Grazie a dio c’è il pride

16 Luglio 2013
cagliari_gay_pride
Cristina Ibba
Cagliari non ha mai avuto la vivacità tipica delle città di mare. È  sempre stata pigra, sonnolenta, conformista. Eppure dal 17 maggio al 29 giugno si è prodotto cultura, quella con la c maiuscola, quella non commerciale, non volgare, quella che produce un reale cambiamento.
Per il secondo anno consecutivo l’ARC (abbreviazione di arcobaleno), associazione culturale lgbtq (lesbiche gay bisessuali transessuali queer) di Cagliari ha proposto la QUEERESIMA, quaranta giorni di riflessioni, incontri, approfondimenti, visioni e conoscenze. Si è partiti il 17 maggio, giornata mondiale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia, e si è arrivati  al 29 giugno col  Pride di Cagliari, che quest’anno è stato il primo Sardegna Pride. Il tutto in collaborazione con il M.O.S. (movimento omosessuale sardo) e l’associazione Pandela Transgender di Sassari, la rappresentanza sarda delle Famiglie Arcobaleno e il Collettivo S’Ata Areste dal centro Sardegna.
Citare il fittissimo calendario delle iniziative sia a Cagliari che a Sassari non è possibile. Alcune però vanno ricordate perché uniche nella storia culturale della nostra Isola:
fiaccolata contro tutte le vittime della transfobia, lesbofobia, omofobia, sabato 18 maggio,
seminario “Diritti di famiglie” con le testimonianze di famiglie arcobaleno presso l’università di Cagliari, venerdì 14 giugno,
mostra di ZANELE MUHORI, fotografa e attivista lesbica sud africana, al Lazzaretto di Cagliari per tutto il mese di giugno,
incontro con la giornalista e tecnologa Federica Fabbiani sul suo ebook “Visioni lesbiche”, una raccolta in forma narrativa dell’archivio dei film proposto online dal sito “leztrailer.it”, evoluzione delle immagini e delle rappresentazioni cinematografiche secondo le linee della lesbian film theory, giovedì 20 giugno.
Questo entusiasmante percorso di conoscenza, che ha  condotto fino alla sfilata del  Pride sul lungomare del Poetto, ha visto in prima fila attiviste/i di tante  associazioni (prima fra tutte la Circola nel cinema Alice Guy), registe/i e artiste/i, docenti universitari, scrittori e scrittrici, specialisti/e in tanti ambiti della vita sociale, politica, culturale e professionale, sardi/e e d’oltremare. L’obiettivo era quello di rendere il più possibile capillare, condivisa e inclusiva la piattaforma di rivendicazione, di crescita comune e l’offerta culturale proposta alla  città di Cagliari e alla Sardegna; vista l’ampia partecipazione, l’obiettivo mi sembra sia stato centrato in pieno.
Ecco quindi la novità, lo scossone che ha smosso la nostra sonnolenta città: per quaranta giorni si è parlato  di relazioni, di sessualità, di affettività, di corpi. Si è parlato di argomenti che creano conflitto, che inquietano.
La manifestazione conclusiva dell’orgoglio omosessuale  era inoltre inserita in un’ “ONDA PRIDE” insieme alle città di Bologna, Catania, Milano, Napoli e Palermo, sede scelta per il Pride Nazionale.
La piattaforma della manifestazione era bella e vasta, comprendeva il matrimonio e l’adozione, perché la genitorialità omosessuale non può continuare ad essere un  tabù ipocrita.
Il movimento lgbtq italiano da oltre trent’anni lotta per costruire un altro progetto di società dove  si possano affermare tutte le differenze, nella ferma convinzione che proprio nelle differenze si trovi la ricetta per uscire da qualsiasi crisi, la tappa ineludibile per proiettare questo paese in un futuro degno della sua storia.
Le forze politiche, i partiti e le istituzioni, da troppo tempo distanti e disattenti rispetto alla realtà sociale e civile del paese, non possono più ignorare le chiare e forti richieste di parità, dignità, laicità e libertà.
Per costruire uno Stato pienamente di diritto ogni persona deve essere libera di vedere riconosciuto il proprio status e la propria autodeterminazione come individuo e nelle relazioni affettive. Per  questo il movimento rivendica:
il riconoscimento del matrimonio civile per le coppie formate da persone dello stesso sesso,
il riconoscimento delle unioni civili per coppie dello stesso sesso  o di sesso diverso,
un nuovo sistema di diritti di singoli in un’ottica di welfare individuale e non familista,
l’estensione al partner o al genitore non biologico della corresponsabilità sul minore,
l’estensione della possibilità di adozione alle coppie formate da persone dello stesso sesso o a persone singole,
abolizione della L.40 per permettere l’accesso alla procreazione assistita per singoli e coppie dello stesso sesso,
estensione della legge Mancino(n.205/93),
Il riconoscimento dei diritti riguarda una galassia complessa fatta di pratiche della sessualità, dell’affettività, della corporeità, che non possono essere ridotte ad una sola modalità e normalità.
L’Italia è uno dei pochissimi paesi europei che non hanno ancora legiferato in alcun modo per riconoscere alle cittadine e ai cittadini omosessuali, transessuali, queer pari opportunità e pari dignità.
Non è però trasformando le coppie d’affetto in famiglie, che si può costruire una vera alternativa, ma potenziando la cittadinanza dei singoli e delle singole. Certo si vuole il riconoscimento di un diritto dovuto, ma soprattutto si vuole disegnare il profilo politico di una società dove le libertà individuali e l’autodeterminazione siano valori centrali.
Proprio il desiderio, come ha insegnato il movimento femminista, è la forza che, attraversando la vita di ciascuno/a, spinge a realizzare grandi cambiamenti, per affermare il controllo sulla propria esistenza, sui propri desideri, sul proprio corpo.
E se si parla di corpi la visibilità non può essere superficiale, deve essere tangibile, quindi essere presenti al Pride testimonia vite, esperienze, soggettività.
Il Pride a Cagliari è stato un corteo multicolore e polifonico. Un corteo gay, lesbo, trans, queer e poco etero ha sfilato partendo da Marina Piccola per arrivare all’Ospedale Marino. Sul carro dell’ARC Rossella Faa e Elena Ledda, madrine del Pride.
Un corpo mutante, plurale, molteplice, che non ha avuto paura di fronte all’esibizione della propria sessualità, della mascherata piume e paillettes, che non ha ascoltato i più “seri” sostenitori che non avrebbero voluto mostrare “quella superficie”, appunto i corpi.
Il Pride è soprattutto una festa, una festa mascherata, colorata, con le piume e le parrucche, qualche costume da bagno.
Si balla al ritmo travolgente di Madonna e degli Abba. E ballando ci si bacia, ci si abbraccia. Lo spettacolo strappa il sorriso a turisti e supporters che fanno da ala al corteo. Piena solidarietà, dice una coppia sposata appoggiata alla balaustra dello stabilimento balneare “Il Lido”.
Insomma il Pride è una festa che diventa occasione per una battaglia sui diritti civili e sociali delle persone, di tutte le persone. Non è un carnevale di categoria, ma un appuntamento fra chi nelle categorie non ci vuole stare. Grazie a Dio c’è il Pride anche a Cagliari. Per ogni singolo/a omosessuale e transessuale un giorno di liberazione, di reazione, di affermazione.
È  un pezzo di società articolato, ricco di pluralità, di esperienze.
Il Pride mostra che la società è molto più avanti della politica. C’è un fortissimo desiderio di cambiamento radicale della società e della cultura. Il Pride non rappresenta solo un corteo rivendicativo, orgoglioso e festoso degli omossessuali e dei transessuali, ma una grande opportunità per dare risposta da un lato all’immobilismo, dall’altro alla corsa verso un arretramento sociale.
Cantando e ballando Raffaella Carrà si fa politica, politica seria; possibile  che siano ancora in tanti a non averlo capito?

*Foto: Michela Delle Cave

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