Il giorno del ricordo

16 Febbraio 2020
[Marco Ligas]
Il 10 febbraio è il  giorno del ricordo. Si commemora per non dimenticare le vittime delle foibe e al tempo stesso per ribadire l’impegno ancora oggi necessario per porre fine ad un periodo storico piuttosto tormentato che ha coinvolto particolarmente le regioni nord-orientali del nostro paese e quelle croate e slovene.

A distanza di diversi decenni dalla fine della seconda guerra mondiale molti rappresentanti delle istituzioni sottolineano l’opportunità di mantenere viva l’ispirazione che ha promosso il  giorno del ricordo. Lo hanno fatto gli stessi Presidenti dell’Italia della Croazia e della Slovenia, nel corso del 2010, quando hanno espresso l’augurio perché si chiudesse un periodo particolarmente drammatico iniziato negli anni precedenti.
Purtroppo ancora oggi, nonostante i tentativi difficili finalizzati alla creazione di condizioni pacifiche di convivenza tra popoli con storie culturali diverse, stentiamo nel raggiungimento di quegli obiettivi.
Talvolta si ha l’impressione che le popolazioni del nord-est del nostro paese e quelle della vecchia Iugoslavia confinanti con le nostre regioni subiscano ancora con diffidenza le conseguenze dei conflitti luttuosi e comunque tragici vissuti nel corso degli ultimi decenni e trovino difficoltà nel ricreare e praticare quelle forme di convivenza pacifica e rispettosa delle diversità culturali sociali e politiche.
A volte ci si chiede se al 10 febbraio sia stato dato il nome di  giorno del ricordo esclusivamente per rispettare e non dimenticare le vittime delle foibe o per altri motivi. Questo interrogativo è legittimo dal momento che tale ricorrenza viene spesso presentata con imprecisioni storiche e scarsa obiettività.L’errore più clamoroso che si commette è quello di considerare le foibe una conseguenza esclusiva delle conflittualità militari tra le truppe comuniste guidate da Tito e quelle filo-naziste.
Anche alcuni episodi recenti favoriscono questa interpretazione. Come interpretare diversamente la presenza al sacrario di Bavosizza di personaggi come Gasparri Meloni e Salvini che ben poco hanno a che vedere col rispetto della democrazia, della nostra Costituzione e della lotta per la liberazione del nostro paese. La partecipazione ostentata di questi rappresentanti politici può essere interpretata solo in modo strumentale, finalizzato alla conquista di nuovi consensi elettorali. Eppure Il ricordo e il rispetto per le vittime delle foibe dovrebbero essere sempre vissuti senza falsificazioni storiche.
Ma praticare questi principi è difficile. Meglio non parlare delle politiche imperiali dell’Italia, soprattutto di quelle effettuate nei confronti delle regioni iugoslave nella seconda guerra mondiale. Eppure non è difficile collegare quelle invasioni alle reazioni iugoslave e non capire o fingere di non capire che la nascita delle foibe dipenda anche da quelle politiche.
Pur non giustificando affatto la crudeltà di quei crimini, chiunque li abbia commessi, appare del tutto opportuno presentare la storia con la dovuta correttezza, senza negazionismi ma con la dovuta obiettività.
Celebrare la giornata del Ricordo, ha detto il presidente Mattarella, significa rivivere una grande tragedia italiana, vissuta allo snodo del passaggio tra la seconda guerra mondiale e l’inizio della guerra fredda”.
Certamente innegabile quella verità, ma per contrastare quei fatti che hanno provocato la grande tragedia italiana mi sembra opportuno essere più precisi. Diversamente si passa dal negazionismo sulle foibe ancora oggi presente ad un altro negazionismo: quello che giustifica e tace sulle conseguenze delle politiche espansioniste dei governi italiani sino ala seconda guerra mondiale.

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