La vita, il dolore, la morte

1 Settembre 2015
027Truppe Karl - Partita a scacchi con la morte (1942)
Franco Tronci

La puntuale e commossa narrazione degli ultimi mesi di esistenza del compagno  Serafino Canepa, proposti da Raffaello Ugo, inducono ad una profonda mestizia e, allo stesso tempo, a più generali riflessioni.

Esiste infatti, in italia, un ambito esteso di problemi che riguardano l’esistenza dell’individuo e che sembrano essere stati sottratti all’intervento dell’agire politico teso alla tutela ed alla difesa dei diritti di ciascun cittadino. 

La procreazione, la protezione dal dolore, l’unione e la convivenza, la possibilità di un trapasso dignitoso e sereno sembrano essere diventati materia di pertinenza esclusiva di autorità religiose, istituzioni insensibili e inadempienti, organizzazioni politiche incompetenti e opportunistiche. Di tutti, fuorché del loro legittimo titolare: l’individuo. Tutto ciò fa del nostro paese uno degli ultimi nella classifica dei paesi avanzati e lo rende bersaglio delle reprimende e delle penalizzazioni delle istituzioni internazionali e comunitarie.

Sono lontani gli anni in cui l’impegno per i diritti della persona (voglio qui ricordare come esempi di una vasta casistica, il divorzio e l’obiezione di coscienza alla leva militare) si traducevano in disposizioni legislative positive. Oggi, le lodevoli proposte di organizzazioni della società civile, di istituzioni culturali e di qualche raro partito, si arenano di fronte agli ostacoli frapposti da schieramenti politici trasversali e da un parlamento di nominati eletto con una legge incostituzionale, sostenuti da un sistema dell’informazione che si applica ad ostacolare, svilire, depotenziare le iniziative tese a tradurre in atto i diritti che la Costituzione riconosce al cittadino.

I partiti, salvo qualche rara eccezione, si sono trasformati in comitati d’affari.Anche forze politiche che possono vantare un’ascendenza radicata nella cultura laica hanno fatto della delega alla chiesa cattolica la regola del loro comportamento.

La massima istituzione religiosa vive, per altro,  la contraddizione (e, talvolta, l’aspro contrasto) tra le aperture generalissime del pontefice e la concreta e pervicace opera di ostruzionismo, censura, sfacciato interventismo, spesso accompagnato da evidente proselitismo elettorale, dei settori più retrogradi dell’episcopato vaticano, della conferenza episcopale italiana, di comunione e liberazione, delle scuole private cattoliche, persino delle più minuscole parrocchie. La battaglia è ancora  aperta ed incerte sono le previsioni su chi uscirà vincitore dallo scontro. Le professioni più coinvolte (nel caso di Serafino, penso ai medici) privilegiano, in gran parte, gli aspetti mercantili e fanno di tutto   (ad esempio esercitando l’obiezione) per non infastidire il potere.

I magistrati si dimostrano, su questo terreno, più prudenti di quanto non facciano nella lotta alla mafia ed balla corruzione. La scuola pubblica, che aveva acquistato grandi meriti nella formazione della coscienza civile dei propri allievi è ormai catturata da trascurabili finalità quali la valutazione e la selezione. L’università si limita a promuovere ormai inutili festival (della letteratura, della filosofia, della scienza, e così via) e non si capisce che cosa vi sia, di questi tempi, da festeggiare.

Una sinistra unificata e rinnovata, che voglia opporsi ad un così triste destino di insignificanza, deve destinare, programmaticamente, ai diritti della persona la stessa rilevanza acquisita dalla lotta per la difesa dei  beni comuni. Ciò presuppone uno sforzo di elaborazione e di articolazione delle proposte che sia  all’altezza degli ostacoli da superare. Ne consegue, ancora una volta. l’obbligo di ripensare l’idea di partito non solo come luogo della costruzione della coscienza di classe ma anche come occasione imprescindibile della consapevolezza del proprio essere sociale e della propria responsabilità nell’esercizio dei diritti civili.

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