ENI: le mani sul territorio e la sovranità territoriale

26 Ottobre 2009

Rosario Musmeci

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un documento di Rosario Musmeci, a nome di Sinistra e Libertà, riguardante la grave questione ENI e sulla quale interverremo nel prossimo numero.

Con il verbale di accordo sottoscritto in Porto Torres il 20 ottobre con le Segreteria Filcem-CGIL, Femca-CISL, Uilcem-UIL, viene confermata la scelta dell’ENI di procedere, attraverso tappe ben definite, alla definitiva chiusura dello stabilimento petrolchimico di Porto Torres.
Nel contempo viene ribadita la volontà di convertire il sito in un grande centro logistico del Mediterraneo per prodotti petroliferi. Un deposito costiero che limiterà significativamente le possibilità di insediamento di grandi intraprese industriali nel sito.
Si chiude il capitolo produttivo della grande industria chimica e si apre quello dei servizi di stoccaggio.
Tutti gli investimenti previsti accompagnano, di fatto, la fase di dismissione e sono nella sostanza funzionali alla conversione prevista.
In questo contesto vale davvero poco la dichiarazione di disponibilità da parte dell’ENI di procedere alla cessione di 700 ha. di aree libere – ma al momento bloccati dal Ministero per le contaminazioni della falda – per l’avvio di eventuali nuove iniziative economiche ed il relativo impegno ad operare per l’individuazione di possibili investitori.
E’ previsto dalla legge l’intervento di bonifica e pertanto doveroso affermare, infine, che dopo il completamento di tutti gli iter autorizzativi con gli organi competenti, verranno condotti programmi di bonifica di falde, di suoli e di tutte le demolizioni funzionali al nuovo assetto.
Per quanto riguarda il profilo occupazionale alla fine del 2010 il target di organici previsti sarà pari di 530 unità lavorative, ovvero 2/3 dell’attuale forza lavoro al momento occupata senza considera i posti di lavoro che andranno perduti tra gli addetti delle imprese esterne.
A regime, con l’avvio degli interventi di bonifica e la realizzazione del Deposito costiero di idrocarburi, che sostituirà l’apparato produttivo, l’organico complessivo sarà pari a 75 u. l..
Questi sono i contenuti dell’accordo sottoscritto. L’accordo è stato rigettato dagli Enti Locali e dalle OO.SS. del territorio.
Non vi è alcun dubbio che siamo dinnanzi a fatti che modificano radicalmente sia lo scenario, sia l’insieme delle regole e dei modelli operativi con i quali tutti gli attori, nel rispetto dei reciproci ruoli e competenze, hanno operato sino ad oggi.
Siamo in presenza, se le cose andranno così, di una esplicita nuovo forma di servitù ad una intollerabile sottrazione di sovranità a danno delle Comunità locali.
ENI, insieme ad E.On, con la copertura del Governo nazionale e la connivenza della Regione Sarda, opera, infatti, con totale autonomia e sovranità e senza alcun vincolo nei confronti del sistema pubblico locale, su tutto il compendio al servizio del sistema industriale, comprensivo di esclusive concessioni demaniali relative al sistema portuale, detta il programma di sviluppo, definisce come, a quale costo ed a chi cedere parte delle aree industriali disponibili per eventuali nuove iniziative produttive, considera nella sua disponibilità il carattere e la natura degli stessi interventi di bonifica.
Di fatto saltano i contenuti dell’accordo sottoscritto con il Governo del 21 luglio, e con esso quell’insieme di norme e regole, anche non scritte, che hanno garantito nel tempo un accettabile livello di confronto e concertazione degli interventi.
Tutto questo mentre hanno, da tempo, perso ruolo e funzione tutti gli strumenti operativi di cui il territorio si era dotato per accompagnare, attraverso politiche attive, le trasformazioni ed il rilancio, per molti versi inevitabile, del sistema produttivo della Sardegna nord occidentale.
Non vi è dubbio che se non si afferma un rinnovato protagonismo di tutte le Autonomie territoriali, investendo in modo concreto e consapevole sulle tante risorse, materiali ed immateriali oggi disponibili, sarà davvero difficile guidare i processi e non esserne, al contrario asserviti.
In questo contesto, SINISTRA e LIBERTA’, comprende le ragioni il Segretario Confederale della CGIL di Sassari, condivide l’opportunità e l’urgenza di chiamare i lavoratori ad esprimersi sui contenuti dell’accordo, e propone, in particolare alle forze politiche del centro sinistra, di assumere una iniziativa politica unitaria, per aprire un confronto con il governo, nazionale e regionale, anche attivando una mobilitazione di tutta la Comunità per produrre una Conferenza straordinaria con l’obiettivo di riaffermare la sovranità delle Comunità locali su tutto il territorio e sulle scelte di politica industriale ed energetica ed impedire che si consolidi, condizionandone lo sviluppo, una nuova forma di servitù sulle aree industriali e sulle infrastrutture portuali.

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