Il capitalismo e l’uomo influenzano l’ambiente

2 Febbraio 2023

[Mario Fiumene]

Da anni si moltiplicano gli studi volti a valutare la portata dell’opera di Marx alla luce del tema e delle problematiche ecologiche.

Pungolati dalla crescente consapevolezza della portata della catastrofe ecologica in cui siamo immersi e dell’urgenza che c’è di affrontarla, tali studi hanno cercato di determinare se e in che misura il lavoro di Marx possa far luce sugli annessi e i connessi di questo disastro e aiutare a formulare risposte appropriate per progettare l’uscita da esso. A partire dall’autunno del 1843, dopo essersi stabilito a Parigi, per approfondire la critica della società civile borghese a cui fu condotto sia dalla sua attività di giornalista all’interno della Rheinische Zeitung sia dalla sua rilettura della filosofia del diritto di Hegel, Marx intraprende la lettura dei principali economisti (a partire da Adam Smith e David Ricardo), inaugurando così una ricerca che lo occuperà per il resto della sua vita.

Ma fin dall’inizio Marx sottolinea la specificità dell’unità dell’umanità: «L’attività vitale cosciente dell’uomo distingue l’uomo immediatamente dall’attività vitale dell’animale […]. L’animale costruisce soltanto secondo la misura e il bisogno della specie, a cui appartiene, mentre l’uomo sa produrre secondo la misura di ogni specie e sa ovunque predisporre la misura inerente a quel determinato oggetto; quindi l’uomo costruisce anche secondo le leggi della bellezza».

C’è da chiedersi se l’uomo, di questi ultimi decenni (uomo inteso come specie umana), abbia un attività cosciente di cosa sia vitale per la sua sopravvivenza e se costruisca soltanto secondo la misura…necessaria per vivere bene. Il lavoro per l’uomo dovrebbe essere, agli occhi di Marx, “manifestazione di libertà”: «quindi l’uomo costruisce anche secondo le leggi della bellezza». Ma esagerando con le cose ritenendole buone e belle, si rischia di farle implodere e se queste cose non si trasformano muoiono. Di sicuro non ci crede la gran parte dei giovani. Nei paesi industrializzati cresce una rabbia contro il capitalismo a causa dell’esplosione del costo degli affitti e alla impossibilità di compare una casa. L’aumento dei tassi, l’esplosione degli affitti rende proibitiva la vita nelle città.

I giovani rischiano di prolungare la loro attività lavorativa e la diminuzione delle pensioni (molti dicono che hanno la certezza di non accedere alla pensione). Perché i giovani dovrebbero accettare una macchina che consuma risorse, ma non garantisce benessere a tutti? E’ nota la laboriosità dei giapponesi (orari di lavoro lunghi): ora sta accadendo che proprio dal Giappone giungano proposte di lavorare solo 4 giorni la settimana. La proposta nasce da un filosofo Kohei Saito: egli afferma che si devono rivalutare le tesi di Karl Marx se si vuole fermare la crescita e passare a un ordine economico più sostenibile e più giusto per l’uomo.

Meno mercato e meno crescita: sono soprattutto le donne a fare certe proposte. I giovani con meno di trent’anni pare siano gravati da sentimenti quali frustrazione, rassegnazione e rabbia: per fortuna non tutti. Vedasi i giovani di Fridays for future: loro immaginano un’economia orientata al bene comune, sostenuta da una politica più attiva. Sono giovani che non condividono la tesi degli imprenditori secondo cui gli alti costi necessari per una produzione più sostenibile metterebbero a rischio migliaia di posti di lavoro. Idealismo o giusta visione? Un sistema economico per avere successo nel lungo periodo deve migliorare il tenore di vita del maggior numero di persone: benessere collettivo!! Oggi si produce ricchezza solo per pochi!!

La pandemia ci ha fatto sperimentare un cambiamento proprio riguardo al modo di lavorare con un mutamento delle abitudini sociali: il lavoro da casa ha modificato i tempi di vita. E’ cambiato il modo di fare la spesa per il cibo, per il vestiario (cambiare abbigliamento è stato meno necessario e anche meno voluttuoso), le persone sono rimaste a casa con la famiglia e in alcune situazioni hanno avuto modo di dedicare più attenzione ad anziani.

Se andiamo a rileggere Marx ci rendiamo conto che egli formula, in definitiva, l’ipotesi di un superamento storico del lavoro in quanto attività umana “determinata dalla necessità e finalità esterna” chiusa entro “la sfera della produzione materiale” e del passaggio al “lavoro libero”, inteso come “autorealizzazione individuale” e “primo bisogno della vita”, «l’essere dell’uomo è determinato dalla maniera in cui egli si procura i mezzi di sostentamento».

A coloro che sostengono tesi catastrofiche per i posti di lavoro, si risponde che è certa una crescita significativa nel settore delle rinnovabili, nel riciclo (quello vero!!) dei rifiuti domestici e industriali. Di recente in trenta paesi le emissioni di CO2 sono diminuite mentre l’economia è cresciuta. Certo questo non basta per la salvezza del pianeta Terra. Ma che la qualità della vita sia migliorata non è un fattore trascurabile!! Il capitalismo distrugge l’uomo: bisogna garantire pari opportunità, a partire dalla scuola materna fino alla vecchiaia.

Per garantire ciò si deve perseguire la qualità delle condizioni di vita, di lavoro, degli ambienti di vita: condizioni salubri in tutte le fasi della vita. L’uomo deve prendersi cura di quanto gli è stato affidato invece di sottometterlo a suo dominio.

Insomma una rivoluzione per la vita.

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