In Ogliastra e nel Sarrabus è rivolta contro la smobilitazione di Ospedali e Tribunali

4 Marzo 2016
santa maria
Claudia Zuncheddu

Avvocati, amministratori locali e cittadini dell’Ogliastra in Piazza contro il rischio di soppressione del Tribunale e dell’ospedale di Lanusei. La lotta si allarga al Sarrabus per la difesa del presidio ospedaliero di Muravera. Giù le mani dai nostri ospedali, non solamente al servizio delle collettività locali. In queste aree a forte vocazione turistica la popolazione si moltiplica nei periodi estivi. Va anche considerato che per le caratteristiche peculiari dei nostri territori, le distanze dalle grandi città si allungano e con essi i tempi di percorrenza. Dall’Ogliastra e dal Sarrabus non si può arrivare a Cagliari per essere curati.

Parrebbe che lo Stato italiano stia levando le tende dalla Sardegna, ma così non è. Lo Stato non rinuncia alla Sardegna come luogo di rapina di risorse, di pattumiera di rifiuti tossici, di istituti carcerari per l’import di detenuti mafiosi, lasciando territori e cittadini abbandonati e avvelenati.

La presenza dello Stato nella nostra Terra quando c’è è spropositata e ingombrante, l’occupazione militare, le azioni di Equitalia e delle Banche che decretano il fallimento delle nostre imprese ne sono un piccolo esempio, per il resto è assente e non assolve ai suoi doveri istituzionali violando i diritti inalienabili di ogni sardo alla salute, alla scuola pubblica, alla sicurezza, ai trasporti. I frequenti attentati a danno delle amministrazioni pubbliche sono un sintomo dell’assenza dello Stato.

Nello scardinamento del sistema dei servizi pubblici si vogliono persino sopprimere le circoscrizioni giudiziarie nei distretti più sensibili. La Sardegna oggi non può rinunciare a questi presidi per le esigenze di ordinaria amministrazione e ancor meno di fronte alla crescita incontrollabile di interessi speculativi, di aggressioni alle nostre risorse ambientali e territoriali, mediate dalla malavita organizzata internazionale che si è insediata nell’Isola. La proposta, senza entrare in merito alla necessità di una riforma organica e strutturale del sistema giudiziario sardo, espone ad alto rischio luoghi e collettività come ad esempio quella dell’Ogliastra, un territorio di frontiera, che per la sua posizione geografica ripropone la sua condizione di isolamento, di difficoltà nelle comunicazioni e nei trasporti.

La soppressione del Tribunale di Lanusei, vero e proprio presidio a difesa della legalità non solo contro la delinquenza locale ma anche contro le mafie da tempo accertate dalla Magistratura, sarebbe un grave attentato alla sicurezza. Le collettività locali sarebbero fortemente penalizzate in termini di disagi, di perdita di occupazione, di depauperamento dei centri urbani e dei territori vicini. Il Tribunale di Cagliari, notoriamente ingolfato e in ritardo con le scadenze giudiziarie, non potrebbe mai sopportare il sovraccarico di lavoro proveniente da Lanusei che fa capo a 33 comuni. Così come con la chiusura dell’ospedale ogliastrino e quello di Muravera, ai cittadini non è garantita alcuna assistenza negli ospedali cagliaritani a loro volta al collasso.

La battaglia su questi temi dentro il Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna, da me iniziata nella precedente Legislatura, si è persa nelle sabbie mobili dell’attuale Consiglio. La mancanza di volontà politica, di elementi trainanti nei vari schieramenti che abbiano la forza di opporsi a queste decisioni ha fatto sì che il tema sul sistema giudiziario sardo e quello della Sanità pubblica, cadessero nell’oblio e nel disinteresse totale della Politica.  Così come le rappresentanze isolane nel Parlamento italiano, non hanno promosso sino a d oggi, alcuna iniziativa per far valere le ragioni legate alle peculiarità dei territori sardi e alle loro emergenze. C’è da chiedersi che senso abbia la nostra presenza nel Parlamento se non si assolve al compito di rappresentare al meglio, diritti, interessi, ambizioni della Sardegna e per contrastare le ingiustizie e le discriminazioni secolari che passano proprio in quel Parlamento.

L’unità dei cittadini e la lotta per la difesa dei diritti delle collettività è l’unica garanzia per salvaguardare le identità e ridare vita a questi territori.

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