Ladri di terra

1 Ottobre 2011

Marcello Madau

Come un incubo, un sequel dell’orrore, è persino apparso sulla stampa isolana ‘si faccia una domanda si dia una risposta-2’ e si annuncia presumibilmente il 3, secondo le necessità della trilogia. Per l’analisi filologica rimandiamo all’articolo del numero precedente, ma è certo che si conferma come passaggio dominante il regno della paura. Una scelta proprio coraggiosa.
Si percepisce l’ansia di un potere che si vede scappare i tempi dell’incasso prima che il quadro politico venga a liquefarsi definitivamente. E la debolezza di una sinistra che, pur costruendo un PPR buono ed innovativo, con alcune parti di grande pregio tecnico e civile, non ha creato attorno ad esso consenso e radicamento sufficiente per supportarne lo sforzo ed impedire lo scempio paesaggistico, che si annuncia ora in tutta la sua gravità.
Una gravità che può essere colta con pienezza leggendola assieme alla situazione italiana, nella bufera liberista europea e mondiale sulla questione del debito pubblico, sulle misure per affrontarlo.

Il primo obiettivo, costruire sfondando persino il limite dei 300 metri, con l’apporto del piano-casa e dei campi da golf (vedi il numero di agosto del Manifesto Sardo), viene perseguito in un contesto molto indebolito.
Elenchiamo alcuni fattori: la fragilità dell’apparato di tutela, quella dei comuni – nuovamente nel mirino sotto i mille abitanti // si rimettono in discussione i PUC anche se già abbondamentemente istruiti -, lo spopolamento che trova nuova linfa nella crescita dell’emigrazione, la presumibile disponibilità della mano d’opera, progressivamente cassintegrata, licenziata, precarizzata, ad accettare lavori dalle produzioni distruttive ed inquinanti.
Un ruolo non indifferente viene svolto dalla frantumazione degli strumenti di difesa sindacale e dalla libertà d’azione regalata all’impresa, territorio per territorio. Non aiutano cedimenti ed incertezze che si manifestano persino nei livelli nazionali della CGIL, l’unica organizzazione di massa ancora in grado di creare una resistenza diffusa di qualche efficacia.
L’azione della Giunta Cappellacci investe tutto il territorio sardo espropriandolo nelle sue parti sensibili, legate al paesaggio ed ai beni culturali, alla loro dimensione pubblica ed al possibile destino di bene comune. E’ con questo centro-destra ‘federalista’ che si vedono, da anni, le peggiori azioni centraliste, l’attacco feroce all’identità – rivendicata solo a parole – e persino alle molte piccole comunità che ne sono tra le depositarie.
Noi ci auguriamo davvero che i ‘piccoli’ comuni sappiano promuovere una risposta decisa a questo attacco profondo alla democrazia territoriale.
Il paesaggio culturale e l’ambiente sono le risorse e le basi per costruire in Sardegna un modello di sviluppo diverso e sostenibile, un vero e proprio mezzo di produzione: ma la sua proprietà si configura sempre più privata, producendo l’esproprio della nostra terra verso lobbies e interessi privati.
Capitalismo straccione, perchè l’annullamento progressivo della ‘differenza paesaggistica sarda’ attraverso l’omologazione speculativa al resto d’Italia su coste e interno (costruire con un ettaro!!) è un imperdonabile errore di mercato.
Gli aspetti identitari della Sardegna vengono perciò messi all’incanto, stravolti (il progetto ‘campi da golf’ è davvero paradigmatico, un vero atto di auto-colonialismo), tranne qualche balletto turistico. I cosiddetti custodi sardisti e indipendentisti della Giunta Cappellacci si sono dimostrati politicamente dei lacchè. Le generazioni presenti e future devono/dovranno chiedere conto.
In tale quadro – che presenta forti riserve di illegittimità (l’opposizione, associazioni e cittadini dovranno prepararsi a molti ricorsi, direi anche con possibilità di successo), si pone l’urgenza di ridiscutere a sinistra i cosiddetti modelli di sviluppo del territorio. La coscienza della natura di tali risorse può produrre un’azione di coinvolgimento democratico a partire dai lavoratori del settore culturale e paesaggistico.
Essi hanno una dimensione numericamente significativa e dispongono di notevole ‘know-how’, ovvero competenze tecnico-scientifiche preziose per lavorare con le comunità, prime depositarie del territorio stesso, ed al loro servizio. Se mai riusciremo a far prevalere una visione generale compatibile al patrimonio culturale e paesaggistico dell’isola, essa non potrà essere difesa se il radicamento ed il coinvolgimento non saranno davvero democratici, popolari, competenti.
Lo richiede l’attacco feroce della speculazione e delle sue rappresentanze politiche, e la percezione critica dei molti limiti elitari del precedente, pur encomiabile, PPR.
Il governo Cappellacci si sta comportando come quelli che vengono, con i sacchetti, a prendere la sabbia di Is Aruttas o quella della Pelosa, o altri che hanno prelevato oggetti e monumenti della nostra storia per farne mercanzia e adornare residenze esclusive. Ma la terra, da rubare, è ancora più preziosa.

2 Commenti a “Ladri di terra”

  1. Piero Careddu scrive:

    Solo una piccola nota aggiuntiva sulla follia dei campi da golf che, aldilà del bluff di un investimento che lascia alla Sardegna bricciole in termni di risorse e occupazione, sono quanto di più devastante dal punto di vista ambientale esista. E lo sono nella maniera più perfida e subdola visto che, con il loro immenso manto verde che si perde nell’immensità di bucolici declivi, trasmettono un messaggio di pace, di serenità, di natura buona e amica; in realtà per ottenere quei green, peraltro affatto esteticamente accattivanti, vengono impiegate tonnellate e tonnallete di prodotti chimici che avvelenano il suolo e le falde e sprecati ettolitri quotidiani di acqua tolta all’agricoltura e al fabbisogno della popolazione. Alla faccia del rispetto e del rilancio del territorio.

  2. Marcello Madau scrive:

    Caro Piero, hai perfettamente ragione. E quando dico-diciamo attacco all’identità, mi riferisco pienamente all’assetto ambientale, della terra, dell’acqua. Aggiungo che nell’articolo mi sono scordato (ora è inserito al capoverso 4, comunque eccolo) di dare il link ad un articolo pubblicato nel numero di agosto in linea con questa tua denuncia e che rimanda, verso la chiusura, a materiali interessanti sul tema. In ogni caso non diamola per persa.

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