Isidoro Frigau, partigiano sardo di Burcei. Nel 79° anniversario della morte l’ANPI colloca una pietra d’inciampo in memoria

15 Marzo 2023

[Marco Sini]

Oggi 15 marzo 2023, ricorre il 79° anniversario del sacrificio di Isidoro Frigau, partigiano sardo di Burcei, nome di battaglia “Pisu”, caduto in uno scontro armato con militi fascisti della X MAS in località “Villavecchia di Succisa”, Pontremoli.

Nel 1989 è stato insignito della Medaglia d’argento alla Memoria dal Presidente della Repubblica e il suo sacrificio è sempre stato ricordato, “in continente” per iniziativa dell’ANPI di Pontremoli e dell’ISRA (Istituto Storico della Resistenza Apuana).

Per onorarne la Memoria il Comune di Burcei, su richiesta dell’ANPI, nel 2019 aveva intitolato a lui il “Belvedere” panoramico. Oggi la Sezione ANPI di Burcei, a lui intitolata, posa una pietra d’inciampo nella Piazza Repubblica del paese.

Come è successo per una miriade partigiani sardi, anche la partecipazione alla Resistenza come partigiano di Isidoro Frigau, a Burcei, dove era nato nel 1923, è stata per tanto tempo ignorata e catalogata semplicemente come “un soldato morto nella seconda guerra mondiale” in termini generici e senza specificazione, come in sostanza è scritto anche nel libro che contiene l’elenco dei soldati figli di Burcei caduti in guerra.

Solo in tempi recenti grazie al contatto tra l’ISRA e alcune funzionarie del Comune e tra ISRA e ANPI provinciale di Cagliari, si è appreso che Isidoro Frigau era un partigiano caduto da eroe mentre combatteva nella guerra di Liberazione dal nazifascismo. Ed è stato così, attraverso i contatti con l’ISRA e l’ANPI di Pontremoli, che abbiamo potuto conoscere per intero la storia partigiana di Isidoro e in occasione del 70° anniversario del suo sacrificio le celebrazioni di Pontremoli del 15 marzo 2014 avevano avuto anche il patrocinio del Comune di Burcei e dell’ANPI provinciale di Cagliari.

Oltre a Isidoro Frigau, in quello scontro, sono periti altri due partigiani del Battaglione “Guido Picelli”: Fermo Ognibene (il comandante “Alberto”) e Remo Moscatelli (“Remo”).

Il battaglione “Guido Picelli” è stato tra le prime formazioni partigiane dell’Appennino.

La formazione partigiana venne formata da giovani della zona e da militari italiani sbandati dopo l’armistizio dell’8 settembre e di sentimenti antifascisti. Tra questi militari c’era Fermo Ognibene, che era sfuggito alla cattura da parte dei tedeschi nella caserma di Arma di Taggia e con lui anche due sardi: Isidoro Frigau e Giuseppe Casula.

Il battesimo del fuoco per la formazione partigiana avviene il 25 dicembre 1943: il Battaglione “Picelli” diventa così punto di riferimento della Resistenza nell’Appennino. Il comandante “Alberto” organizza la formazione e la sposta nella zona di Compiano, procura armamenti e viveri. Con lui alcuni fedelissimi, tra i quali due militari sardi: Isidoro Frigau che morirà al suo fianco a Succisa e Giuseppe Casula che sarà protagonista al Lago Santo.

Il 15 marzo del 1944 è domenica: da Parma, dal Comando della Brigata “Garibaldi”, arriva l’ordine che il distaccamento della “Picelli”, deve spostarsi al Lago Santo per raggiungere l’altro distaccamento, il “Griffith”, con il quale formare un unico battaglione in Val Parma sotto il suo comando. Ma lo spostamento non è facile: c’è da attraversare la Statale della Cisa, in una zona sempre transitata dalle truppe tedesche e dai fascisti della X Mas che supportano i tedeschi in rastrellamenti e incursioni sanguinose in quei paesi.

Viene deciso che il Battaglione “Picelli” si divida in due gruppi: il primo, forte di 32 uomini e guidato da “Alberto”, attraverserà nella zona di Succisa e Montelungo per salire a Pracchiola, l’altro, di 9 uomini con alla testa “Facio”, avrebbe dovuto assaltare il presidio alla centrale elettrica.

Il gruppo di Fermo Ognibene, che comprende anche Isidoro Frigau, dopo aver camminato tutta la notte, arriva a Villavecchia. Ma una spia avverte i fascisti e da Pontremoli viene inviata una colonna nutritissima della X Mas, con 130 unità ben armate. Lo scontro è impari e ai partigiani non resta che provare a resistere perché comprendono che è in gioco la sopravvivenza stessa della loro Brigata. Il comandante “Alberto” organizza l’ultima difesa, riesce ad colpire a morte il comandante della X MAS, ma il fuoco contro i partigiani è fitto e arriva da più parti e Ognibene viene ferito. Al suo fianco ci sono il diciannovenne Remo Moscatelli di Mulazzo e il fedelissimo Isidoro Frigau “Pisu”, ventenne sardo di Burcei.

Il primo a cadere è Moscatelli, Isidoro Frigau è ferito gravemente ma riesce a continuare a sparare, poi è sostituito al mitragliatore dal comandante “Alberto” che muore per ultimo: gli verrà assegnata la Medaglia d’Oro al Valor Militare, a Frigau e Moscatelli la medaglia d’Argento.

Per il “Picelli” la morte di “Alberto”, di “Pisu” e di “Remo” è una perdita gravissima, ma la formazione partigiana, grazie al loro sacrificio, è salva.

Il 18 marzo, tre giorni dopo, ci sarà la battaglia del Lago Santo e il resto della formazione partigiana quando arrivano al rifugio sulla sponda del Lago Santo la sera del 17 marzo, ignari di quanto era accaduto a Succisa, attendono invano l’arrivo del gruppo di Ognibene, Frigau e Moscatelli. Due giorni dopo una staffetta del “Picelli” che era stata inviata a cercarli li avvisa della morte di “Alberto”, di “Pisu” e di “Remo”.

Lo scontro di Succisa e la battaglia del Lago Santo potevano significare la fine del Battaglione partigiano “Picelli” e rinviare di mesi il contributo di quella zona alla Lotta di Liberazione. Ma così non fu, grazie a Fermo Ognibene, Isidoro Frigau e Remo Moscatelli e all’abilità e determinazione dell’altro gruppo guidato da Dante Castellucci e dei suoi otto compagni, tra i quali il sardo Giuseppe Casula.

La migliore espressione per definire il valore dei partigiani del “Picelli”, l’aveva proposta pochi giorni dopo i drammatici eventi del marzo 1944 un capitano tedesco in un Caffè di Pontremoli. L’ufficiale, rivolto ad un gruppetto di fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana, disse: “è vero, forse sono dei ribelli o, come voi dite, dei banditi; però ci risulta che un gruppo di questi banditi si sono comportati da eroi”.

Appena sei mesi dopo l’8 settembre 1943, quei fatti del 15 e del 18 Marzo del 1944 ci dicono cosa fosse la Resistenza nell’Appennino e, soprattutto, di che tempra fossero i suoi protagonisti, sardi compresi.

L’impegno di questi uomini nella Resistenza ha portato un contributo determinante nel cammino verso quella Liberazione dalla quale nasce la nostra Repubblica, la Costituzione e la democrazia.

La Sardegna ha contribuito alla Resistenza con alcune migliaia di suoi figli che hanno combattuto per la liberazione dal nazi-fascismo e per l’affermazione della Democrazia e della Repubblica.

Di Isodoro Frigau, partigiano sardo, morto combattendo 79 anni ad oggi, medaglia d’Argento al valore militare, oggi onoriamo la memoria collocando la pietra d’inciampo che ne ricorda l’esempio alle future generazioni.

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