La faccia del vecchio

16 Luglio 2022

[Amedeo Spagnuolo]

Già durante la mia adolescenza, quindi un bel po’ di anni fa, si parlava della graduale emarginazione dalla vita sociale dei nostri anziani e già allora le varie analisi condotte sul fenomeno indicavano come maggiore responsabile della suddetta estromissione dalla vita attiva di una parte consistente della popolazione italiana ed europea.

Il sistema economico capitalista che negli anni era diventato sempre più “selvaggio” fino ad arrivare alla situazione odierna nella quale la corsa pazza di una piccola minoranza d’individui avidi e assetati di potere e di ricchezza ha ridotto il nostro pianeta in un luogo infernale nel quale si combattono decine di guerre sanguinose; le temperature continuano ad aumentare trasformando le nostre estati, un tempo serene e gioiose, in una sorta di girone infernale; i virus impazzano costringendoci a vivere in una perenne condizione di terrore pandemico; i meravigliosi ghiacciai alpini si sciolgono provocando morte e distruzione.

All’interno di questa nuova condizione, nella quale il genere umano per la prima volta, forse, nella sua storia, si trova di fronte a molteplici eventi sventurati che mettono a repentaglio la sua sopravvivenza, gli unici che continuano ad aumentare a dismisura il loro benessere e i loro privilegi sono proprio quella manciata di capitalisti che, accecati totalmente dalla sciagurata compulsione ad accumulare profitto, non si preoccupano nemmeno dei loro figli e nipoti che, se il processo distruttivo del nostro pianeta dovesse continuare, sarebbero travolti anch’essi dall’estinzione.

Per il momento il sistema del capitale sta decretando la morte civile di milioni di anziani che, non essendo più utili al meccanismo infernale della produzione senza limiti e del consumo ossessivo, vengono semplicemente messi da parte, umiliati e deprivati da qualsiasi obbiettivo di vita che abbia un senso. La conseguenza di tutto ciò è l’angosciante processo di “reclusione” che ha investito negli ultimi decenni i nostri vecchi che in varie forme vengono allontanati dalla società dominata dal mito giovanilista e nascosti alla vista sensibile degli estimatori della perfezione fisica.     

Un bel po’ di tempo fa, quando il tempo si sviluppava in maniera ciclica e le stagioni si ripetevano sempre uguali, la conoscenza si accresceva in proporzione alla quantità di cose viste per cui chi era più vecchio era anche più colto. Questo consentiva all’anziano di assumere nella comunità un ruolo di grande prestigio poiché diventava il detentore di tutte quelle conoscenze necessarie alla comunità per svilupparsi e difendersi dagli attacchi della superstizione e del destino.

Le cose sono cambiate in maniera radicale negli ultimi decenni con il mutamento della concezione del tempo inteso, adesso, come un’entità la cui caratteristica fondamentale è la velocità e il continuo cambiamento per cui la vecchiaia è diventata, con la sua lentezza e difficoltà ad adeguarsi alle novità, un vero impedimento per le nostre moderne società occidentali schiave del verbo capitalista che cerca pervicacemente di occultare la senilità, la malattia e la morte celandole dietro il mito della gioventù eterna e di un mondo parossistico che nega ogni giorno sé stesso aggrappandosi all’illusione di una nuova dimensione che ci renda sempre giovani e allontani per sempre lo spettro della vecchiaia.

Il filosofo Umberto Galimberti ci ha spiegato in maniera semplice e lucida quella che potremmo definire la fine della saggezza. Egli, infatti, afferma che la prima grave conseguenza di tale condizione è il conflitto tra l’io e il proprio corpo che cresce a dismisura con gli anni, fino ad arrivare a un vero e proprio odio per la propria struttura fisica vecchia e malandata dopo anni spesi nel vano tentativo di immortalarlo in una forma giovane. La seconda conseguenza ci porta, inevitabilmente, a un secondo tipo di conflitto quello tra l’io e il mondo esterno, in questa prospettiva il vecchio viene isolato dal resto del mondo che è ancora giovane o s’illude di esserlo.

Altra grave conseguenza è quella che riguarda la negazione dell’impulso erotico nel vecchio per cui le persone anziane vengono private del sentimento fondamentale per la sopravvivenza umana ovvero l’amore e l’attrazione erotica che continuano ad esistere nel vecchio, ma che la società eternamente e falsamente giovane nega con tutte le sue forze all’anziano, infatti, la maggior parte degli individui arrivati all’età adulta cominciano la loro nuova vita infernale scandita da diete, bilancia, specchio e chirurgia estetica.

Tutti vani tentativi con i quali si cerca di combattere nella maniera sbagliata l’ansia, l’ipocondria e la depressione che si fanno strada in tutti coloro che non accettano la vecchiaia. Insomma si cerca di cancellare “la faccia del vecchio” per paura della vecchiaia e non si comprende quanto sia devastante questo tentativo poiché, come si afferma nel Levitico (19,32), “Onora la faccia del vecchio”, perché se non onoriamo le rughe che solcano il volto dei nostri anziani come faremo a conservare solidarietà e consapevolezza della fragilità sulle quali poggia la coesione sociale che ci consente di convivere in maniera sufficientemente civile.

La civiltà occidentale, plasmata dal capitalismo, ha dato vita al nefasto parallelo tra vecchiaia e inutilità e inutilità e attesa della morte. In sostanza la nostra civiltà ha bisogno della faccia del vecchio perché essa esplicita in maniera diretta la verità, al contrario il volto deformato dalla chirurgia estetica è una brutale falsificazione. La forza della vecchiaia sta nella sua capacità di generare due entità fondamentali, il “carattere” e l’”amore” poiché il carattere si forma proprio con l’esperienza e con la vita vissuta mentre l’amore, inteso anche come sessualità piena e totale, accompagna l’amore vero, quello fine a sé stesso e disinteressato, slegato dunque dalla sessualità esclusivamente genitale.

Dunque, esiste ancora una speranza per questo nostro mondo che sembra cadere irrimediabilmente a pezzi? Sì una speranza esiste, allontaniamo da noi la paura della faccia del vecchio, simbolo efficace e geniale per rappresentare un mondo che cerca di tornare a vivere con saggezza ricacciando tra le fiamme dell’inferno chi, per potere e denaro, ne è uscito per devastare la bellezza, quella autentica.

Fonte immagine, murale a Fonni

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