Hanno stracciato le vesti della legge sul servizio sanitario nazionale per un pugno di danari

18 Febbraio 2023

[Mario Fiumene]

I principi di una tra le leggi più importanti dell’Italia moderna sono stati stravolti o meglio la veste di quella legge è stata “stracciata e venduta al mercato”. Una legge che all’art. 1 dice che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività mediante il Servizio Sanitario Nazionale.

La dimostrazione dell’avvenuto “strappo” ci viene data dall’essere venuto meno quanto enunciato nell’art. 46 (Mutualità volontaria) della citata legge 833, fortemente voluta dall’allora Ministro della Salute Tina Anselmi: «La mutualità volontaria è libera. È vietato agli Enti, Imprese ed aziende pubbliche contribuire sotto qualsiasi forma al finanziamento di associazioni mutualistiche liberamente costituite aventi finalità di erogare prestazioni integrative dell’assistenza sanitaria prestata dal servizio sanitario nazionale».

Le cause della situazione odierna vengono da lontano: il taglio del finanziamento alla sanità introdotto nelle varie finanziarie, soprattutto con il blocco del turnover ha portato gravi conseguenze nelle dotazioni di personale. La paralisi organizzativa provocata dalla scelta di ridurre drasticamente il numero delle ASL e delle Zone/Distretto, l’aperta ostilità di varie sigle sindacali al riordino della medicina del territorio tra le cause più conosciute. Già anni addietro era accaduto che il direttore generale di Confindustria, Innocenzo Cipolletta, affermasse sul Sole 24 ore del 23 agosto 1997: “L’intervento pubblico va limitato a chi ha bisogno. Agli altri va data libertà di scelta – L’assistenza per tutti è contro l’equità”.

Negli anni 90 il Governo di centro sinistra decise di ridimensionare la sanità pubblica e quindi di fare spazio al privato. Il SSN per troppi anni è stato sottoposto a interventi contrari al rispetto dei principi costituzionali e dei diritti umani fondamentali, assecondando l’idea che il mercato avrebbe comunque potuto sostituire buona parte della sanità pubblica, quella più in grado di generare profitti. Quella riforma cancellò il divieto di ricorrere a prestazioni integrative e il divieto di scaricare su altri i costi dell’eventuale assistenza integrativa volontaria.

Oggi sono tante le Aziende private che inseriscono nei contratti di lavoro dei “benefit di salute” (al posto di incentivo economico) che altro non sono che doppioni delle prestazioni previste dal SSN e purtroppo questi benefit sono stati accettati anche da grandi organizzazioni sindacali: a partire dal settore metalmeccanico!! Qualcuno sostiene che in assenza di sostanziali interventi straordinari e di un grande lavoro trasformativo sul piano culturale e politico, la «non autosufficienza» è destinata ad aggravarsi e gli italiani sono destinati a vedere la propria salute sempre più condizionata dalla loro situazione socioeconomica.

Il governo Meloni, in piena crisi economica, quindi con evidenti difficoltà finanziarie, di fronte alla crescita del costo complessivo della sanità (causata anche dalla pandemia), ha deciso di de-finanziarla ricorrendo nuovamente ai tagli lineari e ribadendo i tetti alle assunzioni.

Con la pesante situazione economica che abbiamo è impossibile fare quello che abbiamo sempre fatto cioè favorire le clientele e, nello stesso tempo, rispettare i diritti anche se ridotti al minimo e all’essenziale. Oggi è possibile rifinanziare il pubblico secondo le sue necessità a costo zero cioè usando i soldi che fino ad ora abbiamo speso per finanziare il sistema delle convenzioni e delle assicurazioni.

Bisogna che il privato sia davvero privato cioè che il mercato sia mercato, basta con il mercato protetto, torniamo all’art. 46 della 833 che prevedeva due forme di assistenza una pubblica e una convenzionata. La famosa “seconda gamba” invece che essere una stampella si è rivelata un ostacolo che fa cadere (precipitare) e da tale caduta del SSN non ci potremo rialzare nemmeno con i miliardi del PNRR.

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Nell’immagine: Indispensabili infermieri -2020-06-09 © Massimo Sestini. fotografia dall’Ospedale di Santa Maria Nuova, l’Ospedale più antico del mondo che esercita ancora dove è stato costruito, l’Ospedale dove Leonardo Da Vinci compiva i suoi studi autoptici e dove Monna Tessa, nutrice di Beatrice Portinari (la Beatrice di Dante), dedicandosi alla cura dei malati fondò l’Ospedale e la congregazione delle suore oblate ospitaliere di S. Maria Nuova, le prime suore infermiere.

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