Il Presidente giardiniere

1 Maggio 2010

deliperi

Stefano Deliperi

“Gli interventi residenziali hanno necessità di cura e manutenzione durante tutto il corso dell’anno, quindi potenzialmente le attività del settore… dell’edilizia, del giardinaggio, dell’impiantistica, potrebbero assumere un importante ruolo nello sviluppo e nell’occupazione locale”. Nel solco delle famose dissertazioni berlusconiane sul futuro dei sardi durante la campagna elettorale delle regionali 2009. Così ha dichiarato il sindaco di Teulada Giovanni Albai durante la seduta del Consiglio comunale dello scorso 23 marzo per perorare la causa della società immobiliare S.I.T.A.S. s.r.l. di “poter variare l’impianto urbanistico complessivo recato dagli attuali PdL e le relative destinazioni d’uso, per adeguarli alle attuali richieste del mercato turistico, con conseguente possibilità di conseguire un miglior risultato imprenditoriale dell’operazione attraverso un più razionale impiego delle aree a propria disposizione”.  E così ha approvato all’unanimità il Consiglio comunale di Teulada con deliberazione n. 11 del 23 marzo 2010.

Prende sempre più chiara forma il progetto turistico-edilizio sulla costa di Teulada, da Capo Spartivento a Tuerredda, a Malfatano.   Uno dei grandi tratti di costa (circa 35 km.) ancora in gran parte integri del Mediterraneo.    Rocce, piccole calette (Tuerredda, Campionna, Piscinnì), ambienti dunali, stagni (Piscinnì, Tuerredda), porti naturali già utilizzati in antichità (come la Merkat fenicia nel rìas di Malfatano).

Il Servizio tutela paesaggistica di Cagliari ha confermato (nota n. 9782 del 26 marzo 2010) quali siano le intenzioni comunali: “spostare i volumi previsti nei sub-comparti E1-h ed E1-i, con la variante al PUC in adeguamento al P.P.R., nel pieno rispetto della vigente normativa regionale”, ricordando che “comunque si dovranno obbligatoriamente percorrere i procedimenti di attivazione previsti dalle normative di riferimento, comprese le valutazioni paesaggistiche di cui al D.Lgs. 42/2004 e quelle di impatto ambientale”.   Insomma – bontà loro – nessuno spostamento automatico, come appariva inizialmente nei disegni comunali (deliberazione Consiglio comunale Teulada n. 37 del 3 ottobre 2008).

In estrema sintesi è stato deciso di modificare lo strumento urbanistico comunale per venire incontro alle richieste della Società immobiliare: la rilocalizzazione di volumetrie (33.500 metri cubi), l’acquisizione di concessioni demaniali sulle ridotte spiagge e, soprattutto, la drastica decurtazione della quota alberghiera con la destinazione del 25% delle volumetrie a ville. L’intento, in pratica, è di “variare l’impianto urbanistico dell’attuale piano di lottizzazione per adeguarlo alle richieste del mercato turistico”, come ha riporta fedelmente La Nuova Sardegna, nell’edizione del 25 marzo 2010.  L’iniziativa è propedeutica a un futuro accordo di programma Comune – Regione – Privato.

Più ville e meno alberghiero.   Come se non fosse ancora chiaro, con la successiva deliberazione n. 13 dell’1 aprile 2010, il Consiglio comunale di Teulada, accogliendo le istanze della Società immobiliare, ha approvato la rimodulazione delle volumetrie e la modifica delle tipologie edilizie.   Quelle alberghiere ricordano tipologie facilmente frazionabili in singole unità immobiliari.

E di belle ville a Malfatano ve ne sono. Come quella progettata dallo Studio Arassociati di Milano, già noto in Sardegna per aver progettato il campus di Tiscali e la residenza di Renato Soru.   Oggi se ne costruiscono, in fretta, altre.  Da 380 mq. di coperto in vendita e migliaia di mq. di giardino esclusivo a 1,5 milioni di euro l’una, così ha raccontato sorridendo chi stava sui mezzi cingolati.

Da parecchi anni incombe il tentativo speculativo su questo autentico paradiso costiero.   Negli anni ’70 del secolo scorso furono i lombardi Monzino, attraverso la loro società S.I.T.A.S. s.p.a., a progettare su quasi 900 ettari di costa la nuova Costa Smeralda nel sud Sardegna. Si doveva chiamare Costa Dorada: alberghi, ville, campi da golf con centinaia di migliaia di metri cubi di volumetrie.    Non se ne fece quasi nulla.   Soltanto la durissima opposizione legale delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra condusse alle condanne in sede penale ed alla successiva demolizione delle opere abusive del tentativo speculativo nella splendida baia di Piscinnì, enclave amministrativa di Domus de Maria, portata avanti in un primo momento dal gruppo Monzino, successivamente da una società aderente alla Lega delle Cooperative.

Alcuni anni fa la Società immobiliare venne rilevata dalla Forma Urbis s.p.a. di due architetti-imprenditori veneti, Gianpietro Gallina e Albano Salmaso, che fecero proclamare, con sovrano sprezzo del ridicolo, all’allora Sindaco di Teulada Tore Mocci l’arrivo sulle coste sulcitane di ben 2.500 posti di lavoro ed anche di più grazie ai 180 mila metri cubi di alberghi e ville di lusso che gli intraprendenti veneti affermavano di voler realizzare.     In realtà non hanno realizzato un bel niente, così come a Capo Pecora, sulla costa di Arbus, dove hanno rilevato la storica azienda agricola sul mare dei Casana.   A questi architetti-imprenditori evidentemente interessava l’approvazione dei progetti immobiliari presentati da rivendere, poi, a prezzi esorbitanti.   Ed è quello che hanno fatto.   Anche dividendo in cinque l’unico progetto immobiliare, con l’avvallo della Regione autonoma della Sardegna, ai fini delle valutazioni di impatto ambientale, in contrasto con la direttiva comunitaria in materia (la n. 85/337/CEE, integrata e modificata dalla n. 97/11/CE).

Così ha visto la nascita il nuovo progetto comprendente il complesso ricettivo “eco-compatibile” Malfatano Resort s.p.a., una joint venture composta da Sansedoni s.p.a. (40 %, gruppo Fondazione Monte dei Paschi di Siena), famiglia Benetton attraverso la Ricerca Finanziaria s.p.a. (25 %), Gruppo Toffano (24 %), Silvano Toti s.p.a. (11 %) con il fortissimo interesse del Gruppo Marcegaglia.  Infatti, il Gruppo dell’attuale Presidente nazionale della Confindustria Emma Marcegaglia gestirà – secondo i programmi – il resort di Malfatano (300 camere, 5 stelle) operativo a partire dal 2011, secondo le intenzioni dichiarate. Quel Gruppo Marcegaglia che in Sardegna sembra aver trovato l’America.   Titolare, attraverso la Mita Resort s.r.l. (45% del capitale sociale in mano a Emma Marcegaglia, il resto di proprietà di Massimo Caputi – immobiliarista incappato in disavventure giudiziarie – ,Andrea Donà delle Rose, Lorenzo Giannuzzi), del Forte Village di S. Margherita di Pula (definito da anni il migliore resort del mondo), ha acquisito da poco e per due soldi l’ex Arsenale di La Maddalena per 40 anni.

Ma non solo.  A Teulada la partnership fra Sansedoni s.p.a. e Mita Resort s.r.l. vede accanto un affare strettamente immobiliare di non poco conto: la realizzazione di residenze stagionali di lusso.

E le prospettive occupative dell’affare sono anticipate da quanto sta avvenendo a La Maddalena con avvisi al pubblico di richieste di personale a cinque stelle.  Quanti teuladini?  Boh, vedremo.

Eppure è quanto persegue da tempo il Comune di Teulada, secondo cui ormai non vi sarebbe alcun ostacolo per spalmare i 140 mila metri cubi di volumetrie complessive sui 700 ettari di costa.     I lavori sono stati  avviati nei mesi scorsi. Ancora una volta sono state le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra a rivolgersi alle amministrazioni pubbliche competenti ed alla magistratura, auspicando un efficace intervento in tempi brevi.

Non basta il lento assassinio ambientale della splendida spiaggia di Tuerredda, “assalita” da centinaia di bagnanti, da chioschi e da “generose” concessioni demaniali, non basta l’emblematica vicenda della lottizzazione abusiva di Baia delle Ginestre ad opera dei lombardi Antonioli, non basta il fallimento turistico dell’allucinante cubo di cemento dell’Hotel Rocce Rosse, poi trasformato in condominio.    Il turismo mattonaro oggi ha le sembianze di Emma Marcegaglia e dei Benetton, mentre gli indigeni che da generazioni vivono e lavorano a Malfatano stanno per essere cacciati da casa loro (e dai loro 5 ettari nel bel mezzo della lottizzazione) perché disturbano.    Come i Mapuche della Patagonia. Emblematico e da vedere il film-documentario Furriadroxius, di Michele Mossa e Michele Trentini, sugli ultimi abitanti della comunità agro-pastorale di Malfatano. Fuori dai piedi, oggi si costruiscono resort e ville esclusive.  Nell’indifferenza della Regione autonoma della Sardegna, delle amministrazioni locali, delle forze politiche e degli stessi teuladini. Nelle sedi della politica, solo l’on. Claudia Zuncheddu (RossoMori) ha presentato un’interpellanza in proposito (la n. 59/C-4 >del 3 dicembre 2009) al Presidente della Regione autonoma della Sardegna, agli Assessori regionali della difesa dell’ambiente e degli Enti locali, finanze, urbanistica. Gli altri a schiena dritta e in silenzio. Da sardi orgogliosi e tenaci.
Non serve ad aprire gli occhi la cronaca di tanti speculatori immobiliari nel corso degli ultimi decenni. Rapinatori di territorio che spesso hanno lasciato soltanto briciole o macerie agli indigeni. Chiedetelo, giusto per fare un esempio, ai tanti piccoli imprenditori rimasti sul lastrico grazie al bresciano Bertelli impegnato a cementificare Stintino. Tuttavia la solfa non è cambiata. Le lezioni non sono servite. Nemmeno il momento potenzialmente favorevole della presenza dell’Amministrazione regionale Soru ha consentito di acquisire l’area, con i mezzi previsti dalla legge, alla disponibilità della recente Agenzia della Conservatoria delle coste della Sardegna. Si poteva salvare dalla solita valorizzazione mattonara uno dei tratti più belli ed integri di costa del Mediterraneo, ma non se n’è voluto fare nulla.

In precedenza su Il Manifesto Sardo, n. 63, 1 dicembre 2009
In precedenza su Il Manifesto Sardo, n. 71, 1 aprile 2010

1 Commento a “Il Presidente giardiniere”

  1. Francesco Mura scrive:

    Una piccola osservazione: spostare 30.000 mc. da un comparto edificatorio ad un altro non solo è in contrasto con il P.U.C. di Teulada, ma polverizza l’intera legislazione urbanistica vigente. Il progetto di lottizzazione approvato all’origine viene completamente stravolto. Che dire poi del fatto che il Comune si dice disponibile a cambiare lo strumento urbanistico solo per adeguarlo alle esigenze della ditta lottizzante? Gli strumenti urbanistici, con i loro complicati studi ambientali,territoriali, geologici ecc. quindi non servono proprio a nulla? Queste derive amministrative, e legali, non andrebbero opportunamente stigmatizzate?
    Nella stessa zona ,un privato, venne processato per aver-non è uno scherzo- edificato un muretto con pietre a secco,alto 25 cm. e lungo un paio di metri!

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