Hey MAN 2

1 Luglio 2008

Annamaria Janin

Continuiamo il dibattito su MAN e piazza Satta con un intervento ‘controcorrente’ di Annamaria Janin (Ndr). La crociata scatenata ormai da mesi contro il progetto per un ampliamento della sede del museo MAN, il cui prospetto dovrebbe affacciarsi sulla piazza Sebastiano Satta, non accenna a placarsi rinfocolando antiche tensioni. Una mobilitazione mai vista con ricerca, anche capziosa, di adesioni, raccolta di firme di artisti studiosi e accademici, affermazioni apodittiche, paragoni strabilianti (con Place de la Concorde!|) che lasciano stupefatti. E che si ccumulano ad inzeppare il sito approntato dal “Comitato per la salvaguardia della Piazza”, accuratamente e molto democraticamente depurato di ogni sia pur moderato intervento contrario, oltre che del parere di autorevoli addetti ai lavori come Gillo Dorfles e Achille Bonito Oliva per limitarci solo ad alcuni nomi. Per non dire delle prese di posizione a volte irrispettose del presidente della Fondazione Nivola Ugo Collu, che rasentano l’insulto e rivelano una carica di ostilità che si spiega solo con qualcosa di non confessato ma evidente: la rivalità fra enti contrapposti. Cioè da un lato la Fondazione Nivola e, dietro le quinte ma neanche tanto, la casa editrice Ilisso; dall’altro il museo MAN, reo (anche se nessuno lo ammette) di avere oscurato i due colossi preesistenti con la sua modernità e dinamicità. Tutto secondo copione, nella miglior tradizione cittadina di veleni sotterranei e rancori sedimentati, come d’altronde insegnano i suoi scrittori. Con un particolare, in aggiunta, molto concreto e tutt’altro che trascurabile: il sostanzioso flusso di denaro che attualmente viene convogliato verso il nuovo Museo, e che costituisce un realistico contraltare a tante parole alate. Personalmente non sono entusiasta del progetto approntato perché mi sembra banale, quasi che sull’invenzione prevalesse la preoccupazione di creare il minimo disturbo. D’altronde si sa: tutte le volte che si tratta di inserire in un centro storico un edificio, che costituisca flagrante testimonianza architettonica contemporanea, capita che susciti reazioni contrastanti. Comunque per quanto riguarda il caso in questione penso che anche un progetto non eclatante sia meglio della chiusura provinciale e dell’immobilismo. E che dal non entusiasmo per il progetto ad appoggiare argomentazioni apocalittiche sullo snaturamento della piazza a causa dello stesso, ce ne corre; anche perché penso che il movimento indotto dal transito di opere e/o visitatori diretti al Museo potrà in ogni caso giovare alla piazza stessa, vivificandola. Senza contare che adesso come adesso non solo non è vissuta, ma è notevolmente degradata, cosicché si può tranquillamente affermare che la piazza voluta a suo tempo da Nivola non corrisponde più ai suoi intendimenti. E questo da un bel po’ di tempo. Come mai chi ne difende a spada tratta l’intoccabilità sembra non essersene accorto? Non solo: in un articolo apparso su “L’unione sarda” dell’otto novembre 1985, lo stesso Nivola denunciava pubblicamente lo stato d’incuria in cui versava la piazza a vent’anni dalla realizzazione, lamentando sia l’invasione delle auto sia la trascuratezza nella manutenzione e in particolare la mancata reimbiancatura degli edifici che sulla piazza si affacciano. E concludeva amaramente: “Ci sono dei progetti che l’artista non dovrebbe realizzare, che dovrebbero restare utopici. Il fattore tempo e luogo non sono ancora propizi”. Proprio nessuno ha letto quell’articolo o lo ricorda? Chissà come giudica adesso Costantino Nivola, dall’alto del suo scanno nell’olimpo degli artisti, lo spettacolo poco edificante offerto da questa polemica in difesa della “sua” piazza: quella reale e non quella utopica! E’ evidente che chi è di parte non può essere obiettivo, però continuare a chiudere gli occhi davanti a tutti gli scempi che hanno stravolto la città di Nuoro e mobilitarsi invece solo per la conservazione di quella piccola piazza, degradata com’è (ma l’hanno “vista” veramente quelli che si sono schierati?) rivela un atteggiamento quanto meno disinformato, o strabico per non dire decisamente pretestuoso.

16 Commenti a “Hey MAN 2”

  1. Mario Mannu Boi scrive:

    Ma guarda un po’. Il Comitato Piazza Satta è antidemocratico perché nel suo sito propone una sua visione faziosa delle cose e opinioni a sostegno delle sue idee e non quelle di chi si è schierato diversamente.
    E il sito creato dal Man ? Lo ha visto ? Non fa la reclame a senso unico al suo progetto insolente di ampliamento? E sulle pagine dei giornali a pagamento il Man non fa propaganda sulle sue idee. E a Festarch? Hanno forse chiamato a dibattere con quelli del Man e quelli a favore del progetto, uno, dico uno che portasse un’altra opinione. Alla Janin sfugge però un punto serio. Il Man riceve cospicui finanziamenti pubblici e dovrebbe dare la parola a tutti nel suo sito, soprattutto sull’ampliamento della sua sede finanziato anche questo con fondi pubblici. Festarch l’abbiamo pagata tutti noi, anche noi che pensiamo che l’ampliamento del Man sia sbagliato e non eravamo, guarda un po’, rappresentati in quel dibattito senza contradditorio sul buon-bel progetto.
    Il Comitato Piazza Satta non prende finanziamenti pubblici e porta le sue idee in modo partigiano, non è il suo sito neutrale e lo dichiara in premessa. Si sta autofinanziando, non ha un web master ma dispone di un po’ di volontari. Capisce la differenza? Se no chieda a Bonito Oliva che di queste insignificanti questioni ha molta dimestichezza e esperienza.

  2. Nico Sardo scrive:

    Nivola amava le case di piazza Satta, infatti ne ha buttato giù un isolato per realizzarla.

  3. Marcello Madau scrive:

    Abbiamo aperto il dibattito sul MAN. La nostra posizione è stata delineata, con discrezione ma chiarezza, nel numero precedente: pur tuttavia riteniamo che ci siano motivazioni interessanti dall’una e dell’altra parte, e perciò se ne debba discutere. Come nostra tradizione, abbiamo ospitato due autorevoli interventi di natura e posizione diversa, quello di Sandro Roggio nello scorso numero e quello di Annamaria Janin. Ora però stanno arrivando commenti con nomi fasulli. E strani indirizzi e-mail. Nel web succede, ma così’ non si fa onore al dibattito, come i toni personalistici e offensivi che talora queste e-mail contengono. Possiamo solo dire che il coraggio delle proprie opinioni e identità non è evidentemente un patrimonio di tutti. In ogni caso il nostro quindicinale non si trasformerà in un’arena per insulti e imboscate varie mascherate. Che discussione sia, perciò. Non a bocca aperta ma a viso aperto, e corretta.

  4. Luigi Melis scrive:

    Il comitato in difesa di Piazza Satta sarebbe antidemocratico perché pubblica nel suo sito le opinioni in favore delle sue idee e non quelle di chi gli va contro? Ma che strano. Invece il sito creato dal Man per affermare il suo progetto arrogante e irrispettoso di ampliamento, cosa fa? Con la differenza che il sito del Man è stato pagato con i soldi dei cittadini, anche di quelli che non la pensano allo stesso modo, così come le pagine pubblicate a pagamento sui giornali, così come l’incontro a Festarch dove Bonito Oliva e tutti gli altri non sono certo venuti gratis, così come il sontuoso dépliant pubblicato in quella occasione, ecc. ecc.

  5. Angelo Liberati scrive:

    L’intervento che ha inviato Annamaria Janin, relativo alla polemica sulla Piazza Satta di Nuoro, testimonia la volontà e la consapevolezza che oggi, più che mai, è necessario esprimere chiaramente il proprio punto di vista su argomenti che ci coinvolgono direttamente come addetti ai lavori e qualche volta anche come cittadini. Sembra però che questa necessità di chiarezza, non solo non è sentita da tutti, ma soprattutto fa scattare moti di indignazione, a prima vista ingiustificati, soprattutto da parte dei lettori di un giornale come il manifesto sardo. Sarebbe comprensibile la reazione dei pochi interessati al “malloppo”, ma da parte dei più o meglio dei fruitori, sarebbe giusto aspettarsi un sano e aperto confronto/dibattito, tendente ad illuminare ciò che i nostri occhi saranno costretti a vedere negli anni a venire. E invece no! La piazza è sacra. Quindi arrivano commenti più o meno offensivi,quando non intimidatori. Ma come insegnano casi nazionali, ben più inquietanti, cosa c’è di meglio di una sana trasparenza? Oppure è la trasparenza che inquieta?
    Condivido l’intervento della Janin. Non impazzisco per la piazza Satta. Il pittore Panzino, di solito molto rigoroso, per quest’ultima ha evocato la fontana di Trevi. Probabilmente il collegamento con il Man potrebbe dare alla piazza pensata da Nivola, quel soffio di vita che la piazza romana ha e che l’autore aveva immaginato e mai visto realizzato, come testimonia l’intervento sull’Unione Sarda del 1985 citato dalla Janin.
    Angelo Liberati

  6. Mauro Cossu scrive:

    Ho letto l’intervento di Annamaria Janin e i commenti a seguito. E ricordo anche i precedenti riportati dai quotidiani locali. Alcune voci sono state censurate, altre presentate in maniera distorta e frammentaria, con il vago sospetto che dietro alcune operazioni di taglio e cucito ci fosse la febbrile attività di un sarto maldestro, abituato a confezionare non capi firmati ma anonimi grembiulini.
    Il Manifesto Sardo, in questo contesto, è una voce fuori dal coro.
    Penso che il dibattito non possa tuttavia continuare ad essere relegato in ambiti strettamente circoscritti all’amletico dilemma sull’ampliamento della struttura museale ma vada trasferito su un territorio più vasto.
    Si può parlare serenamente in Sardegna di arte contemporanea? Può, la stessa materia essere animata e stimolata dal sistema politico? No comment.
    Si assiste alla riscoperta (!) dell’architettura, magari con la partecipazione degli stessi palazzinari che ci hanno consegnato non solo i problemi della città lineare ma anche le contraddizioni dell’hinterland….
    Si dice che tutto sia fermo ma dalle mie parti non ho mai visto passare tante betoniere come in questo periodo. Non ti lasciano aprire una finestra nel bagno di casa ma spianano la via alle colate di cemento intelligenti.
    Ma etica ed estetica non sono certo una prerogativa di chi è solito vendere opere realizzate post mortem e spacciare per diamanti dei fondi di bottiglia, dietro la copertura di una fantomatica fondazione.

  7. Claudia Gambioli scrive:

    Riguardo alcune mail ingiuriose giunte al Manifesto, Marcello Madau, della redazione, giustamente censura. Ma non si sarebbe dovuto censurare il pezzo della Janin per intero che pur non ricorrendo al turpiloquio sparge veleno e sospetti senza mai circostanziare le sue affermazioni e senza aggiungere il benché minimo elemento costruttivo al dibattito?
    Cara Janin, invece di liquidare come “apocalittiche e apodittiche” le argomentazioni di quelli a favore del rispetto di Piazza Satta, perché non prova a contestarle entrando nel merito delle osservazioni? Queste non sono così semplicistiche come lei le presenta. Ma forse analizzarle e controbattere restando in tema è più difficile che lanciare accuse non verificabili a destra e a manca.
    Attenzione poi, Dorfles non ha mai detto di essere a favore di “quel” progetto di ampliamento del museo, ha detto solo di essere a favore di un museo nella piazza: e su questo, guarda un po’, sono tutti d’accordo. Quanto a Bonito Oliva, vogliamo parlare del fatto che ha lavorato più volte per il Man e ne è stato pagato profumatamente? Ci aspettiamo forse che sputi nel piatto in cui mangia? Non vorrei essere maligna, ma temo che lo stesso valga per la maggior parte degli artisti e dei critici che si sono dichiarati a favore del progetto. La collaborazione con un museo che dispone di due milioni di euro all’anno di fondi (più della maggior parte dei musei italiani, e infinitamente di più di qualsiasi altro museo sardo) è meglio tenersela cara.

  8. Aldo Medde scrive:

    Sono un appassionato d’arte e seguo da sempre con molto interesse l’evoluzione del MAN. Conosco la serietà e la professionalità della dottoressa Collu, e questo mi basta per capire che dietro il progetto d’ampliamento del MAN non c’è altro che lavoro e buona fede. sono molti quelli che non hanno capito i molteplici benefici per nuoro e per la Piazza Satta che porterà con se questo intervento (le loro motivazioni sono per lo più di carattere ideologico…..altre sono apertamente faziose e basta).
    Ne approfitto per chiarire alcune affermazioni imprecise: la pagina di pubblicità uscita nella Nuova e nella Unione per promuovere il progetto d’ampliamento del MAN (contenenti la lettera di Marcello Fois a Cristiana Collu, la lettera di supporto al progetto da parte del AMACI, la lettera del prof. Aimerych) è stata concessa da un numeroso e ben motivato gruppo di amici del Man di cui faccio parte. La diffusione del progetto d’ampliamennto del Man la abbiamo fatta in siti diversi di quello ufficiale del Man (proprio perché la dottoressa Collu non ha permesso il suo utilizzo). Per finire: per l’intervento a Festarch il critico Achille Bonito Oliva non ha chiesto niente (la sua amicizia con la dottoressa Collu è nota a tutti). le spese di vito e alloggio sono state a carico degli amici del Man.

  9. Mimmia Casu scrive:

    Posso permettermi di dire che non è chiaro quello che scrive l’amico Aldo.
    La pagina a pagamento sui giornali è stata “concessa” ( cioè pagata?) da un gruppo di amici del Man? Vuol dire che il Man lascia che si pubblichi con il suo logo una pagina pagata da un gruppo di sostenitori? Senza dirlo giusto per rigraziare..?
    E poi. Perchè mai se i relatori di Festarch erano retribuiti e ospiti della Regione, Bonito solo lui era ospite degli amici del Man? Ma che confusione è questa?
    Perchè la direttrice non ci spiega chi ha pagato la pagina? e chi ha ospitato Bonito?

  10. Aldo Medde scrive:

    il mio intervento e chiaro: come tutti i grandi musei, anche il Man ha un gruppo di amici (persone che supportano iniziative una tantum che non possono essere coperte dal museo). l’unica richiesta di questo gruppo di amici è il rispetto della loro privacy. Per quel che riguarda le pagine pubblicitarie per promuovere il progetto d’ampliamento del Man, è chiaro che il contenuto e l’elaborazione grafica è tutta del Man…noi amici del Man abbiamo pagato lo spazio nei giornali (senza chiedere niente a cambio)..mi sembra chiarissimo. per finire ABO è andato a Festarch invitato dal Man, non dalla Regione che ha patrocinato soltanto gli interventi artistici del museo.

    più chiaro di cosi!

  11. Simone Manca scrive:

    Non per mettere in dubbio quanto scrive Aldo Medde, ma è curioso che, a differenza di tutti gli altri gruppi di Amici del Museo di cui si ha notizia, questo non abbia mai reso nota la sua esistenza, e si palesi solo ora che vengono fatte rilevare le scorrettezze del Man nell’uso del denaro pubblico. Strano anche perché 1. è comunque nell’interesse del museo far sapere che può contare su gruppi di sostenitori esterni; 2. la delicata questione dell’uso dei fondi pubblici non dovrebbe essere sfuggita alla direttrice, e dovrebbe averla spinta a chiarire da subito che quelli utilizzati dal museo tali non erano: bastava una semplice e discreta dicitura in calce ai materiali a stampa e al sito. Quanto a Festarch, e al fatto che la regione abbia pagato solo per gli interventi artistici, ci risulta che fra questi rientrino il “Tour della vittima” di Paco Cao e l’installazione di Leonardo Boscani, ambedue – quando si dice il caso! – mobilitati nell’incontro in difesa dell’intervento di modifica di Piazza Satta. Un museo che ha tanti soldi e tanta autonomia quanto il Man non ha comunque problemi per sdebitarsi con chi prenda le sue parti. A questo proposito, in nome della trasparenza, sarebbe interessante dare un’occhiata ai suoi bilanci, per capire come vengono spesi i fondi che riceve e a chi vanno. Ma chissà perchè, non sono tanto sicuro che su questo punto la direzione del museo ci verrebbe incontro.

  12. Marzia Marino (Conservatore Museo Nivola) scrive:

    La “mobilitazione mai vista”, così la definisce la Janin, è tutt’altro che “capziosa”, anzi assolutamente spontanea, e somma il disappunto della popolazione per una serie di interventi regressi da parte degli Amministratori su palazzi storici e su quartieri di pregio della città, rasi al suolo senza preavviso e senza dibattito.
    Non è corretto, senza dare documentazione in merito, alludere ad antiche tensioni e rivalità fra enti quando si parla del rapporto fra il MAN e la Fondazione. Le due istituzioni, pur operando entrambe nell’ambito dell’arte contemporanea, hanno finalità differenti e non confliggenti. La Fondazione gestisce un museo monografico e ha al primo punto del suo Statuto lo scopo di promuovere ed attuare studi e ricerche, convegni, seminari, mostre e ogni altra forma di iniziativa tendente alla tutela e valorizzazione dell’opera e alla divulgazione del messaggio artistico e umano di Costantino Nivola.
    Fuori luogo, poi, parlare di “colosso” a proposito della Fondazione che ogni anno si sostiene con un finanziamento di soli € 200.000, la cui metà circa (€ 94.000) è impegnata nei costi di vigilanza, con l’altra parte si coprono, a malapena, le spese del personale (una segretaria e un conservatore), telefono, luce, pulizie, manutenzione, senza prebende di nessun tipo per gli Amministratori che danno la loro qualificata opera per puro volontariato, dal presidente, ai consiglieri fino ai tre esperti. Cosa, quest’ultima, unica in Sardegna e forse in tutta Italia.

  13. Marcello Madau scrive:

    Dal punto di vista delle letture, questi articoli sul Man sono un successo. Dal punto di vista della discussione, un po’ meno. Come abitudine prevalente nel paese e nei suoi scenari mediatici, ecco insulti, attacchi personali, presenze taroccate (sotto forma di indirizzi e-mail e nomi fasulli, che cerchiamo, non sempre riuscendoci, di non pubblicare), che prevalgono su una tenzone più educata, comunque assai tesa. Marx ci ha insegnato che le sovrastrutture – vi sarebbero compresi i beni culturali e le idee di tutela – dipendono dalla struttura, ovvero da forze e rapporti dell’economia, e non si stupirebbe di questo tipo di scontro. Ma il fatto che la discussione si dedichi più a questioni di registratori di cassa che al problema culturale sollevato, è assieme eccessivo e significativo, da paleo-economia; lo stesso Marx probabilmente accetterebbe le osservazioni della moderna antropologia francese che ci spiega come ‘l’ideale’, governando l’economia, diventi struttura. Attendiamo allora qualche intervento che dica perché le modifiche architettoniche del MAN vanno bene o perché no, se e come la piazza è un bene culturale, se e in che modo deve essere tutelata. Non è necessario mettere in discussione la bravura dei diversi schieramenti culturali, invocare memorie antiche o successi contemporanei per giustificare o rifiutare la tutela. Invitiamo a commenti che affrontino il tema della congruenza delle modifiche proposte, in modo che tutti possano capire meglio

  14. Mimmia Casu scrive:

    Se mi permettete di intervenire un’altra volta con sole due righe vorrei far notare anzitutto che grazie a questo sito ottimo e libero possiamo dibattere di un argomento che ci sta a cuore. Mando all’amico Aldo una mail più lunga per significare che forse ha ragione Madau a dire che si dovrebbe entrare nel merito del progetto. Purtroppo neppure l’articolo della Janin lo fa. Anzi sono stati gli argomenti da lei portati a spostare la discussione, che così ha preso una strada sbieca. Se si rilegge l’articolo si capisce cosa voglio dire. Grazie a voi per il bellissimo lavoro che fate per darci questa rivista che leggo e diffondo. M. Casu Nuoro – Seuna.

  15. Sebastiano Poggiu (Coordinatore del Comitato) scrive:

    Non si può che concordare con le osservazioni fatte da Marcello Madau a nome della redazione: il dibattito indubbiamente ignora la questione centrale, il senso dell’intervento di modifica della Piazza Satta, sul quale era già intervenuto Sandro Roggio. Il punto è che i commenti incriminati non rispondono a Roggio (le cui argomentazioni sono complesse da confutare) ma a Janin, il cui articolo pecca, dispiace doverlo rilevare, proprio nel senso indicato da Madau. Vale a dire che, sorvolando sull’aspetto culturale, sociale e sui risvolti teorici che questo implica, lancia accuse non documentate né documentabili e utilizza argomentazioni speciose (come quella in nome della quale la passata indifferenza della comunità locale per i problemi urbanistici giustificherebbe l’indifferenza verso un ventilato scempio attuale). Il Manifesto Sardo non dovrebbe quindi rimproverare ai suoi lettori di aver accettato il livello di dibattito che esso stesso ha proposto. Il Comitato Piazza Satta http://www.comitatopiazzasatta.com , cui sta a cuore unicamente la salvaguardia della piazza e non solo, è lieto di accogliere l’invito di Madau a ritornare al tema originario della discussione. Ma per riportare il discorso sui giusti binari la sede più adatta non è quella di un commento. Chiediamo quindi alla redazione di ospitare un intervento dell’ampiezza appropriata, nel luogo più appropriato ad accoglierlo, cioè tra gli articoli.

  16. Marcello Madau scrive:

    Caro Poggiu, innanzitutto non ho parlato a nome della Redazione ma, firmandomi, semplicemente mio. Però trovo non corretto dire che i commenti rissosi siano la conseguenza del livello del dibattito proposto dal Manifesto Sardo e nello specifico conseguenza dell’articolo di Anna Maria Janin. Non si fatica a cogliere, anche in questa rissosità, una certa specificità. In ogni caso Anna Maria, con un suo punto di vista autonomo, ci aiuta a localizzare le posizioni in atto e a ben vedere critica posizioni capziose e attacchi personali, dà infine una propria opinione sul rapporto fra contemporaneità e conservazione. Vedremo, con valutazione redazionale, se ospitare più interventi di ‘ampiezza appropriata’, ma anche 1500 battute non sono da trascurare e possono a nostro avviso bastare per commenti relativi al tema della discussione, che auspichiamo, riservandoci ovviamente di non pubblicare commenti fuori tema.

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