Facciamo dialogare i conflitti sociali

9 Marzo 2018
[Davide Mocci e Essia Sahli]

Un contributo di Davide Mocci e Essia Sahli sull’assemblea di Caminera Noa del 18 Marzo

Dopo 8 mesi dalla sua nascita, Caminera Noa è pronta ad affrontare la sua terza plenaria. Un percorso politico la cui base di riferimento si è allargata sempre di più, compresi i presupposti che hanno portato alla sua nascita e al suo sviluppo: attraversare tutte le lotte di liberazione sociale e natzionale presenti in Sardegna, creando una partecipazione reale e inclusiva di tutti i soggetti che ne hanno deciso di intraprendere questo percorso. Grazie agli incontri territoriali di Sassari e Cagliari, passando per Bosa, Terralba e Oristano, sono tante le persone, provenienti o meno da associazioni, comitati e movimenti, che hanno riportato il dibattito sulla Sardegna al suo ruolo centrale, attraverso una lettura contemporanea di ogni aspetto della società sarda e delle sue reali possibilità di sviluppo. La necessità palesata sin da subito da tutti coloro che si sono mostrati attivi nel progetto è stata ed è tuttora quella di sviluppare nuovi strumenti e metodi volti non solo a creare un soggetto credibile che possa presentarsi come interlocutore all’interno del dibattito indipendentista e della sinistra sarda, ma soprattutto a rendere questi strumenti disponibili a chiunque voglia essere artefice del proprio destino e della propria liberazione.

L’obiettivo di Caminera Noa non vuole e non può essere un mero atto di testimonianza, farsi semplice portatore di istanze condivise da alcune parti della società sarda, quanto piuttosto rendere ulteriormente esplicite le contraddizioni del regime coloniale italiano e del mondo neoliberista, per inquadrare la Sardegna non più come periferia geografica e storica ma inserirla nel contesto internazionale che le appartiene: quello mediterraneo, europeo e globale, come soggetto storico-politico indipendente e autodeterminato.

Il percorso che abbiamo iniziato non è semplice e tantomeno di breve respiro. Sappiamo quanto sia lunga ed estenuante la lotta e conosciamo bene quali sono le condizioni in cui la nostra terra versa da quando la libertà ci è stata negata per essere soggiogata agli interessi dei potentati continentali e multinazionali. Altrettanto bene sappiamo quanto sia necessario coinvolgere tutto il popolo sardo in queste lotte, poiché l’avanguardia non basta più.

Le elezioni italiane appena passate ce lo hanno dimostrato: per quanto il risultato (non esclusivamente elettorale, ma di partecipazione e sostegno più o meno attivo) di PA lasci ben sperare riguardo la crescita di un movimento di opinione autodeterminazionista e indipendentista, la retorica razzista e xenofoba dei partiti di centrodestra, avallata e strumentalizzata dalle forze politiche “di sinistra” ha pervaso anche la società sarda, facendo leva sulla miseria sociale e culturale che ormai caratterizza il nostro popolo martoriato. La guerra tra poveri si è scatenata anche in Sardegna, e il nostro compito sarà anche quello di re-indirizzare questi sentimenti comuni verso i reali artefici dei nostri mali, che non possono essere altro che i vari sfruttatori e loro sodali che arrivano nella nostra terra per capitalizzare le proprie fortune e lasciare a noi le briciole e le scorie.

Pertanto, riteniamo sia necessario portare pratiche dal basso e realmente democratiche nei territori, nei paesi e nelle città; (ri)abituare i sardi al dibattito politico dando loro la possibilità di fare i conti con sé stessi (come sardi) e con la propria terra anziché rivolgere lo sguardo al di là del Tirreno. In una parola, dobbiamo favorire e sviluppare un processo profondo di “empowerment” di ogni sardo che si consideri tale, qualunque sia il posto da cui viene: Cagliari, Milano, Gadoni o Dakar. Chiunque si senta parte di questa terra e per questa terra vuole lottare, allora deve sapere che il prossimo 18 marzo ci sarà un appuntamento a cui non potrà mancare.

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