La Sardegna e la questione morale

1 Gennaio 2015
Cesare Maccari, Ingresso di Appio Claudio in Senato
Roberto Mirasola, Enrico Lobina*

Il 2014, in Sardegna, è segnato dal dramma sociale di centinaia di migliaia di famiglie e dall’esplodere, senza fine, della questione morale. La classe dirigente, tutta, è colpevole.
Per porre tutti di fronte alla possibilità di fare scelte, ed anche non fare è una scelta, abbiamo fondato un comitato. Siamo convinti che mai come oggi servirebbe che la politica esercitasse il suo ruolo di guida, necessario per uscire dalle paludi di questa crisi infinita.
La Sardegna è in condizioni disperate. Servirebbero istituzioni forti, con persone capaci e preparate. Cosi non è. Sulle nomine fatte negli assessorati la linea guida è l’appartenenza piuttosto che la competenza. Si verifichi, vada a leggere i nomi nel sito della regione. Tutto questo oggi è negativo, controproducente. L’emergenza che attraversiamo è tale per cui si deve pretendere che a guidare gli Assessorati siano i migliori e non figure che devono “studiare”.
La strategia dell’attuale classe politica è aspettare che passi la tempesta e poi lasciare che le cose rimangano così come sono. Non importa se i cittadini si allontanano dalla vita pubblica, non importa se i votanti sono sempre di meno, importa solo gestire il potere che oggi garantisce un’elezione al Parlamento, in Consiglio Regionale e persino in consiglio comunale.
Abbiamo confidato sul Presidente Pigliaru, convinti che con il suo prestigio avrebbe optato per strade diverse, forse difficili, ma sicuramente eticamente valide. Il suo esordio in campagna elettorale a Serdiana non fu, in questo senso, incoraggiante. Più volte invitato a dire la sua riguardo l’eventuale candidatura di indagati, si è sottratto di fatto a quelle giuste richieste.
Per ragionare di politica è sufficiente avere come linea guida la Costituzione. Questa ci ricorda, all’art.54, che “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Rispettare l’art. 54 ci avrebbe di sicuro evitato lo scandalo dei fondi ai gruppi consiliari, cosi come la vicenda vitalizi, ancora irrisolta. È inevitabile che poi intervenga la Magistratura. Tutto ciò non fa altro che indebolire la nostra democrazia.
Sui vitalizi la nostra proposta è di abolirli tutti, anche retroattivamente, lasciando che i contributi versati si sommino a quelli versati per altri tipi di lavoro. Se alcuni vivessero situazioni di difficoltà, si applichi loro il corrispettivo della legge Bacchelli. È una norma semplice, che può essere scritta ed approvata in qualche giorno.
È evidente che a risolvere il problema non può che essere la stessa classe politica che il problema l’ha creato. I partiti politici, tuttavia, sono necessari per la vita politica e sociale dei cittadini stessi: è allora evidente che diventa necessario riformarli. Come? Smantellandoli, e rifondandoli.

* comitato art. 54

** Dipinto di Cesare Maccari, Ingresso di Appio Claudio in Senato

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