Il Sì e la perdita dello spirito pubblico

16 Novembre 2016
muri
Francesco Cocco

Credo sia ormai un fenomeno globale la perdita dello spirito pubblico. L’anteposizione del proprio interesse a quello generale della società tende ad affermarsi a tutte le latitudini.

Si va da casi estremi come la Corea del Nord in cui una famiglia s’impossessa del potere ed instaura una forma di monarchia dispotica con la trasmissione ereditaria dei ruoli di comando (ormai siamo alla terza generazione). Eppure quel regime dice di richiamarsi ai principi del marxismo-leninismo che non erano certo benevoli con simili forme di potere o con forme di potere sostanzialmente oligarchico come quelle della Cina sedicente “comunista”. In fondo lo stesso processo degenerativo possiamo osservarlo anche nelle recenti elezioni americane.

Non era forse un fatto familistico la candidatura della moglie di un ex-presidente , che oltretutto nella campagna elettorale ha fatto schierare anche la figlia, forse prefigurando una possibile successione tra qualche decennio. Niente di nuovo: Bush junior non era forse figlio di un ex presidente, ed il fratello non con concorreva alle recenti primarie? E non è forse un oltraggio alla democrazia la candidatura e poi l’ elezione di un tycoon bancarottiere, ed anche evasore in un Paese indicato come paradigma di democrazia e di rigore fiscale ? Eppure gli USA annoverano tra i propri fondatori quei “padri pellegrini” che s’imposero per il loro spirito etico da cui nel tempo nascerà quel sentito spirito pubblico di cui gli Stati Uniti hanno saputo dar prova, anche se non sempre con grande coerenza, nel corso del secolo scorso.

Paesi lontani dalle nostre tradizioni e categorie mentali. Noi siamo nati poco più di un secolo e mezzo fa. Abbiamo avuto tra i nostri Padri fondatori dello Stato quel Giuseppe Mazzini che all’ Unità d’ Italia sacrificò non solo il patrimonio personale ma la stessa vita. Come primo presidente del Governo unitario abbiamo avuto Bettino Ricasoli che pagava di tasca propria il biglietto ferroviaria per andare a Roma ad espletare le sue funzioni. Abbiamo poi avuto come primo ministro un servitore della cosa pubblica come Carlo Farini morto in povertà non certo per dissipazione ma per la sua grande onestà.

Tra i Padri fondatori della Repubblica vantiamo uomini incorruttibili come Alcide De Gasperi, Umberto Terracini, Piero Calamandrei, Giuseppe Dossetti , Emilio Lussu ( solo per citare alcuni esempi in un elenco non certo esaustivo). Il loro esempio dovrebbe indurci ad un atteggiamento rigoroso nel giudicare il comportamento dei nostri governanti nell’ amministrare la cosa pubblica.

Al contrario da qualche decennio la malversazione nel governo della cosa pubblica pare diventata la regola da seguire. Non molti lustri or sono il comandante della Guardia di Finanza usava un aereo di servizio per farsi portare il pesce fresco al suo soggiorno alpino. Ben lungi dal fargliene derivare il giusto biasimo gli valse una elezione alla Camera dei Deputati da parte di Forza Italia .Oggi non desta scandalo un presidente del consiglio dei ministri che acquista un areo di centinaia di milioni di euro. Come se il prestigio nei rapporti istituzionali gli derivasse dalla grandezza dell’ aereo!

Né desta sdegno il fatto che lo stesso presidente del Consiglio usi mezzi e denaro pubblico per fare propaganda per il SI in occasione del referendum costituzionale. Né che si sia di fatto “impadronito” dei canali RAI per trasmettere i suoi proclami . In tali comportamenti è palese la violazione delle più elementari regole dell’ imparzialità e della par condicio, che in uno Stato di diritto dovrebbe caratterizzare il comportamento del Governo.

Ecco perché possiamo affermare con certezza che il votare NO il prossimo 4 dicembre serve non solo a respingere una pasticciata riforma della nostra Costituzione ma anche a schierarsi contro il degrado che tende sempre più a caratterizzare l’accentuarsi della carenza di spirito pubblico nel Popolo italiano.

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