I diritti negati della salute mentale

12 Luglio 2014
Foto Roberto Pili - Gisella Trincas
Roberto Loddo

Un treno senza conducente. La metafora più efficace per descrivere l’assenza di politiche sanitarie della Regione Sardegna nel sistema della salute mentale. Una situazione intollerabile rappresentata dal silenzio del nuovo governo regionale. La denuncia parte dalla lettera dell’associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica indirizzata al Presidente Pigliaru e l’assessore alla salute Arru. Una lettera che fa il punto sulle criticità locali indicando precise proposte e rivendicando: “scelte economiche coraggiose finalizzate a garantire, su tutto il territorio regionale, servizi sanitari e sociali di qualità ed efficacia, orientati a percorsi di guarigione e di empowerment”.

Ambulatori o Centri di salute mentale? Gisella Trincas, presidente dell’Asarp, denuncia l’assoluta mancanza di percorsi di cura personalizzati orientati alla guarigione e alla presa in carico globale: “I servizi di salute mentale si sono ridotti a pura attività ambulatoriale con visite periodiche finalizzate al controllo e alla prescrizione farmacologica”. Non è la prima volta che l’associazione dei familiari più rappresentativa in Sardegna sollecita le ASL sarde e la Regione ad assicurare sostegno alle circa 30.000 persone in carico ai servizi di salute mentale. Purtroppo senza alcun risultato concreto.

Guarire si può, ma con casa, lavoro e affetti. Un’immagine desolante rappresentata dalla maggior parte dei servizi di salute mentale in Sardegna, dove come dichiara la presidente Asarp: “operano ambulatori psichiatrici aperti qualche giorno alla settimana, con pochissimi operatori sprovvisti di strumenti operativi, impossibilitati a costruire percorsi di cura riabilitativi, impossibilitati a garantire interventi domiciliari tempestivi e continuativi”. I servizi di salute mentale sardi sono fortemente improntati più all’aspetto medico farmacologico piuttosto che sui percorsi riabilitativi e di inclusione sociale. L’Asarp propone alla nuova giunta regionale un cambio radicale di rotta che rafforzi e valorizzi le risorse umane, finanziarie e culturali indirizzate alla restituzione di una vita normale fatta di lavoro, di casa e di relazioni affettive.

Le leggi stravolte. In Sardegna si era avviato, durante la Giunta Soru, un processo di profondo cambiamento culturale nei servizi di salute mentale, nel pieno rispetto delle leggi esistenti. Ma come denuncia la lettera: “Questo processo si è drammaticamente interrotto durante la Giunta Cappellacci e la gestione della sanità pubblica da parte degli Assessori Liori e De Francisci. Da oltre cinque anni, quindi, i servizi territoriali di salute mentale si sono impoveriti di risorse umane e finanziarie, e le pratiche coercitive hanno ritrovato legittimazione nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura. Le norme regionali e nazionali sono state completamente disattese e stravolte”.

Meno attesa e più interventi mirati. Gli operatori dei servizi fanno ciò che possono, ma ciò che possono è veramente troppo poco rispetto alla molteplicità e complessità dei bisogni espressi da chi soffre tutti i giorni dell’anno, e il cui carico assistenziale ed emotivo grava prevalentemente sulle famiglie. Per questi motivi l’associazione Asarp rivendica: “un cambio di atteggiamento dei servizi di salute mentale, come indicato dal Progetto Obiettivo Nazionale della Salute Mentale non più incentrato sulla cosiddetta attesa (aspettare che l’utente arrivi in ambulatorio), ma mirato ad intervenire attivamente e direttamente nel territorio in collaborazione con le associazioni dei familiari e del volontariato, con i medici di medicina generale e con gli altri servizi sanitari e sociali”.

Tutelare la salute senza legare le persone. Un cambio di atteggiamento necessario in quanto oggi è molto difficile, per i familiari, ottenere una normale visita domiciliare anche in presenza di situazioni difficili, che riguardano appunto le persone che non vogliono andare nei centri di salute mentale Di norma gli interventi domiciliari vengono effettuati esclusivamente per attivare trattamenti coercitivi come il TSO e l’ASO, disattendendo le indicazioni delle norme attualmente in vigore. L’umanizzazione delle cure passa anche attraverso i luoghi della cura, Gisella Trincas propone infatti l’abbandono di qualunque pratica coercitiva come: “legare i pazienti ai letti e tenere le porte chiuse a chiave impedendo il libero movimento delle persone”.

Più psicologi e assistenti sociali. L’associazione dei familiari entra nel merito della presa in carico delle persona con disturbo mentale chiedendo che venga garantita da una equipe multidisciplinare che deve prevedere necessariamente la figura dello psicologo e dell’assistente sociale, poiché come denunciato dall’associazione: “di norma, non viene garantito neppure su richiesta della persona direttamente interessata o della sua famiglia, costringendo gli stessi a rivolgersi a psicologi privati con notevole aggravio del bilancio familiare”.

Farmaci tutta la vita? Sulla terapia farmacologica c’è una grande resistenza da parte di molti medici nel riconoscere il diritto/dovere del proprio paziente di entrare nel merito della efficacia del farmaco e dei suoi effetti collaterali. l’Asarp pensa che le persone debbano essere adeguatamente sostenute anche quando chiedono di interrompere le cure farmacologiche: “Pensiamo che per una buona pratica clinica sia fondamentale il riconoscimento e il trattamento degli effetti collaterali dei farmaci, e quindi l’ascolto e il riconoscimento dell’esperienza maturata dalla persona direttamente interessata”.

Servizi aperti 24 ore e 7 giorni su 7. Per l’associazione dei familiari di Via Romagna: “la scelta dell’organizzazione dei servizi territoriali di salute mentale deve basarsi sulle 24 ore e 7 giorni su 7, con relativi posti letto di accoglienza temporanea, deve ritornare centrale e prioritaria se si vogliono dare risposte tempestive e adeguate ai bisogni di salute mentale dei cittadini”.

Familiari e utenti protagonisti. Concludendo la lettera, l’Asarp chiede alla Giunta Pigliaru la partecipazione delle associazioni dei familiari e degli utenti alla programmazione dei servizi di salute mentale, al monitoraggio e alla verifica: “Chiediamo la riattivazione della Commissione Regionale Salute Mentale e l’attivazione in ogni Dipartimento di Salute Mentale delle Conferenze di partecipazione”.

Non c’è salute senza salute mentale. Il rispetto dei diritti umani nei servizi di salute mentale in Sardegna passa per il contrasto alla discriminazione e l’emarginazione sociale. Solo con l’attivazione di servizi efficaci e adeguati si potrà favorire il reinserimento nella società delle persone che vivono l’esperienza della sofferenza mentale perché la salute e il benessere mentale di una persona sono fondamentali per la qualità della sua vita. Chissà se anche la Giunta Pigliaru avrà la stessa idea.

*nell’immagine Gisella Trincas, presidente Asarp, l’associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica – Foto di Roberto Pili per l’agenzia Rosas Press.

4 Commenti a “I diritti negati della salute mentale”

  1. MARIAA PITTALUGA scrive:

    Il contenuto della lettera scritto in Sardegna potrebbe essere scritto uguale per Genova, malati e parenti viviamo le stesse situazioni da sempre la soffereza e il disagio è diventato intollerante siamo soli a gestire una malattia che ha la stessa dignità di mlattie seguite e curate anche noi vogliamo tentare di stare meglio e possi
    bilmente guarire

  2. Roberto Loddo scrive:

    Grazie Maria, hai fatto bene a sottolinearlo. La lettera dell’Asarp infatti fa seguito alla presa di posizione dell’UNASAM (l’unione nazionale delle associazioni per la salute mentale) sul grave stato in cui versano i servizi di salute mentale in Italia. Le Associazioni aderenti all’UNASAM sono in queste ore impegnate in tutte le regioni d’Italia a fare il punto, regione per regione, sulle criticità locali indicando precise proposte da sottoporre alle autorità locali.

  3. Gisella Trincas scrive:

    Oltre all’ASARP in Sardegna, hanno già preso posizione le Associazioni delle Marche, del Friuli Venezia Giulia, dell’Abruzzo, della Sicilia, del Molise. Stiamo attendendo i documenti dalle altre regioni d’Italia. In Ottobre l’UNASAM terrà, a Roma, una iniziativa pubblica per dibattere su questi punti e indicare soluzioni.

  4. concetta Topa scrive:

    Stessa situazione all’Igiene Mentale di Genova….nessun contatto umano ne per pazienti ne per i parenti. Supporto psicologico inesistente..visitie che si concludono con una pastiglia in meno due gocce in più e ci vediamo ..il prossimo mese !!!

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