Gasdotto Galsi, c’è da cambiare parecchio

1 Marzo 2010

gas

Stefano Deliperi

Il gasdotto proposto da Galsi s.p.a. può essere un’opportunità positiva anche per la Sardegna oppure può essere la solita fregatura unita ad un vero e proprio scempio ambientale. Si vedrà nei prossimi mesi. Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico, Amici della Terra e Lega per l’Abolizione della Caccia, grazie al prezioso lavoro di Giuseppe Floris (ornitologo e censitore I.W.C.), di Paola Turella (biologa marina) ed al contributo dell’ing. Adriano Aversano (già direttore tecnico del C.N.I.S.I.), hanno inoltrato nei giorni scorsi (20 febbraio 2010) uno specifico atto di intervento nel procedimento di valutazione di impatto ambientale – V.I.A. relativo al progetto del gasdotto Algeria – Sardegna – Toscana proposto da Galsi s.p.a. Oltre al Ministero dell’ambiente, l’atto è stato inviato alla Commissione europea ed alla Regione autonoma della Sardegna. Il progetto del gasdotto Galsi prevede il trasporto di 8 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale dall’Algeria verso l’Italia, via Sardegna, ed interesserebbe una fascia di rispetto larga 40-80 metri, lunga 272 km. sulla terraferma (sui 900 km. complessivi, di cui circa 600 in mare), dove verrebbe posizionata una doppia tubazione da 1.200 mm. di diametro ad una profondità di mt. 3 ove non in superficie. Il tratto marino fra l’Algeria e la Sardegna prevede un tracciato di km. 285 (profondità massima mt. 2.824). Il gas naturale è una fonte di energia di origine fossile, come il carbone e il petrolio, avente disponibilità non illimitata (i quantitativi di gas naturale complessivamente disponibili a livello mondiale equivalgono ad oltre 280 volte gli attuali consumi mondiali, circa 3.000 miliardi di metri cubi, dati International Energy Agency – I.E.A., 2008) e il cui utilizzo comporta l’emissione di gas serra e di altri inquinanti atmosferici, però in misura sensibilmente inferiore rispetto agli altri combustibili fossili.   Infatti, a parità di energia prodotta, la combustione del gas naturale emette circa il 75% dell’anidride carbonica (CO2) prodotta dall’olio combustibile e circa il 50% di quella prodotta dal carbone. E’, quindi, una fonte energetica utile a medio termine, in una fase di transizione verso le fonti di energia rinnovabili, in particolare quella solare. Può, quindi, essere un’opportunità anche per la Sardegna, unica regione italiana oggi priva di metanizzazione, a patto che siano realizzate le reti di connessione e distribuzione per i centri urbani e le aree industriali – attualmente finanziate solo in minima parte e non ancora progettate – e, soprattutto, a patto che sia rivisto profondamente il tracciato per evitare e minimizzare pesanti impatti ambientali. L’atto di “osservazioni” ecologista ha questi obiettivi.    In primo luogo propone un tracciato alternativo nell’ultimo tratto a mare e nell’approdo sulla terraferma sarda: no all’attraversamento del Golfo di Palmas – dove devasterebbe la prateria di Posidonia oceanica e l’habitat della Pinna nobilis (la nàcchera, dal quale si trae il bisso, vero patrimonio identitario di S. Antioco), no all’attraversamento delle zone umide del Golfo di Palmas, gli Stagni di S. Caterina, di Sassu, di Porto Botte e le Saline di S. Antioco, siti di importanza comunitaria – S.I.C. fra i più rilevanti per l’avifauna selvatica del Mediterraneo e di grande interesse anche economico-sociale. Si propone un tracciato al largo delle Isole di S. Antioco e di S. Pietro – ambedue S.I.C. e I.B.A. (International Birds Area) n. 190 e n. 191 – dove non sono presenti praterie di posidonia e l’arrivo sulla terraferma attraverso l’esistente canale di avvicinamento al porto industriale di Portovesme (Portoscuso), dov’è presente l’area industriale già completamente infrastrutturata ed attrezzata (vi sarebbe anche un notevole risparmio economico per il Soggetto proponente) e dove potrebbe già raggiungere le industrie presenti, con notevoli vantaggi sul piano energetico. E’ stato poi proposto che nella parte di tracciato sulla terraferma sia principio generale da seguire (ove possibile) quello dello sfruttamento degli spazi prossimi agli assi stradali già esistenti, muniti di pertinenze libere e già interessati da infrastrutture ed opere permanenti, nonché facilmente accessibili per ogni intervento di vigilanza e manutenzione. Infatti, il tracciato proposto attraversa con direttrice sud ovest – nord est l’intera Sardegna interessando ben 20 diversi  siti di importanza comunitaria – S.I.C. e zone di protezione speciale – Z.P.S. (direttive n. 92/43/CEE e n. 79/409/CEE modificata dalla n. 09/147/CE, D.P.R. n. 3571997; D.P.R. n. 120 /2003) e precisamente: “Isola della Vacca” (anche Z.P.S., ITB040081), “Isola di S. Antioco, Capo Sperone” (Z.P.S., ITB043032), “Serra Is Tres Portus” (ITB042220), “Stagno di Porto Botte” (ITB042226), “Stagno di Santa Caterina” (ITB042223), “Punta S’Aliga” (ITB040028), “Monte Linas – Marganai” (ITB041111), “Media Valle del Tirso e Altopiano di Abbasanta – Rio Siddu” (ITBITB031104), “Altopiano di Campeda” (ITB021101), “Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali” (Z.P.S., ITB023050), “Piana di Ozieri, Mores, Ardara, Tula e Oschiri” (Z.P.S., ITB013048), “Campo di Ozieri e Pianure Comprese tra Tula e Oschiri” (ITB011113), “Monte Limbara” (ITB011109), “Isole del Nord Est tra Capo Ceraso e Stagno di San Teodoro” (Z.P.S., ITB013019), “Isole di Tavolara, Molara e Molarotto” (ITB010010), “Capo Figari e Isola Figarolo” (ITB010009), “Capo Figari,Cala Sabina, Punta Canigione e Isola Figarolo” (Z.P.S., ITB013018), “Arcipelago della Maddalena” (anche Z.P.S., ITB010008). In particolare, appare gravissimo l’impatto ambientale sulle aree di nidificazione della Gallina prataiola (Tetrax tetrax): il tracciato in progetto interessa alcune delle ultime aree residue occupate, tra le quali l’I.B.A. 173 “Campo d’Ozieri”, l’I.B.A. 177 “Altopiano di Campeda”, l’I.B.A. 178 “Campidano Centrale” e l’I.B.A. 179 “Altopiano di Abbasanta”. La Gallina prataiola è specie particolarmente protetta, inserita nell’allegato I della direttiva 2009/147/CE.  Attualmente tutta la popolazione nazionale è concentrata nella sola Sardegna a causa del forte declino subìto dalla specie: il range e gli habitat idonei alla Gallina prataiola sono in forte contrazione, per cui oggi la specie può essere considerata in un cattivo stato di conservazione. Se si tiene conto che i territori sardi rappresentano gli ultimi siti italiani in cui ancora nidifica questo uccello, va da sé che l’impatto negativo su coppie nidificanti, anche se su un numero esiguo in termine assoluto, comporterebbe comunque danni enormi e irreversibili sull’intera popolazione nazionale, già fortemente minacciata. Nello studio di impatto ambientale – S.I.A. l’impatto del gasdotto sulla Gallina prataiola è pressoché ignorato.   Sarebbe una palese e gravissima contraddizione (che si tradurrebbe anche in uno spreco di denaro pubblico) l’approvazione di un progetto che andrebbe a danneggiare le aree necessarie alla sopravvivenza della specie, quando proprio queste stesse aree sono attualmente oggetto del progetto Life NAT/IT/000426 ”Azioni di gestione per la conservazione della Gallina prataiola (Tetrax tetrax) nelle steppe della Sardegna”. Sono, poi, numerose le aree tutelate con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni) e dal piano paesaggistico regionale – P.P.R., anche con misure di conservazione integrale, interessate dal tracciato del gasdotto proposto.  Fra queste, anche con pesanti riflessi anche economico-sociali, ad esempio, un allevamento di cavalli (Allevamento Il Menhir) interessate dal tracciato del gasdotto è certo la località Benemeu, attraversata dal Rio Nannuri, affluente del Rio Padrongiano, in Comune di Olbia: l’area in argomento beneficia di presenze faunistiche di rilievo (ardeidi, pernici, rapaci, ecc.) ed appare meritevole di salvaguardia quantomeno con modifica del tracciato previsto. Non risultano, inoltre, acquisiti pareri da parte dell’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale – I.S.P.R.A., per quanto di competenza in tema ambientale, e da parte dell’Ente Nazionale per l’Assistenza al Volo – E.N.A.V., riguardo alla presenza dell’aeroporto di Olbia lungo il tracciato proposto. In prima linea per chiedere le opportune modifiche di tracciato il Comune di S. Antioco e il sindaco Mario Corongiu, il Comune di Portoscuso e il consigliere comunale Angelo Cremone: amministrazioni comunali che hanno deciso di far seguire alle parole i fatti, promuovendo incontri pubblici (a fine gennaio scorso e a fine febbraio) nei due centri sulcitani e avanzando propri atti di “osservazioni” nel procedimento di V.I.A.
Ora il Ministero dell’ambiente dovrà valutare pareri e proposte alternative per far sì che il gasdotto sia un’opera utile alla Sardegna e non l’ennesimo scempio ambientale.

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