La favola del gatto e della volpe continua

16 Settembre 2018
[Massimo Dadea]

La volpe, compiaciuta, chiede al gatto: chi è il padrone della Sardegna? Ma che domanda. Il padrone, ma che dico, il Re dell’isola, sei tu. Risponde sornione il gatto. La volpe, baffo dritto e petto in fuori, si pavoneggia, specchiandosi di fronte ad una delle tante vetrate del suo palazzotto d’epoca, da poco restaurato. Quelle parole sono musica per le sue orecchie, e il gatto sa come titillare il suo ego ipertrofico.

In molti, specie quelli che si sono persi le puntate precedenti, si chiederanno: ma chi sono il gatto e la volpe? Non illudetevi, i nostri hanno ben poco dei personaggi tratteggiati da Collodi: non campano di elemosine, tutt’altro, forse più di piccole furbizie. L’indole, però, è la stessa. La volpe, tra i due, è il più astuto, il gatto è la sua spalla. La volpe è cinico, freddo, calcolatore. Gli piace atteggiarsi da grande burattinaio che, nell’ombra, tira le fila del potere, da quello spicciolo a quello più corposo. Il suo partito, alla fine di una onorata e lunga carriera nelle istituzioni, lo ha premiato con una ambita Presidenza.

Intorno a lui si accalca una umanità composita ed interessata, vogliosa di respirare, sia pure per poco, l’aria rarefatta del potere. Perché la volpe è la personificazione del potere: lui condiziona la vita delle istituzioni, dei partiti, ad iniziare dal suo, l’economia, la cultura, gli affari. Un vero filantropo che distribuisce, con generosità, incarichi e prebende, consigli spassionati e ordini perentori.

Il potere è per lui un’ebrezza, una vertigine, un’emozione da assaporare con voluttà. I suoi interessi sono multiformi e spaziano dal governo dei porti (Autorità Portuale) alla gestione dell’acqua pubblica (Abbanoa), dai consorzi industriali (CACIP) alla zona franca nel porto di Cagliari (Cfz) ed arrivano perfino alle società di gestione degli aeroporti (Alghero). Ci sono poi gli interessi squisitamente culturali, uno per tutti: la nuova legge urbanistica. In questi giorni, poi, il via vai all’ultimo piano del palazzotto si è fatto frenetico. La scadenza della legislatura regionale si fa sempre più vicina e bisogna decidere le nuove alleanze, la nuova maggioranza, il nuovo Presidente, i nuovi consiglieri regionali.

La posta in palio è troppo alta per essere lasciata nelle sole mani di ignari e sprovveduti cittadini elettori. Bisogna preparare il terreno, ararlo, seminarlo: indirizzare, convincere, oliare, facilitare. C’è una questione che gli toglie il sonno: il nuovo Presidente della Regione. Per perpetuare il suo sistema di potere deve assolutamente trovare un nome che sia di sicura affidabilità e lealtà, e costruire intorno ad esso una maggioranza solida, ampia, che possibilmente vada dal PD a Forza Italia, passando dal Partito dei Sardi.

D’altronde, oramai destra e sinistra sono categorie del passato e poi la coerenza è una qualità che appartiene solo agli stupidi; il trasformismo, la duttilità, la spregiudicatezza sono invece le virtù dei furbi. Lui un nome lo avrebbe: chi meglio di se stesso potrebbe assolvere a questo compito, se non fosse che oramai ha terrore della volontà popolare (vedi primarie). Ed allora perché non pensare al suo allievo più promettente: il gatto. Un vero acrobata della politica.

Un’agilità felina che gli ha consentito di saltare con disinvoltura da una parte all’altra dello schieramento politico, di cambiare maggioranza sulla base di una mera convenienza personale. Lui, a differenza di tanti altri gatti, non è per niente schizzinoso, si trova bene in qualsiasi esecutivo, purché lo contenga. Di recente ha abbandonato la nave disastrata del governo regionale, destinata ad un naufragio inevitabile. Dopo aver approvato tutte le iniziative più nefaste della giunta – leggi finanziarie, politiche ambientali ed energetiche, “riforme” degli enti locali e della sanità, legge urbanistica – ha pensato bene di tirarsi fuori dal disastro che lui stesso ha contribuito a determinare. Un tentativo infantile di assumere una nuova identità per poi presentarsi ripulito, con le mani libere, agli elettori, sperando che abbiano poca memoria. Il suo sogno nel cassetto è diventare Presidente della Regione.

Con il passare degli anni quel sogno si è trasformato in un incubo. Le ha tentate tutte: ha cambiato partiti, maggioranze, è arrivato persino a fondare un suo proprio partito. Niente, nulla da fare. Ora gli rimane giusto la volpe e la sua grande ammucchiata. Forse è l’ultima occasione. Mentre il gatto e la volpe continuano imperterriti a tessere la loro fitta ragnatela, nel disinteresse interessato di istituzioni, partiti, parti sociali, intellettuali, uomini di cultura, la Sardegna frana, smotta, declina, precipita. Ma questa non è cosa che interessi i nostri impavidi eroi. La narrazione della favola del gatto e della volpe continuerà nelle prossime puntate. Naturalmente, ogni riferimento a persone, avvenimenti o cose è del tutto non casuale.

 

Dello stesso autore leggi anche: Il gatto, la volpe e lo smilzo, e l’isola dei balocchi

 

2 Commenti a “La favola del gatto e della volpe continua”

  1. ANDREA PUBU7SA scrive:

    Caro Massimo,

    non ci ho capito niente. Chi è il gatto e chi la volpe? Potresti essere meno ermetico? Noi della base non capiamo le metafore…

  2. Antonio scrive:

    Questa volta, a rimanere in trappola, non sarà il topo ma il gatto.

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