La marea nera nel Golfo dell’Asinara

1 Ottobre 2014

 

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Stefano Deliperi

Contro la marea nera nel Golfo dell’Asinara, il processo fra difficoltà e assenze. Una devastante marea nera nel gennaio 2011 inquinò il Golfo dell’Asinara.

Lo sversamento di olio combustibile in mare interessò l’intero Golfo dell’Asinara: la maggior parte dell’olio combustibile andò a incatramare verso est il litorale fra Platamona e Marritza, ma la chiazza oleosa nera raggiunse anche spiagge, scogliere e calette della Gallura, fino alla Maddalena e Caprera, nel parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena, giungendo, a ovest, fino alle coste dell’Asinara, omonimo parco nazionale. Un vero e proprio disastro ambientale. Dopo le operazioni di prima bonifica, le indagini della magistratura portarono al procedimento penale per accertarne le responsabilità. Imputati nel processo per l’ingente sversamento di olio combustibile in mare sono l’attuale direttore della centrale termoelettrica di Fiume Santo della multinazionale E.On,Marco Bertolino (45 anni, di Lodi), Salvatore Signoriello (60 anni), attuale manager di E.On Produzioni Italia e direttore tra il marzo del 2000 e il luglio 2002, quando proprietaria dell’impianto era l’Endesa Italia s.p.a., e Francesco Capriotti (59 anni), manager di Enelpower dal 2002 fino al settembre 2004. I reati contestati a tutti sono quelli inerenti al crollo colposo aggravato dalla previsione dell’evento (riguardante la rottura dell’oleodotto, da cui derivò lo sversamento in mare) e deturpamento delle bellezze naturali. Il dibattimento penale si tiene davanti al Tribunale penale di Sassari in composizione monocratica (dott. Salvatore Marinaro). Grazie all’istanza presentata lo scorso 8 ottobre 2013dall’avv. Guido Rimini, del Foro di Sassari, è costituitaparte civile (ordinanza 12 novembre 2013) l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.

Nel corso dell’ultima udienza tenutasi 23 settembre 2014), è stato sentito l’ing. Luciano Cadoni, del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, perito del pubblico ministero, il quale ha confermato le pesanti responsabilità nel disastro ambientale della E.On a causa della scarsa manutenzione degli impianti destinati alla gestione dell’olio combustibile. In precedenza (27 maggio 2014) l’allora ufficiale Capo servizio della sicurezza della Guardia costiera di Porto di Porto Torres, aveva sostanzialmente confermato i fatti avvenuti, così come da relazione resa nell’immediatezza del disastro. Le prossime udienze sono previste per l’11 novembre 2014, il 17 febbraio e il 20 marzo 2015 per l’audizione di altri periti del pubblico ministero.Vi sono, però, degli aspetti poco edificanti nella vicenda del gravissimo inquinamento che ha coinvolto la centrale termoelettricaE.On di Fiume Santo (Porto Torres),felicemente e serenamente dotata dicertificazione EMASISO 14001 sul piano del rispetto dell’ambiente.Infatti, se neldibattimento penale è presente il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus insieme alle amministrazioni locali lese dall’inquinamento e ad altre associazioni ambientaliste,non ci sono, invece, lo Stato e la Regione autonoma della Sardegna. Non si sono costituiti parte civile. Sono convitati di pietra. Eppure, con la mozione n. 281/32 approvata l’8 ottobre 2013 il Consiglio regionale sardo aveva impegnato la Giunta Cappellacci“ad attivarsi e ad attivare tutti gli strumenti messi a disposizione dalla legge vigente, affinché si costituisca parte civile ai sensi dell’articolo 74 e successivi del Codice di procedura penale, nella tutela dell’interesse della Sardegna in tutti i processi celebrati nel suo territorio nel quale sono contestati reati che presuppongono il presunto esercizio di condotte illecite che hanno determinato veri e propri disastri ambientali, comportando la grave compromissione delle condizioni ambientali della nostra Isola”. Ovviamente, al pari di quanto fatto riguardo il procedimento penale sulle bonifiche mancate a La Maddalena, a suo tempo Ugo Cappellacci e la suaGiunta regionale han fatto orecchie da mercante. Inoltre, il Ministero dell’ambiente sarebbe stato frenato dall’Avvocatura dello Stato, mentre il prof. Paolo Dell’Anno, esperto di diritto ambientale, ha ricoperto il ruolo di consulente giuridico del precedente Ministro dell’ambiente Corrado Clini (oggi plurindagato) pur essendo difensore della E.On. Conflitto non di legittimità ma di palese opportunità. In seguito l’ex Ministro dell’ambiente Andrea Orlando aveva assicurato che avrebbe avviato una parallela causa civile per il risarcimento dei danni. Finora non se ne sa nulla. Oltre ai tentennamentidelle amministrazioni pubbliche competenti, è poi la santa prescrizione che porta a chiedersi se sarà mai individuato un responsabile di quanto accaduto. Dal canto nostro, non lasceremo nulla d’intentato per difendere l’ambiente violato e il popolo inquinato.

 

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