Contro la guerra

1 Aprile 2011

Aderiamo all’appello di Gino Strada ( Emergency ) di mobilitazione generale contro la guerra. Serbia, Afghanistan, Iraq e adesso la Libia. Ancora una volta, in nome della tutela dei diritti umani, della garanzia della sicurezza e della pace, si bombardano popolazioni inermi. Conosciamo le vere ragioni e le tragiche conseguenze di questo tipo di “azioni mirate” o “interventi umanitari” che hanno portato devastazione e morte anche con l’utilizzo di armi   messe al bando dalle convenzioni internazionali  ( cluster bomb, fosforo bianco, uranio impoverito ecc..)  e non vogliamo assistere in silenzio ad una nuova “guerra umanitaria”.  Ancora una volta le menzogne e l’inganno per giustificare l’uso della forza contro popoli al fine di depredarli delle loro risorse. Anche per la Libia le vere ragioni che spingono Francia, Stati Uniti, Inghilterra e anche l’Italia ad intervenire riguardano le immense ricchezze del sottosuolo: gas e petrolio. Negata fin dall’inizio qualsiasi ipotesi di soluzione diplomatica, si è voluto che i bombardamenti fossero l’unica alternativa possibile e così sotto le bombe moriranno anche gli ideali che hanno portato in piazza tanti giovani nei Paesi Arabi. Le dittature non devono essere occasione di interventi militari esterni poiché essi aggiungono nuove vittime a quelle del tiranno. La risoluzione 1973 del 17 Marzo con la quale si è deciso il “no fly zone” contro la Libia è in contrasto con i dettami della Carta delle Nazioni Unite che all’art. 2 comma 7 così stabilisce: “nessuna disposizione del presente statuto autorizza le Nazioni Unite ad intervenire in questioni che appartengono alla competenza interna di uno Stato”. Inoltre l’art. 39 della Carta prevede che il Consiglio di Sicurezza può autorizzare l’uso della forza militare soltanto dopo aver accertato l’esistenza di una minaccia internazionale della pace, di una violazione della pace, o di un atto di aggressione (da parte di  uno stato contro un altro stato). Appare quindi evidente che la “guerra civile” di competenza interna alla  Libia non rappresentava e non rappresenta tuttora una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale, come del resto ben cinque membri del Consiglio di Sicurezza ( Germania, Cina, Brasile, Russia, India ) hanno implicitamente sostenuto rifiutando di votare a favore della risoluzione; non solo, gli stessi hanno deplorato l’aggressione che Francia, Inghilterra e Stati Uniti, hanno scatenato contro la popolazione libica in nome della “tutela dei Diritti Umani”. La Lega Araba ha sostenuto che il suo obbiettivo è “salvare i civili  e non ucciderne altri”. L’Unione Africana ha sostenuto da subito la necessità della mediazione diplomatica fra le parti in causa e il cessate il fuoco. Il Governo Italiano mettendo a disposizione le sue basi e i suoi aerei contribuisce allo spargimento di sangue di un popolo di cui si dichiarava enfaticamente amico fino a qualche tempo addietro.

MANIFESTAZIONE

SABATO 2 APRILE   ORE 17 IN PIAZZA GARIBALDI

Percorso: Piazza Garibaldi, Via Alghero, Piazza Repubblica, Via Deledda, Piazza Gramsci, Piazza Costituzione, Via Regina Margherita, Piazza Deffenu.

RIPUDIAMO LA GUERRA e affermiamo la nostra contrarietà ad ogni tipo di intervento armato in Libia, ivi compresa, la no-fly-zone. CHIEDIAMO l’immediato cessate il fuoco.
FACCIAMO APPELLO alla Comunità Internazionale affinchè si ponga fine all’intervento militare e si rilanci l’ipotesi di una soluzione diplomatica che veda protagonisti i paesi del Sud del Mondo ad iniziare
da quelli africani.
CHIEDIAMO al Parlamento e al Governo di fermare la guerra impedendo l’utilizzo delle basi italiane e di sostenere la soluzione negoziale della crisi.
CHIEDIAMO alla Regione Sardegna e ai Comuni interessati l’immediata sospensione dei lavori di installazione del radar a Capo Sperone.Un radar ad alto potenziale, previsto in una zona a protezione speciale, che, oltre ad avere ripercussioni negative sulla salute della popolazione e sull’ambiente,costituisce l’ennesima servitù militare in Sardegna e sarebbe un ulteriore supporto logistico alle guerre future.
Comitato contro la guerra  29 marzo ’11

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