La Brexit: un’illusione?

1 Luglio 2016
brexit
Gavinu Dettori

Istintivamente sono sempre stato per l’unione, per l’unità, non solo per il detto che “l’unione fa la forza”, ma anche perché questo detto è suffragato dalla storia dell’umanità: l’umanità diventa meno aggressiva quando l’uomo si unisce ai suoi simili; la civiltà ha un percorso storico segnato dai compromessi sociali fra le classi quando queste hanno intessuto relazioni di equità conquistando diritti anche per le classi deboli.

La democrazia è l’istituto sociale al vertice della conquista dei diritti, è il contenitore della salvaguardia dei diritti, dove gli stessi potranno ampliarsi: se la democrazia non evolve verso le libertà e l’equità sociale, si parlerà di democrazia bloccata o incompiuta. Per procedere nella massima libertà con il rispetto delle diversità, la democrazia deve tollerare il diverso per far si che tutti i cittadini abbiano piena coscienza dello stato di libertà.

Dopo che l’uomo si è evoluto si è accorto che il nemico più pericoloso è … lo stesso uomo che però può essere sconfitto solo all’interno della società.

Nelle relazioni fra gli Stati, regolate da norme condivise, occorre distribuire gli interessi materiali e morali con equilibrio, in modo che tutti possano avere la libertà di decidere, senza dominatori o prevaricatori.

Ora, chiudere la porta di una gabbia credendo di difendersi dai prepotenti che circolano all’esterno è inutile se si tengono al proprio interno altri dominatori. In questo caso per i deboli non cambia assolutamente niente, continueranno a subire le angherie dei più potenti che le metteranno in pratica con abilità e senza scrupoli.

Può la Brexit essere un’occasione perché le popolazioni più deboli e indifese della Gran Bretagna possano migliorare le loro condizioni di vita? È un interrogativo molto complesso ed è difficile dare una risposta esaustiva. I rapporti tra gli Stati, nel corso degli ultimi decenni, sono diventati via via più eterogenei e difficili. La decisione del popolo britannico può al più aprire una nuova fase solo se i governanti e i grandi potentati economici e finanziari verranno contrastati con maggiore determinazione dalle popolazioni più in difficoltà. Ma questo processo dovrà verificarsi sia in GB sia nel resto dell’Europa. Se non partirà vincerà ancora, indipendentemente dai referendum, lo strapotere di chi sta distruggendo l’economia mondiale a favore degli interessi di pochi. Se vogliamo leggere un aspetto positivo nel referendum che ha sancito la Brexit possiamo vederlo nella possibile apertura di questa fase.

Certo, va registrata anche una sconfitta: il ritardo nel processo di unificazione dei popoli del nostro continente. Chissà, forse sarà la forza dirompente delle migrazioni dalle nazioni povere che costringerà ad un equilibrio verso la giustizia sociale del mondo.

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