.
    Ecco il link con il testo della petizione e la possibilità di firmare a sostegno dello stesso.

    http://www.petizionionline.it/petizione/no-alla-divisione-di-statue-e-contesto-archeologico-di-monte-prama/7363

  3. Soprintendenza ai Beni Archeologici scrive:

    La Soprintendenza ai Beni Archeologici per le prov. di Ca e Or propone ai lettori del “Manifesto Sardo” desiderosi dei necessari approfondimenti sui temi qui solo parzialmente trattati, alcune riflessioni in questo link:

    http://www.archeocaor.beniculturali.it/index.php?it/140/notizie/40/alcuni-chiarimenti-sul-progetto-bc-beni-culturali-beni-comuni-un-approccio-partecipativo-alla-valorizzazione-il-sistema-museale-per-monte-prama

  4. Marcello Madau scrive:

    Abbiamo pubblicato volentieri il link proposto dalla Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano Sardegna, che ringraziamo. Esso conduce ad un’interessante puntualizzazione del soprintendente Marco Minoja sull’appello contro la divisione del contesto di Monte Prama (anche se non riteniamo di aver prodotto una petizione “i cui contenuti risultano carenti ed imprecisi, e diventano pertanto fuorvianti nei confronti di quanti vengono invitati a sottoscriverlo”: la diversità di vedute non giustifica l’uso di queste parole verso i promotori dell’appello).
    Quanto scritto dal Soprintendente conferma che la divisione del gruppo viene ritenuta una condizione tollerabile a fronte di altre priorità. E proprio questo il punto in cui le opinioni divergono: sia nella definizione del contesto, sia nell’impiego di una proceduta estetizzante e iconografica, che proprio nell’esposizione cagliaritana progettata, dove le statue di Monte Prama più significative sarebbero inserite (un percorso sulla “esperienza plurimillenaria della plastica a figura umana”) viene esaltata.
    Sarebbe come togliere un paio di marinai di Ulisse dal gruppo di Polifemo (Sperlonga) per metterli, in un altro museo, in una sequenza che racconti l’evoluzione della marineria nell’antichità.
    Comunque, se ne parla. Nel prossimo numero riserveremo un particolare approfondimento su questi temi.

  5. Mario Galasso scrive:

    Concordo pienamente con quanto scritto da Marcello Madau e Carlo Tronchetti. Mi pare che il soprintendente (non me ne voglia per questo, ma esprimo la mia opinione) abbia scritto molte righe ma con poco contenuto chiaro, limpido e comprensibile alla gente comune, nel senso che dietro tante parole nei fatti si vuole dividere un complesso monumentale unico. Ogni ulteriore commento è superfluo. Ora ci vuole una forte petizione popolare e occorre far sentire “in alto” la voce di quelli che spesso sono costretti a subire le decisioni talvolta (lo concedo) apparentemente cervellotiche prese sulle loro teste

  6. Chiara Soddu scrive:

    Al di la del movimentismo per questa petizione, da studente di archeologia vorrei sottoporre alcuni dubbi. Di queste statue sappiamo poco, pochissimo, ma ancora peggio va per gli scavi, di cui praticamente non sappiamo niente. E allora, perchè invece di vivisezionare il progetto della Soprintendenza, o di scontrarsi sulla filosofia delle scelte espositive non si chiede finalmente di mettere a disposizione della collettività le notizie di quegli scavi? Allora forse potremo più consapevolmente e coscientemente parlare di contesto.

  7. Marcello Madau scrive:

    Gentile Chiara, forse non è esatto che si sappia pochissimo delle statue: penso ai primi ’report’ di Lilliu, di Carlo Tronchetti, alle analisi iconografiche e iconologiche degli stessi e di Paolo Bernardini, Marco Rendeli (dimentico altri contributi, forse anche miei). Ma è certo ancora assai insufficiente, e ci sfugge la collocazione funzionale originaria. Manca allora il contesto? Quello stretto. Ma esistono un primo livello contestuale dato – oltre da quello evidente del gruppo in sé – dalla pertinenza ad un sito nuragico; un secondo più ampio (sito e area umida di Cabras, Cuccuru Is Arrius), un terzo, più vasto, comprensivo di San Salvatore, Capo San Marco con i suoi siti nuragici, Tharros.
    Confidiamo nella ripresa degli scavi, che stavolta non saranno ‘d’urgenza’. So che è di imminente pubblicazione un volume che dovrebbe riportare dati e relazioni di chi ha scavato dopo il rinvenimento.
    Percepisco un uso di movimentismo e vivisezione oggettivamente negativizzante: gli appelli su temi sui quali si ritiene utile e necessaria riflessione e pronunciamento sono una prassi democratica tradizionale della società civile (e in ogni caso non vedo nulla di male nel costruire ‘movimenti’ di pensiero e di opinione). Vivisezione? No, analisi critica normale. Persino un po’ spiacevole insistere nel ricordare al MiBAC la regola aurea di non separare gruppi ‘artistici’ e comunque contesti. La filosofia delle scelte espositive produce effetti reali: a noi questi effetti non piacciono. Grazie per l’utile contributo!

  8. Peter van Dommelen scrive:

    Mi sembrano fondamentalli le precisazioni di Carlo Tronchetti e Marco Minoja, che mettono in rilievo che questo dibattito rischia di esagerare le posizioni: si, sarebbe preferibile un’esposizione integrata nell’Oristanese, forse sulla riva dello stagno di Cabras (ma spero non nel Sinis, che è una zona ecologica troppo sensibile?) – ma dove? Non esiste a Cabras una ‘degna sede’ come lo definisce Marcello Madau e quanto si vorrà per realizzarla? La soluzione proposta da Carlo Tronchetti mi pare quella da seguire per ora; e quando (se) ci sarà un museo nuovo ci sarà una seconda occasione per rinnovare l’esposizione; nel frattempo anche le nostre conoscenze del contesto dovrebbero essere avanzate.Sarebbe infatti altrettanto importante presentare il contesto d’insieme sfruttando i dati disponibili – che non sono pochi, anche se (troppo) poco conosciuti.

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI