La speculazione energetica divora l’agricoltura sarda

16 Febbraio 2015
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Stefano Deliperi

Questi che seguono sono i “numeri” dell’energia in Sardegna, come emergono dai dati Terna s.p.a. (31 dicembre 2012) e dal P.E.A.R.S. (il piano energetico) adottato con deliberazione Giunta regionale n. 4/3 del 5 febbraio 2014:

* 18 impianti idroelettrici (potenza efficiente lorda MW 466,7; producibilità media annua GWh 699)
* 44 impianti termoelettrici (potenza efficiente lorda MW 2.822,5)
* 47 impianti eolici (potenza efficiente lorda MW 988,6)
* 22.287 impianti fotovoltaici (potenza efficiente lorda MW 558,2)
* energia richiesta in Sardegna: GWh 10.998,8; energia prodotta in più rispetto alla richiesta: GWh 2.348 (+ 21,3%)
* produzione energia: GWh 14.535; produzione netta per il consumo: GWh 13.346,8
* energia esportata verso la Penisola: GWh 1.632,5; energia esportata verso l’Estero (Corsica): Gwh 715,6; Terna s.p.a. stima un’esportazione complessiva di energia pari GWh 4.000 per l’anno 2013; perdita complessiva della rete: MWh 600
* fonte di produzione: 78% termoelettrica, 11% eolica, 5% bioenergie, 5% fotovoltaico, 1% idroelettrico.

Come si vede, la Sardegna, ormai da anni, produce molta più energia di quanto necessita per il proprio fabbisogno (+ 21,3%) e ne esporta verso la Penisola e verso la Corsica. Domanda banalissima: a chi e a che cosa servono allora i tanti progetti di centrali per la produzione energetica da fonte rinnovabile (termodinamica, biomassa, eolica, ecc.) che vengono quasi quotidianamente presentati nell’Isola, spesso e volentieri nelle aree agricole? Risposta di mero buon senso: gli impianti in progetto appaiono avere quasi sempre finalità puramente speculative: certificati verdi e benefici vari derivanti dalla produzione energetica da fonti rinnovabili.

Sembra proprio il caso anche di uno dei progetti recentemente presentati, il progetto ibrido di centrale solare termodinamica + centrale a biomassa (potenza complessiva lorda 10,8 MW elettrici) della società bolzanina San Quirico Solar Power s.r.l., nella località agricola di San Quirico, verso le pendici del Monte Arci, in Comune di Oristano, interessante circa 55 ettari. Per tali motivi l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inoltrato (9 febbraio 2015) uno specifico atto di intervento con “osservazioni” nel procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.), diffondendo gratuitamente in contemporanea un fac simile di analogo atto per chiunque volesse intervenire nel procedimento come singolo cittadino.

Sono stati interessati il Servizio sostenibilità ambientale (S.A.V.I.) della Regione autonoma della Sardegna (titolare del procedimento), la Commissione europea, il Ministero dell’ambiente, il Comune di Oristano. Il progetto ha caratteristiche propriamente industriali, ha natura ibrida, comprendendo una centrale solare termodinamica (superficie 48 ettari, specchi solari parabolici con diametro mt. 7,5 e altezza mt. 1,7 dal suolo) + una centrale a biomassa (potenza 4 MW elettrici) + opere connesse (linea ad alta tensione 150 kv lunga km. 7, stazione, ecc.) interessante complessivamente circa 55 ettari con potenza complessiva lorda 10,8 MW elettrici.

L’area individuata è parzialmente tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) perché attraversata da corsi d’acqua (Rio Merd’e Cani, Canale Adduttore Tirso-Arborea, Canale di Bonifica Spinarba), è classificata in “zona agricola E” (E2, E3, E5) e (piccola parte) in “zona di rispetto H” (HAR 2) del vigente P.U.C. di Oristano.     Si ricorda, in proposito, che nelle zone agricole “E” degli strumenti urbanistici comunali, possono essere autorizzati soltanto interventi relativi ad attività agricole e/o strettamente connesse, in particolar modo in Sardegna (art. 13 bis della legge regionale n. 4/2009 e s.m.i. e art. 3 del D.P.G.R. 3 agosto 1994 , n. 228, direttive per le zone agricole). Pesanti gli impatti sull’ambiente e il contesto socio-economico locale.

La zona ha vocazione strettamente agricola e l’impianto complesso in progetto è di sicura natura industriale, come tale dovrebbe trovare collocazione in aree industriali a tali fini già infrastrutturate. La prevista centrale a biomassa prevede poi l’utilizzo giornaliero di ben 70-75 tonnellate di biomassa legnosa per sette mesi (210 giorni), cioè ben 14.700-15.750 tonnellate annue di biomassa legnosa all’anno: da dove arriveranno?     I quantitativi idrici necessari al funzionamento dell’impianto complesso sono stimati in 117.000 metri cubi di acqua/anno, sarebbero prelevati da due pozzi da realizzare nel sito e sarebbero sottratti alle attività agricole esistenti nell’area interessata dal progetto;

Come ben noto alla stessa Società industriale, il progetto interferisce con uno degli habitat delle residue popolazioni di Gallina prataiola, rispetto alla quale, nell’ambito del Piano d’azione per la salvaguardia e il monitoraggio della Gallina prataiola e del suo habitat in Sardegna (Assessorato della Difesa dell’Ambiente – RAS, 2011), sono state evidenziate due aree riproduttive. In una di queste, ubicata a sud rispetto al sito d’intervento progettuale e distante dallo stesso circa 1,2 km, è stata accertata la presenza di un maschio territoriale, mentre nell’altra, ubicata ancora più a sud a circa 5,2 km, sono stati censiti 15 maschi territoriali. Una parte dell’area interessata dall’intervento progettuale proposto comporta la sottrazione di potenziale habitat di alimentazione pari ad una superficie di circa 30 ettari, mentre non vi è nessuna interazione negativa con le aree riproduttive segnalate” (Sintesi non tecnica, pag. 73).   La Gallina prataiola (Tetrax tetrax) è in grave pericolo di estinzione e come tale è inserita nell’allegato I della direttiva n. 2009/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica.

Inoltre, un evidente saldo negativo potenziale emerge dallo studio di impatto ambientale (S.I.A.) dove vengono ipotizzati 90 posti di lavoro in fase di realizzazione e 20 posti di lavoro in fase di gestione, ma sarebbero a rischio 28 posti di lavoro già esistenti (13 Agriturismo e Fattoria didattica Archelao, 5 agrimacelleria Accareddu, 8 Aziende agricole cugini Tolu, 2 vigneto biologico locale). Una vera e propria beffa in proposito. Spiace che sia il Comune di Oristano abbia dato la disponibilità politica in cambio di 50 mila euro all’anno.

Vogliamo cambiare registro una volta per tutte?

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