L’Asarp: “La salute mentale in Sardegna è un disastro”

18 Maggio 2022

[Gisella Trincas]

Pubblichiamo la lettera aperta della presidente dell’Asarp Gisella Trincas all’assessore regionale alla sanità Mario Nieddu sulla situazione di abbandono dei servizi di salute mentale della Sardegna e violazione del diritto delle persone a ricevere cure tempestive e percorsi riabilitativi orientati alla ripresa e al rispetto dei diritti umani.

Gentile Assessore,

lo stato di abbandono in cui versa il sistema pubblico dei servizi di salute mentale in Sardegna, non è ulteriormente tollerabile. Abbiamo tentato più volte una interlocuzione con Lei che ha la responsabilità politica sul sistema sanitario regionale, senza alcun esito, che facesse minimamente sperare in un cambio di rotta e nella piena tutela del diritto alla salute mentale dei nostri cari e dell’intera comunità sarda.l

Saprà certamente dell’ultima tragedia (evitabile) che si è consumata nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura 1 dell’Ospedale SS.Trinità di Cagliari. Un uomo ricoverato un giorno prima, per i suoi ripetuti tentativi di suicidio in casa, si toglie la vita impiccandosi con la cinghia dell’avvolgibile nella camera di degenza. Un uomo affidato alle cure dei sanitari per evitare una tragedia che si consuma proprio nel luogo che avrebbe dovuto proteggerlo.

Come saprà certamente, che nei CSM, non ci sono responsabili di servizio e i pochi esistenti nell’organico regionale devono fare i salti mortali tra un CSM e l’altro. E che nei servizi territoriali c’è una gravissima carenza di personale e le famiglie sono sole ad affrontare situazioni sanitarie e sociali anche molto difficili.

Saprà anche che nei Dipartimenti di Salute Mentale (ancora tre nonostante le ASL siano state riportate a otto direzioni), non c’è alcuna possibilità di costruire percorsi riabilitativi individualizzati (costruiti con le persone in carico ai servizi) per assenza totale di disponibilità finanziarie. Così come non c’è possibilità di garantire alle persone autrici di reato un percorso terapeutico riabilitativo alternativo alla carcerazione, per assenza di progettazione che garantisca da una parte la sicurezza e dall’altra un percorso di cura e di ripresa.

Noi non siamo disposti a tollerare oltre tale situazione e desideriamo sapere cosa pensa di fare il suo Assessorato e la Giunta Regionale per porre fine a tale gravissima situazione.

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