La Costituzione del Caudillo

16 Novembre 2016
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Milano, murales per le donne partigiane

Graziano Pintori

A fine ottobre Matteo Renzi aveva adunato in Piazza del Popolo a Roma il popolo del PD, si è rivolto ad esso con toni e piglio da vero caudillo populista, trasgredendo, con la solita leggerezza istituzionale, il ruolo di capo di governo della Repubblica parlamentare, bicamerale, democratica italiana.

Nella circostanza aveva indossato i panni del capo partito per sostenere il Si alla riforma costituzionale e andare contro il popolo del NO. Qualche giorno prima aveva detto:” non saremo i soliti quattro gatti”, però Piazza del Popolo era colma a metà, l’altra metà era nuda e cruda, attraversata dall’indifferenza dei soliti cittadini. Quella piazza, né vuota nè piena, simbolicamente rappresenta tutto il popolo italiano, diviso e contrapposto come Renzi vuole perchè più consono al suo modo di intendere e fare politica.

Egli ha necessità di un “nemico” per parlare come parla, per esempio: loda l’unità mentre alimenta le divisioni sbeffando gli avversari; denuncia l’odio verbale nei suoi confronti, però i suoi interventi sono trancianti, offensivi e carichi di livore nei confronti di chi non la pensa come lui, dichiara di essere contro la violenza ma di fatto l’alimenta:è raro che dai leggii non lanci il guanto della sfida ai suoi oppositori, come per indurli a reazioni precipitose.

E’una tattica della comunicazione che si può cogliere nella palese intolleranza renziana nei confronti della  sinistra, e non solo di quella italiana. Ricordiamolo gonfio di superbia quando definì il referendum greco, promosso dalla sinistra di Tsipras, “un derby  tra Euro e dracma”, dimostrando indifferenza alle drammatiche condizioni di vita del popolo greco. Mentre invece sollevò il sopraciglio e fece la bocca storta verso il basso quando i laburisti, a pugno chiuso e cantando bandiera rossa, incoronarono Jeremy Corbyn  leader della sinistra inglese.

Per non dire dell’atteggiamento arrogante, offensivo e astioso nei confronti della sinistra italiana, della CGIL e tutto ciò che richiama la storia e il movimento dei lavoratori e dei loro diritti. Ciò che esalta del mondo del lavoro è il modello fiat di Marchionne, che ha ridotto gli operai a piccoli ingranaggi di una grande macchina in cui tutto deve ruotare in funzione del profitto. Questo è il Renzi liberamente democristiano, senza i freni inibitori che molti dei suoi padri politici sapevano di possedere e sapevano usare nei momenti opportuni.

Lui no! Nessuno ha da insegnargli niente! Lui si piace con le maniche di camicia, essere osannato dal suo popolo perché sa fare le battute acide e a effetto contro tizio e caio, perché sa fare la voce grossa nei tempi e nei modi da lui studiati. L’Europa ne è un esempio. Oggi,con il suo solito piglio,  sta sbracciando e sbraitando contro l’Europa, vuole far credere di essere un domatore con la frusta che metterà in riga il sistema europeo dominato dalle banche e dai suoi irrinunciabili profitti. Sta urlando contro la Commissione e la BCE per ottenere più disponibilità di spesa per i terremotati italiani e i profughi d’oltre mare.

Renzi, nonostante l’esaltazione scontata dei nostri telegiornali e giornali quotidiani, in Europa nessuno lo ascolta, lo lasciano dire, o meglio ululare come un lupo solitario perché è ben presente, a coloro che si occupano delle finanze europee, che l’italiano non potrà ottenere più di quanto ha già ottenuto, cioè 19 miliardi di flessibilità, concessi e accompagnati da alcuni messaggi alquanto eloquenti: “Il Patto non è stupido”, “Flessibilità si, ma giocare con le regole no”. Come a dire che il Patto che lega gli Stati della CE non è un guanto che puoi rivoltare a tuo piacimento, perché le regole vanno rispettate in assoluto, chi su queste cose vuole giocare lo faccia nel cortile di casa propria, nella Corte Europea non è consentito.

Più chiari di così non si può essere nei confronti dell’impertinente primo ministro italiano. La realtà è che Renzi pensa l’Europa esattamente come la Merkel e Hollande, tanto è che non gli passa minimamente per la testa farsi promotore di un patto forte con i paesi del PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna) con lo scopo di orientare le scelte politiche europee verso le esigenze e le emergenze dei cittadini più penalizzati dai diktat della BCE. Sarebbe una scelta di forte significato politico perché proprio nel PIIGS si annidano, è il caso di ricordare, le costituzioni antifasciste, ossia quelle che la banca americana JP Morgan indicò per essere cancellate, in quanto ostacoli verso la demolizione di ciò che resta dei diritti fondamentali quali istruzione, lavoro, sanità…e anche libertà individuali.

Ma la supponenza sbalorditiva e l’incontenibile spocchia spingono Renzi a essere sempre tra i più forti, dando l’impressione che sia estraneo alla realtà che lo circonda e alle responsabilità di cui si è voluto fare carico. Egli crede di svolgere il compito di primo ministro parlando della Raggi, sindaco di Roma, come se fosse uno dei tanti responsabili provinciali del suo PD, invece di preoccuparsi di trovare soluzioni serie e alternative al  37% dei giovani disoccupati. Preferisce ai fatti concreti il prestigio della parola, come i maghi usa l’abilità per far credere ciò che non è, con questa dote naturale stravolge sempre i dati che non gli vanno a genio: se l’Istat dice una cosa lui riesce, contorcendo la parola, a dimostrare il contrario, così per i dati sull’occupazione, così sui decimali del PIL, così sui sondaggi della popolarità ecc. ecc.

E’ un illusionista, infonde falso ottimismo e apprezza i ricevimenti Hollywooddiani, dove si era presentato al cospetto di Obama come uno dei Medici con al seguito la corte rinascimentale. L’episodio si riferisce al ricevimento di fine mandato voluto da Obama per salutare i suoi diretti e quotidiani collaboratori (il capo barbiere, il capo cuoco, il capo elettricista, il capo delle pulizie ecc. con rispettive famiglie) e fra questi è stato infilato l’ospite Matteo Renzi, che ha voluto al suo seguito premi oscar, campioni olimpionici, sindache salva profughi, geni della moda, artisti ecc.

Un’occasione che il nostro  ha voluto sfruttare sui media italiani come evento dedicato a suo nome e al suo operato, tanto che concordemente Obama ha detto Si alle riforme della Costituzione, senza che, ci scommetto, ne abbia mai letto un rigo. Obama, a fine mandato, ha concesso all’invadente Renzi di poterlo abbracciare , dargli del tu e conversare come se fossero a Yalta.

Tutte immagini e colori per far salire di qualche punto percentuale l’orientamento degli italiani verso il Si, e così è stato. Adesso l’inquilino della Casa Bianca è cambiato e con esso cambierà l’orientamento sull’economia, sulla politica estera e via dicendo, inoltre il nuovo inquilino è stato esaltato dalla Lega, dal K.K.K. e da tutta la destra americana ed europea, vediamo cosa ci riserverà l’onnipotenza renziana per riuscire a dare del tu a questo miliardario e tosto cow boy.

Voterò NO alla riforma costituzionale non perché Renzi è quello che è, ma perché la Costituzione è nelle mani di chi non è.

 

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