E i poveri?

15 Febbraio 2012

Graziano Pintori

Se capita di sostare davanti all’ingresso di una Amministrazione Comunale, come quella di Nuoro, si potrebbero leggere sui volti dei cittadini gli umori del loro vivere quotidiano: ci sono quelli che hanno stampata sul volto la consapevolezza di iniziare una giornata liberamente, con delle prospettive e attese generate dalla garanzia di un reddito. Su altri volti, solitamente gli utenti dei Servizi Sociali, possiamo leggere l’espressione tipica dell’incertezza, di persone non libere,o meglio non autonome di programmarsi la giornata:  perché la soddisfazione delle proprie esigenze dipende da altri, cioè dalle risposte che i servizi sociali sono in grado di dare. Da questo esempio si deduce che la libertà non è un bene equamente fruito da tutti i cittadini dal momento in cui a milioni di essi è negato il lavoro, dal quale dipende la possibilità di programmarsi il futuro. Perciò la Libertà e il Lavoro non basta che siano evocati dalla Carta Costituzionale. Per poter essere vissuti concretamente  dovrebbero trovare piena accoglienza anche nel sistema economico parallelo.
Con il premier Berlusconi si aveva la sensazione che la Carta Costituzionale apparisse anacronistica:  prevaleva l’idea di imporre un sistema economico e finanziario che dei valori di Libertà e Lavoro ne faceva carta straccia. In era Monti, tecnicamente, la Carta Costituzionale non viene nemmeno nominata, se non formalmente dal Presidente Napolitano. Il programma montiano è quello di assestare il 120% del debito pubblico alle prerogative delle banche, della globalizzazione, dello spread e alle incursioni delle agenzie di rating. È un’operazione che si realizza permeando il tessuto sociale e adattando la cultura del cittadino medio ad una sorta di strisciante dittatura finanziaria.  È una esigenza politica ed economica che si incunea nella logica del mercato, in cui può accadere di tutto. Però nessuno potrà essere richiamato alle proprie responsabilità. Tutti, compresi i singoli governi, risponderanno alle esigenze di un sistema mondiale che risponde a tutti ma nei fatti a nessuno. Dice il cardinal  Bagnasco: “Si è nella stretta di mani invisibili e ferree , voluttuose di spadroneggiare sul mondo”.  In questo contesto si alleggeriscono i concetti di libertà e lavoro soprattutto quando sono riferiti ai dipendenti pubblici, ai salariati, ai disoccupati e agli inoccupati.  Gli stessi concetti diventano di un certo peso, universali e insopprimibili,  quando il sistema produttivo ha necessità di cancellare la cassa integrazione per sostituirla con una sorta di indennità risarcitoria. Per questo tipo di ragionamento fumo negli occhi è il “datato” art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, ultimo avamposto contro i licenziamenti liberi: un grimaldello sindacale che ostacola la semplificazione, il libero sviluppo e l’occupazione (?). Semplificazione è un termine molto ricorrente fra i tecnici del governo, quasi a voler sostituire, con questa parola, i termini Libertà e Lavoro spesso usati, dal gotha dell’economia e finanza, come termini frenanti, opposti. Semplificare, nonostante la flemma del premier Monti, significa correre, andare veloci, arrivare prima possibile ai precetti imposti dalla banca mondiale e dal sistema finanziario europeo.
Significa fare come hanno fatto altri partner. Costoro non hanno perso tempo con le lenzuola e le barzellette di Berlusconi. Quindi il tempo va recuperato e se dipendesse dalla esclusiva volontà dell’A B C parlamentare (Alfano, Bersani, Casini), il tricolore della subalternità, il problema non sussisterebbe.
Questa gente  i voti nel parlamento li controlla, sono super blindati. Correre però  non significa essere sprovveduti. La fretta potrebbe far deragliare un sistema partitico già esautorato dalla politica economica, fortemente indebolito dalla pervasività  del governo Monti.
La triade partitica ha capito che il capitalismo finanziario e speculativo ha divorato la politica, ha sconnesso la democrazia e il sistema sociale. Hanno capito che “le politiche economiche, finanziarie, ambientali, del lavoro sono gestite, sono in mano a organizzazioni a-democratiche (Ocse, Fondo Monetario, Banca Mondiale e Europea) che hanno consumato il divorzio tra democrazia e popolo”: così scrive Luciano Gallino.  L’A B C parlamentare inizia a mettere delle toppe. Scientemente svia l’attenzione verso altre questioni importanti, però più marginali rispetto allo sfascio dei sistemi che dovrebbero sostenere la quotidianità della vita: pensioni, sanità, scuola, lavoro ecc. Si creano con giornali e talk show televisivi i soliti tormentoni sulla riforma elettorale, il tormentone del posto fisso, la sburocratizzazione e semplificazione delle certificazioni, degli enti e del sistema statale.
Allo stesso tempo cardinali e papi definiscono gli evasori peccatori, si parla del gas domestico a proposito della neve e del blizzard  e così discorrendo.
Tutto in attesa del 2013 quando l’imbarazzante figura di “Supermario” si farà da parte(?)  lasciando ai partiti il “semplificato”sistema politico e sociale, che inevitabilmente avrà cambiato il modello di vita degli italiani. E i poveri? Saranno cambiati anche loro?

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