La crisi climatica incide sulla salute umana e sulla pace

10 Marzo 2022

[Mario Fiumene]

Sicuramente quanto sta avvenendo in Ucraina oltre ad essere sconvolgente assorbe la nostra attenzione. Questa situazione aumenta progressivamente il rischio di dimenticare le conclusioni del nuovo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico.

Ecco una ulteriore conseguenza della guerra per tutto il Pianeta. Guardando a casa nostra, intendo la Sardegna, il rischio del cambiamento climatico è una realtà da alcuni decenni e il rapporto dell’Ipcc, presentato lo scorso 28 febbraio lo conferma. La condizione della Sardegna racchiude già oggi i rischi del cambiamento climatico indicati dal rapporto dell’Ipcc.

Sono noti gli studi che stanno monitorando il rischio dell’innalzamento del livello del mare in varie località costiere dell’isola sarda (i tentativi di adattarsi, per esempio costruendo difese lungo le coste, sono interventi limitati e a volte hanno ricadute negative come l’erosione causata indirettamente dai frangiflutti). Il crollo della produzione agricola nell’isola è una realtà: zone vocate alla coltivazione cerealicola sono state abbandonate e vanno inaridendosi per carenza di piogge.

Negli anni ’80 molte terre vocate alla coltivazione del grano sono state congelate perché si riteneva meno costoso acquistare dal Canada o dalla Russia, rispetto a produrre in loco. La migrazione di popolazione sarda è in atto: al censimento del 2011 la popolazione era pari a 1.639.362 abitanti, al censimento del 2019 il numero di abitanti risultava 1.611.621 e la discesa è continua. Ci sono delle storture nella lettura di alcuni dati ambientali. Alcuni anni addietro è passato il messaggio che in Sardegna è aumentata la superficie di foresta.

Ma in realtà c’è stato un aumento di zona verde a causa dell’abbandono della zona agricola coltivabile e conseguente invasione di arbusti ma anche le zone a vocazione boschiva sono state mal gestite: un esempio lo abbiamo avuto nel Montiferru; da questo territorio alcuni “esperti dei luoghi”, avevano lanciato l’allarme di rischio incendio boschivo.

E lo avevano fatto alcuni mesi prima. Gli incendi portano all’estinzione di specie vegetali e animali; gli incendi portano alla compromissione delle sorgenti di acqua e alla scomparsa delle falde. È reale nella nostra isola l’aumento delle temperature anche nei periodi autunnali e invernali. Sono una realtà, nella nostra isola, le piogge torrenziali e purtroppo sono una tragica realtà: Villagrande, Olbia, la Baronia, Bitti hanno pianto perdite umane delle comunità.

Le conseguenze non pesano allo stesso modo sulle popolazioni: più si è poveri più si è esposti (e il reddito medio pro capite in Sardegna è assai inferiore ad altre zone della Penisola italiana e dell’Europa.

Nei programmi del PNRR predisposto dalla politica isolana, non appare siano presenti progetti per la prevenzione e/o adattamento alla crisi climatica: mitigare gli effetti di quanto accade significa sprecare un’occasione per garantire un futuro alla popolazione che vive in Sardegna.

Per concludere possiamo dire che se la concomitanza tra la guerra in Ucraina e la presentazione del rapporto del “gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc)” è solo un caso, la guerra e il cambiamento climatico non sono estranei l’una all’altro: le popolazioni migrano per il cambio climatico e per le guerre.

La crisi climatica incide sulla salute umana e anche sulla pace.

Mario Fiumene è il vice presidente della sezione ISDE (International Society of Doctors for Environment) di Oristano

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