Su le maniche: il riscatto fai-da-te del popolo greco

16 Novembre 2017
[Michele Revelli]

La Grecia ritorna sulla scena europea, questa volta non come vittima sacrificale ma come sopravvissuta. Già l’esito del negoziato coi creditori per la “seconda valutazione” aveva ispirato un certo ottimismo negli ambienti di governo. Poi a settembre la decisione di Macron di tenere il discorso “per svegliare l’Europa” proprio in Grecia, ad Atene, aveva lasciato intendere che si aprissero possibilità prima insperate e insperabili. Ora l’annuncio di Alexis Tsipras di aver raggiunto gli obiettivi di bilancio e di essere in grado di destinare il miliardo di euro di surplus ai “poveri che hanno sofferto questi sette anni di austerità” come “dividendo sociale” è un’ulteriore conferma.

Questo momento parzialmente favorevole non è frutto del caso ma il risultato dello sforzo compiuto dalla comunità greca tutta intera, in primo luogo dai cittadini col loro impegno sociale, come ho potuto verificare per esperienza diretta sul territorio greco, parlando con rappresentanti politici e volontari delle organizzazioni di solidarietà.

La Grecia che ho visto si discosta molto dal tetro quadro di abbandono e degrado di qualche tempo fa, quando i negozi erano chiusi e i ristoranti vuoti, la gente asserragliata in casa mentre per le strade esplodeva la rivolta. Oggi i ristoranti sono frequentati e anche il turismo interno è ripreso (+0,7% i consumi, +9,5% l’export) mentre le proteste sono quasi cessate. Organizzazioni come La solidarietà del Pireo e i vari Ambulatori di quartiere hanno accompagnato la popolazione nel periodo più duro della crisi, innovando le tradizionali pratiche di volontariato e massimizzandone gli effetti che oggi sono ben visibili a voler guardare tra le pieghe della società greca.

Una delle componenti più innovative, per esempio, sono stati gli ambulatori sociali: strutture di volontariato dove vengono distribuiti medicinali e fornite cure a quanti non possano permettersi le spese mediche. La cosa che maggiormente mi ha colpito andando a visitarne uno, nel quartiere di Nea Smyrni, periferia sud di Atene, è stata la professionalità. Trattandosi di un’iniziativa partita dalla gente senza il supporto di grandi Ong o finanziatori esterni, mi aspettavo un ambiente meno rifornito di farmaci e specialisti. Invece ho scoperto che l’ambulatorio era frequentato con regolarità da 850 pazienti e contava più di 11 specialisti tra cui otorini ginecologi cardiologi pediatri e persino psicologi e dentisti con tanto di attrezzatura per ecografie ed elettrocardiogramma. Con altrettanto stupore mi è stato riferito che tra le cure più richieste vi sono quelle dentistiche e grazie alle donazioni di privati l’ambulatorio è riuscito anche a dotarsi di un’attrezzatura professionale adeguata. Sebbene l’iniziativa fosse nata nel 2013 da 8 membri di Syriza, oggi tra i 50 collaboratori volontari si trovano anche medici conservatori che sono stati attratti dalla purezza dei loro ideali e dal loro intento di tener fuori la politica di partito dall’impegno sociale che non si cura di differenze di bandiera ma mette al primo posto i problemi della gente (per quanto cercassi, non ho visto un solo volantino, o un’affiche o un simbolo di partito).

Ciò che è stato realizzato dagli ambulatori sociali per la sanità è stato fatto dalla Solidarietà del Pireo per il cibo e i beni primari. Dall’idea di 14 persone “di buona volontà” (di Syriza e non solo) nel 2012 si è avviato un progetto che unisse le tradizionali pratiche di aiuto come distribuzione di vestiti cibo assistenza scolastica e consulenze legali a un nuovo concetto di volontariato che è più descrivibile dalla coppia solidarietà-partecipazione.

Infatti a chiunque voglia ricevere vestiti o alimentari si propone di prestare servizio come volontario (quasi come un atto di “buona volontà”), così che chiunque utilizzi il servizio non pensi di ricevere la carità ma si senta parte di qualcosa. I volontari di solito sostano nei pressi del grande supermercato di fronte alla sede con delle buste chiedendo ai clienti di riempirne una per la Solidarietà del Pireo. In questo modo l’organizzazione può ricevere i beni da distribuire mentre i volontari più bisognosi possono ottenerli tramite una valuta non ufficiale di loro invenzione chiamata “Pireo”. Lo scopo è quello di rimettere in piedi chi per colpa della crisi è stato affossato ma mostra una reale volontà di rialzarsi: per questo sono esclusi dal programma quanti dimostrano di volerne solo approfittare, mentre qualunque immigrato è ben accetto.

Tutto questo mi ha fatto capire che il motore della ripresa greca non sta tanto nelle decisioni politico-istituzionali, quanto nella mentalità politica del suo popolo, disposto a spendersi attivamente per risolvere i problemi delle persone più che per affermare individualismi di partito. Approccio incomprensibile se guardato dall’Italia, dove nulla di tutto ciò sembra far notizia

Da Il Fatto Quotidiano| 13 novembre 2017

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