Il sorriso

1 Febbraio 2020
[Marinella Lőrinczi]
Nell’incantevole e sperduta cittadina danese di Nykøbing Mors (grande quanto Sinnai nella provincia di Cagliari) che si trova sull’isola (in danese: ø) della ciottolosa Mors circondata da un fiordo che sembra un lago, il Limfjord,  nella parte nordoccidentale della penisola di Jutland, dove è persino possibile fare un bel bagno ogni tanto nel mese di agosto (lo dico per esperienza), nuotando tra grandi meduse innocue in un’acqua verde e densa per il plancton che nutre una incredibile quantità di molluschi, tra cui le ostriche e le cozze dal guscio un po’ piegato e i cannolicchi di mare e molti altri ancora, di cui ho raccolto alcuni splendidi esemplari spiaggiati, isola il cui punto più elevato raggiunge la vertiginosa altezza di ben 89 metri e ogni piccola e impercettibile depressione è una vallata, dove mucche, pecore e cavalli pascolano liberi lungo la costa paludosa, oltre la quale si vedono i cigni e i gabbiani, e dove ho rischiato di impaludarmi anch’io fino alla cintola, perché dai bordi  mi abbaiava festosamente un grosso cane nero che non aveva nient’altro da fare senza il suo padrone, invece è arrivato un gatto tigrato e l’ha scacciato, dove d’inverno soffia un vento gelido, gelido persino quando è venticello, e che diventa come una lama di ghiaccio vicino alle acque, dove le giornate estive non finiscono mai, dove, invece, d’inverno la giornata inizia, si fa per dire, alle dieci del mattino e finisce alle quattro del pomeriggio quando va bene, dove d’estate vengono frotte di turisti del Nord della Germania, per godersi le gite, le piste ciclabili, il mare e la tranquillità, cittadina dove, acquattato lungo la baia si estende il tradizionale villaggio dei pescatori, con casette da fiaba, ciascuna col suo backyard, certamente minuscolo, dove, oltre questo quartiere, si erge quello dei vecchi benestanti, composto di splendide ville ottocentesche, dove, oltre le ville, inizia una zona boscosa molto curata che giunge fino alla spiaggia conchigliosa, e nel cui sottobosco si cammina come su di un tappeto color ruggine formato di strati di foglie autunnali, isola in cui si trova uno dei depositi di fossili più importanti al mondo, di animali marini, terrestri e di volatili sepolti dalla cenere proveniente dall’eruzione di un vulcano islandese, milioni di anni fa.
Dove d’inverno certe volte non c’è differenza tra la temperatura minima e quella massima, dove si può sperimentare una pioggia a goccioline invisibili, che manco ti bagna, cittadina nel cui centro, a poca distanza, ci sono sei supermercati in cui si possono comprare i prodotti, freschi o in barattolo, di un importante allevamento di ostriche e di cozze, che vanno gustati con crostini di pane ed accompagnati con la birra locale fatta con acqua di ostriche e liquirizia (eccellente: il Royal Oyster), e il cui centro commerciale è tagliato in due da una strada tortuosa, pedonale, che il primo di gennaio, verso mezzogiorno, era quasi deserta e nemmeno tanto ingombra di spazzatura notturna da Capodanno, dove ad un certo punto vedo un grande sacchetto di plastica, nero e gonfio che rotola, all’inizio pensavo fosse solo per il vento (di cui sopra), e poi ho visto una ragazzina che lo rincorreva e pensavo con disappunto che ci giocasse, invece cercava di acchiapparlo, ed una volta preso corre verso il contenitore dei rifiuti e ce lo ficca.
Io guardo la scenetta, e poi vedo la madre della bimba che guarda me e quando i nostri sguardi si incontrano lei mi fa un bellissimo sorriso. Le rispondo con un altro sorriso e quando passo oltre dico “Happy New Year!” e lei mi ricambia gli auguri, mentre il marito, occupato col pupo nella carrozzina, ci osserva sorpreso, perché si è perso il nostro conversare a distanza e non capisce nulla.

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