Guernica in Ucraina

17 Marzo 2022

[Graziano Pintori]

Con la guerra in Ucraina il mondo ha fatto notevoli passi indietro, la guerra ha precipitato l’umanità nella paura più fitta e le lancette dell’orologio dell’apocalisse sono ulteriormente andate avanti, verso l’ora fatale.

La paura della guerra termonucleare si riprende la scena, cioè ritorna la minaccia di quell’elemento di devastazione e soppressione della vita esistente sulla terra indicato come vero, unico, solido deterrente della guerra, quindi elemento equilibratore della pace. Durante la guerra fredda si era albergata nell’animo umano, soprattutto in quello degli occidentali, la cosiddetta “coscienza atomica” contro la guerra, teorizzata da Norberto Bobbio. Teoria che ha iniziato a diminuire la portata di affidabilità dopo la caduta del muro di Berlino e la fine dello sventolio della bandiera sovietica dal Cremlino, ovverosia il superamento dei blocchi est /ovest.

Il tempo ci ha fatto capire che la scomparsa dell’orso sovietico non fu la panacea, infatti, per stare sul tema della guerra, il mercato con i suoi trafficanti rifornisce di armi, sempre più complicate e tecnologicamente avanzate, tanti stati belligeranti sparsi nel mondo. I quali, senza scrupoli, si mettono sotto i piedi la convenzione dell’Aia, che recita: l’uso della forza deve essere limitata ai belligeranti e, solo collateralmente, interessare la popolazione civile; essere circoscritta agli obiettivi militari; escludere armi particolarmente insidiose e micidiali; essere delimitata alle zone di guerra. A questo punto c’è da chiedersi se queste regole abbiano ancora un senso in teatri di guerra come quello ucraino o come quello che fu in Jugoslavia. Limitandoci a questi due esempi capiamo che “la guerra è un atto di forza che ha lo scopo di costringere l’avversario a sottomettersi alla volontà dell’altro, l’espressione della forza è il tratto dominante della guerra, cioè una forza mortale e violenta priva di regole e di norme” che manda al macero le convenzioni e rende inutili gli appelli contro le stragi di innocenti e contro la distruzione di opere civili, storiche e culturali.

Ricordiamoci, inoltre, che con la prima guerra mondiale ci fu il passaggio dalla legittimità della guerra alla legalità della stessa, cioè il diritto internazionale bellico non era più interessato alla giustificazione del conflitto, ma, piuttosto, al regolamento della violenza tra i belligeranti. Dal mio punto di vista ciò significa che la guerra resa legale rende inutili le tante denunce sui crimini di guerra, perché puntualmente e ipocritamente giustificati come “effetti collaterali”; un’ipocrisia che distoglie l’attenzione sul fatto che a produrre quei crimini è sempre la guerra, seppure ammantata di legalità, essendo strutturalmente una forza mortale, violenta e incontrollabile nella sua progressiva intensificazione ed estensione. Richiamo l’attenzione sul fatto che denunciare i crimini di guerra da un po’ di tempo a questa parte non ha più senso, considerato che la prima vittima in tutte le guerre è sempre la verità, di conseguenza scompaiono i colpevoli e restano solo vittime e macerie.

La negazione della verità in tempi di guerra è suffragata soprattutto da quando i mercenari sono reclutati come supporto degli eserciti che si affrontano, si tratta di soldati di ventura che apparentemente non rispondono a nessuno, essi sono anonimi e come tali liberi di usare armi di qualsiasi tipo (anche non convenzionali), compiere misfatti nei confronti dei civili innocenti, combattere senza tregua e pietà pur di portare a termine la ben retribuita missione affidatagli da uno o più contendenti. Non posso dire che i crimini di guerra non mi turbano e creano ansia, però la paura che mi assale è quella causata dalla guerra, perché la guerra stessa è un crimine totale, spaventoso quanto crudele in tutte le sue dimensioni e manifestazioni. Per me non esistono guerre giuste per imporre la pace, secondo l’asfissiante retorica propagandistica che accompagnano certe “missioni speciali”, come pure non esiste una guerra più cattiva di un’altra; chi vuole un mondo dominato dalla pace, lo deve costruire con la pace non con il sanguinario confronto degli eserciti, perché, come dicevo, la guerra quando esplode è come lo tsunami: una forza mortale e violenta che non conosce ostacoli, regole e norme.  

Ciò che sta succedendo in Ucraina con le devastazioni di scuole, ospedali, asili, condomini vissuti da bambini, donne, anziani, gente inerme ecc. è lo stesso spettacolo di sangue già visto in Jugoslavia, anch’essa nel cuore dell’Europa, e, definita “guerra giusta” pur senza mandato dell’Onu e tanto strombazzata dai mass-media come missione umanitaria. Sarebbe utile conoscere alcuni esempi degli effetti provocati da una “guerra giusta”: Grdelica, una bomba Nato colpisce un treno provocando 55 morti civili; un aereo Nato colpisce un autobus vicino a Pristina, 47 civili restano uccisi; l’ospedale e il mercato di Nis sono colpiti da una bomba, 20 i civili morti; a Surdulica nuovamente colpito un ospedale altri 20 morti; l’elenco potrebbe andare avanti non so per quanto. A questo punto chiediamoci qual è la differenza tra queste vittime causate dalla Nato nel corso di una “guerra giusta”, dalle vittime di una “guerra cattiva” causate dall’attacco russo all’Ucraina. La guerra, è evidente, non crea distinzioni, pianifica il male e l’orrore per qualsiasi motivo essa insorga.

Basta. Non ho più voglia di scrivere di guerra, adesso contemplo Guernica, il simbolo della protesta universale contro la guerra e monumento alla disillusione, alla disperazione, alla distruzione. Un consiglio: fattelo anche voi.

Nell’immagine: Opera di graziano Pintori

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