La spiaggia di Porto Pino non è più Animal Friendly

1 Agosto 2019
[Carola Farci]

Venerdì 2 agosto la Guardia Costiera di Sant’Antioco ha posto i sigilli alla spiaggia Animal Friendly di Porto Pino. La ragione del provvedimento sarebbero alcune autorizzazioni non a norma.

Non è ovviamente questa la sede per dibattere sulla questione in termini amministrativi, se ne occuperà l’autorità incaricata. Può essere però la sede per fare una piccola riflessione sulle spiagge a misura di cane presenti sul nostro territorio, e su cosa esse rappresentino. Il caso, infatti, ha fatto molto scalpore, e non è passato inosservato né dai media né dai tanti cittadini, sardi e no, che con una petizione online stanno chiedendo la riapertura immediata della spiaggia.

La spiaggia Animal Friendly di Porto Pino, gestita esclusivamente da volontari, è un fiore all’occhiello del territorio di Sant’Anna Arresi. Qui, gli amici a quattro zampe possono nuotare e giocare sotto lo sguardo attento di alcuni membri della Lega Nazionale in Difesa Del Cane, riuscendo a trascorrere una giornata fresca e serena, mentre i proprietari si rilassano senza il dubbio amletico che qualsiasi cinofilo si pone: al mare o a casa con Fido?

Tutto ciò potrebbe sembrare esclusivo interesse di chi ha scelto di prendersi un cane. Invece, non lo è. Per almeno due ragioni.

La prima è quella triste equazione che ci rivela che meno spazi si concedono ai proprietari per portare il proprio cane in vacanza e più aumentano gli abbandoni estivi. Il randagismo è una piaga sociale che coinvolge tutti. Basti pensare che nel febbraio 2019 la Regione Sardegna ha stanziato 300 mila euro per l’attuazione del piano straordinario di sterilizzazioni dei cani di proprietà, mentre ammontano addirittura a 3 milioni i contributi versati nello stesso periodo ai Comuni per la lotta al randagismo. Un’indagine LAV del 2018 ci ha mostrato una fotografia dell’isola inclemente: a fronte di un innalzamento della presenza canina all’interno delle famiglie – o, per lo meno, della sua registrazione presso l’anagrafe canina – del 154% (se nel 2006 erano registrati, nell’isola, quasi 178.000 esemplari, nel 2017 passiamo a 409.000, che diventano ben 452.000 l’anno successivo, nel 2018), e in controtendenza rispetto ad altre zone del territorio nazionale, in Sardegna, dal 2006 al 2017, si è avuta una diminuzione del 19% delle adozioni, un aumento del 57% delle presenze nei rifugi (è la regione con l’incremento più alto in assoluto), e una diminuzione delle sterilizzazioni del 22%.

Ma l’inchiesta LAV ci mette di fronte anche ad altri numeri. Mantenere un cane in canile, infatti, è una spesa per l’intera comunità, per cui il costo annuo del randagismo nel 2017, solo per la Sardegna, supera gli 11 milioni di euro. Avete capito bene: 11 milioni di euro.

È per questo che chi abbandona commette un crimine non solo nei confronti del cane, di cui compromette spesso la stessa vita, ma anche della comunità tutta, che ne fa, letteralmente, le spese.

Ed è questa, dunque, la prima delle ragioni per cui, in un’isola che conta in tutto una ventina di spiagge dove è lecito portare i cani con sé durante tutta la giornata – ricordiamo che in Sardegna è permesso portare il cane in tutte le spiagge del litorale dalle 20.00 alle 8.00 -, la spiaggia Animal Friendly di Porto Pino costituisce un esempio virtuoso.

La seconda ragione per cui questa vicenda deve accendere una riflessione collettiva è quella dell’immagine che offriamo dell’isola, agli altri e a noi stessi. Si parla tanto del turismo sostenibile, alternativo ai modelli di turismo di massa che ci hanno propinato – e ci siamo autopropinati – nei decenni passati, spesso lasciando orme indelebili e colpevolmente antropiche sulla nostra terra. La spiaggia Animal Friendly di Porto Pino, invece, con un impatto ambientale quasi inesistente, permetteva ai turisti di tutta Italia di accedere alle bellezze del nostro territorio senza dover rinunciare alla compagnia del proprio amico a quattro zampe. Turisti che, è bene ricordarlo, dopo aver prenotato la vacanza in funzione delle esigenze anche del proprio cane, si trovano ad aver sborsato soldi per l’arrivo in Sardegna e la prenotazione di un alloggio, ma senza la reale possibilità di andare al mare. E la stessa possibilità è tolta ai sardi. Forse, infatti, è il caso di pensare a più offerte come questa, che arricchiscano la nostra terra di servizi non solo per chi viene da fuori, ma soprattutto per chi nell’isola ci vive e si trova spesso costretto a dover scegliere tra la giornata in spiaggia o quella con il proprio cane, con gli esiti, talvolta disastrosi, sopra elencati, che ricadono, ancora una volta, sulla nostra comunità.

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