Il rap nel Mediterraneo: fra lingue di terra e di mare

1 Giugno 2023

Progetto grafico di Ludovica Masia

[Sara Federico]

È possibile parlare di rap all’università? Se sì, come? Questa è la sfida che ci siamo posti al Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali dell’Università degli Studi di Sassari dove il 19 maggio si è tenuta una giornata di studi dal titolo “Il rap nelle città euro-mediterranee: una sfida tra la sociolinguistica urbana e l’estetica dei generi”.

A ben 13 anni dal primo convegno sulla controcultura nel rap, quest’evento è stato organizzato dal professore di Lingua e traduzione francese, Lorenzo Devilla e da me, Sara Federico, dottoranda in Culture, Letterature, Turismo e Territorio e vincitrice della borsa Cassini Junior dell’Institut Français (Ambasciata di Francia) che sostiene collaborazioni tra le università italiane e francesi attorno al tema “Le migrazioni in Europa: aspetti culturali, storici e socioeconomici”.

Se è vero che il rap è influenzato dalla città e dai suoi luoghi, in quanto pratica artistica (e linguistica) può rappresentare anche le identità urbane mediterranee che la abitano? C’è una dimensione mediterranea comune che passa attraverso i suoni, le lingue, i luoghi, i temi? E ancora, in che modo il rap e le donne che lo praticano costituirebbero una nuova prospettiva per osservare da vicino le dinamiche sociali su cui si basano le città mediterranee di oggi, considerate troppo spesso le periferie dell’Europa?

Per rispondere a queste domande abbiamo prima di tutto ascoltato i contributi scientifici degli ospiti francofoni invitati. Il sociolinguista Médéric Gasquet-Cyrus (Aix-Marseille Université), conosciuto in Francia per il suo lavoro di divulgazione sulla varietà marsigliese del francese, ci ha parlato di quanto il rap possa influenzare il repertorio linguistico di una città e viceversa. Il musicologo Jean-Marie Jacono (Aix-Marseille Université), che fu uno dei primi a introdurre lo studio del rap marsigliese nell’accademia, ha presentato una stimolante riflessione sui video di musica rap e sulla rappresentazione della città di Marsiglia.

Valeria Villa-Perez (Université Jean Monnet St. Etienne), sociolinguista specializzata nello studio delle lingue minoritarie e delle migrazioni nel contesto francese e italiano, ci ha mostrato come la canzone rap/trap possa diventare un interessante strumento metodologico per le ricerche nel campo della sociolinguistica. Gli esempi del contesto pugliese con i Boombdabash hanno fatto eco a quelli presentati dalla professoressa in Lingua e Linguistica francese, Sarah Nora Pinto (Università degli Studi L’Orientale di Napoli). Con un’analisi lessicologica dei prestiti dal francese nelle canzoni trap italiane, come quelle di Ghali ma non solo, ci ha mostrato quanto questa lingua possa dare musicalità ai testi e soprattutto essere veicolo di una poetica del multiculturalismo di giovani artisti italiani di “seconda generazione”.

Nel pomeriggio, l’esercizio interdisciplinare e trasversale a cui le Scienze Umanistiche e Sociali sempre si prestano, ha permesso di vedere susseguirsi degli interventi di alcuni docenti locali. La professoressa e giurista Carla Bassu ci ha parlato di diritti costituzionali e libertà di espressione che toccano anche forme d’arte come il rap, mentre l’antropologo Franco Lai ci ha riportato alle origini del movimento hip hop parlandoci di jazz e blues.

L’etnomusicologo Giampaolo Mele ha sapientemente intrecciato non solo le lingue di esposizione, quali l’italiano e il sardo, ma anche i legami tematici tra le questioni di genere, presentandoci la storia di Eleonora d’Arborea, e la pratica antichissima del canto sardo a bolu, che ha punti in comune con i freestyle del rap. La dimensione delle battle del mondo hip hop sassarese ci è stata, infine, mostrata da Nicolò Angius (Università degli Studi di Cagliari), laureando in Scienze della Produzione Multimediale seguito dai professori Ignazio Macchiarella e Marco Lutzu, che ha condotto una ricerca etnografica tra le jam hip hop nel sassarese e di cui produrrà un documentario.

Per poter dare fondamento concreto ai ricchi confronti avvenuti tra ricercatori e ricercatrici italiani e francesi, non poteva però mancare un’occasione di scambio in cui potessimo ascoltare anche gli attori e le attrici di territori che seppur diversi quali quello provenzale e sardo, hanno potuto posare le prime pietre da cui iniziare a costruire un ponte mediterraneo. L’evento si è chiuso, infatti, con la tavola rotonda “Essere donna nel rap e nell’industria musicale” e un’esibizione dell’artista invitata, tutto trasmesso in diretta da RadioUniss. Hanno dialogato Khara, rapper marsigliese, i suoi collaboratori Gabriel (Manager) e Alexandre (DJ Blacka), e Barbara Vargiu, direttrice artistica de “Le Ragazze Terribili”.

Il tema parte proprio dalla ricerca di campo svolta per la mia tesi di dottorato sulle pratiche linguistiche delle rapper donne a Marsiglia, dove ho potuto, tra molte altre, incontrare e intervistare Khara. Artista polivalente di 23 anni, crea un’armoniosa commistione di rap e canto. E’ vincitrice del contest Campulsation che si è tenuto a Bordeaux nel 2022, in cui sfidando artisti di diversi atenei francesi, ha gareggiato per rappresentare quello di Aix-Marseille Université, dove si è laureata in Scienze delle arti e dello spettacolo, con specializzazione in Cinema, formazione che ritroviamo nella sua cura per le immagini e per la presenza scenica in ogni performance. Ha già solcato palchi importanti, aprendo i concerti di artisti famosi anche in Italia, quali Gims e Ichon. Barbara Vargiu è, invece, la co-fondatrice de “Le Ragazze Terribili”, ente con sede a Sassari che organizza eventi culturali e musicali sul territorio sardo da ben 35 anni, quando l’offerta non era così ampia. Hanno potuto costruire questo sogno anche a partire dai primi scambi con Marsiglia e con la Corsica, ripercorrendo quelle trame mediterranee che, attraverso nuove collaborazioni tra università, ci riproponiamo di fare anche per il futuro.

Attraverso il rap e la sua analisi dal punto di vista sociolinguistico, musicologico, ma anche antropologico e giuridico, abbiamo cercato di intrecciare diverse questioni che contribuiscono non solo all’avanzamento della ricerca ma anche a offrire un’insolita occasione di apprendimento. Hanno assistito all’evento anche alcuni alunni e alunne del Liceo Europeo Canopoleno di Sassari, mentre le studentesse del corso di Lingua e traduzione francese sono state parte attiva nell’organizzazione dell’evento. Queste ultime hanno, infatti, tradotto i testi in italiano delle due canzoni che Khara ha cantato alla fine della giornata, distribuendoli alla platea e che prossimamente saranno anche riportati sotto i video YouTube dell’artista, profondamente commossa dal lavoro svolto. Il 20 maggio Khara si è poi esibita al Centro Culturale e Sociale Borderline grazie al supporto dell’Associazione Movimento Omosessuale Sardo, dove ha potuto cantare per la prima volta in assoluto gli inediti del suo nuovo album in uscita ad agosto.

Il singolo 22, pubblicato poi il 26 maggio, è ora disponibile su tutte le piattaforme. L’entusiasmo che ha segnato questo fine settimana accademico e artistico rimarrà ancora impresso, soprattutto per le studentesse che non solo hanno potuto mettere a frutto lo studio della lingua ma anche fare esperienza di cosa voglia dire metterla in pratica in occasioni formali e informali. L’obiettivo di un tale evento era, perciò, iniziare a scalfire il muro che separa il mondo accademico e quelle delle professionalità per tentare di trovare nuove prospettive da cui continuare a guardare e a progettare insieme vedute più ampie, al di là del mare.

Sebbene quindi nel penultimo fine settimana di maggio, i nostri ospiti francesi non abbiano potuto gioire dell’evento sassarese della Cavalcata a causa della pioggia, ce n’è stato sicuramente un altro dentro e fuori l’università che, trasportandoci da una città all’altra del Mediterraneo, ci ha dimostrato che “C’è qualcosa di più profondo del nostro mare”.

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