Gioco d’azzardo

16 Febbraio 2013
Graziano Pintori
Nel mondo il 5% della popolazione adulta è dedita al gioco d’azzardo. In Italia il gioco d’azzardo legale produce, al lordo di tutte le voci (quota dovuta all’esercizio, costi di concessione e distribuzione, quota per Aams -Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato-, quota per i giocatori in forma di vincite)  un giro d’affari di oltre settantasei miliardi di euro l’anno; il contributo per creare questa montagna di denaro da parte di ciascun italiano, neonati compresi, è di 1260 euro. Sono oltre ottocentomila i dipendenti da gioco d’azzardo e due milioni sono a rischio. Tra i ragazzi, 12/17 anni, la dipendenza da gioco d’azzardo cresce al ritmo del 13% l’anno, questi spendono dai trenta ai cinquanta euro al mese nel gioco del gratta e vinci, slot e poker on line. Molti di questi finiscono per diventare giocatori accaniti, patologici.
La percentuale degli studenti tra i quindici e diciannove anni, che hanno giocato almeno una volta in un anno, in Sardegna supera il 50%, collocandosi all’ottavo posto fra le regioni italiane. L’Italia è al primo posto in Europa e terza al mondo tra i paesi in cui si gioca di più: i settantasei miliardi movimentati dal gioco d’azzardo legale, più dieci miliardi da quello clandestino e malavitoso, sono pari ad almeno quattro finanziarie. E’ una cifra due volte maggiore a quanto le famiglie spendono per la salute, otto volte di più di quanto viene riversato per l’istruzione. Questo tipo di gioco non è inteso e vissuto come tale, ma è azzardo con preoccupanti riflessi giudiziari, che crea allarme sociale a causa delle dipendenze sia in ambito affettivo-familiare, sia nell’ambito dei patrimoni andati in malora. Anche l’O.M.S. riconosce nel gioco compulsivo una forma morbosa, che in assenza di idonee misure di prevenzione e informazione può assumere, per la sua larga diffusione, un’autentica malattia sociale. Lo Stato su questo dirompente fenomeno ha precise responsabilità civili, morali ed etiche, perché il gioco porta alla perdita di denaro da parte delle famiglie; denaro che sui grandi numeri è sempre introitato dal “ banco vince”. Ossia dallo Stato.
Le responsabilità su questo fronte sono sotto gli occhi di tutti perché la ludopatia è considerata dall’erario come una forma di “tassazione volontaria”, originata dalla spesa investita quotidianamente dagli scommettitori-dipendenti, con innegabili effetti regressivi e disuguaglianza socio-economica. Un altro aspetto in cui lo Stato mette in mostra tutta da sua abilità di “biscazziere” senza scrupoli è il ruolo importante riconosciuto all’Aams, che fra le altre cose si occupa della diffusione del gioco d’azzardo promuovendo campagne pubblicitarie massive, che  favoriscono con messaggi subliminali i meriti occasionali, basati sulla fortuna a scapito del riconoscimento dei talenti, dell’impegno e del lavoro, come modelli di vita dignitosi per costruire il futuro.
Tutto avviene perché è stata data priorità ai vantaggi finanziari, ritenendo le entrate da gioco d’azzardo strategiche per risanare le casse erariali. Insomma, lo Stato pensa a “fare cassa”, trascurando le ripercussioni sociali in termini di diffusione di patologie, d’impoverimento delle famiglie e di singole persone; gli effetti nefasti purtroppo si ripercuotono, se si leggono i dati Istat sul gioco del lotto, totocalcio e gratta & vinci, sulle famiglie con i redditi più bassi, le quali spendono per il gioco più delle famiglie agiate. Il gioco d’azzardo favorisce l’impoverimento,  perché è eccessivo, in termini di tempo e denaro investito a tal punto che i giocatori mettono da parte il lavoro, la famiglia, la vita sociale. L’accanito giocatore, quello patologico, il compulsivo, ricerca tramite la scommessa il rischio continuo, ingaggia partite con il destino per asservirlo, senza mai riuscirci.
In soccorso di tanti giovani, casalinghe e pensionati, tanti professionisti e impiegati, tanti lavoratori e disoccupati attanagliati dal gioco d’azzardo si sono mosse alcune organizzazioni, che hanno lo scopo di frenare questa rovinosa dipendenza. Esse si sono rivolte direttamente al Presidente del Consiglio Monti chiedendogli di porre un freno all’eccesso pubblicitario sul gioco d’azzardo. Il nostro primo ministro ci sentirà a quell’orecchio? Ci dubito, visto che per rimettere l’Italia sulla rotta della banca europea, non ha avuto remore a impoverire le famiglie italiane, comprese quelle della classe media, a prescindere dal fatto di essere o no dedite al gioco d’azzardo.

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