Le notti di Nur.At

1 Settembre 2010

Atlantide e la Sardegna

Marcello Madau

Sarà la voglia di migliore la stagione turistica estiva, o il tentativo della politica di fare qualche blitz confidando sulle distrazioni vacanziere, ma è difficile ricordare un’estate così piena di iniziative sui beni archeologici. La vicenda dei zigantes di Monti Prama ha dettato legge. Ma vi è anche, con minore dignità e maggiore pericolosità, la sconcertante proposta di legge dei Riformatori Sardi di finanziare in maniera istituzionale lo studio della Sardegna nuragica e prenuragica ed il suo collegamento con  Atlantide, creando un apposito Istituto nominato Nur.At.
La lettura del documento di accompagnamento degli otto articoli di legge è in certi punti esilarante: si parla persino di un’ipotetico ‘Olio dell’Isola di Pasqua’,  ed è perciò difficile resistere alla tentazione di riportare qualcosa. Intanto questo vero capolavoro di affettuoso rimbrotto e fiducia sconfinata verso Silvio:
“.. in qual altro modo spiegare la battuta sui nuraghi di una personalità della cultura e dell’autorevolezza del Presidente del Consiglio il quale, nel corso di una sua recente visita in Sardegna, ha ipotizzato che tali costruzioni svolgessero la funzione di magazzini? Se persino il Presidente del Consiglio conosce tanto poco della storia nuragica della Sardegna, non dobbiamo stupirci se moltissimi sardi non ne hanno ben compreso il reale valore ….” .
Ma dobbiamo prestare molta attenzione al contesto formale: la proposta di legge Vargiu, Cossa, Dedoni, Fois, Meloni, Mula  del 13.08.2010 chiede fondi pubblici regionali per finanziare una ricerca scientifica su prenuragico e nuragico, ritenendoli periodi poco noti e indagati. Con tanto di censimento e catalogazione (l’ennesima volta) di tutti i nuraghi, finanziamento degli scavi e collegamento con Atlantide, sperando che prima o poi l’ipotesi venga dimostrata: “La eventuale validazione scientifica di aspetti mitico-leggendari, primo fra tutti quello legato alla identificazione della nostra terra con l’Isola di Atlante, avrebbero un valore mediatico di cui è persino difficile cogliere le potenzialità connesse con lo sviluppo economico e prefigurerebbe nuove situazioni davvero esplosive, in grado da sole di modificare gli scenari della crescita economica della Sardegna.”.
Non vorrei neppure parlare, anche perché non sta qua il problema, dell’identificazione della Sardegna con Atlantide (un testo definitivo, bellissimo, è quello del grande antichista francese Pierre Vidal-Naquet, Atlantide, breve storia di un mito, pubblicato nel 2006 da Einaudi): la stragrande maggioranza della comunità scientifica non ci crede, nè esistono dati in nessun scavo stratigrafico effettuato dagli archeologi sardi che testimonino tracce atlantidee e tsunami (si vedano, come documentato dai diretti archeologi, gli scavi di Barumini, S’Uraki, Genna Maria e altri ‘investiti’ dall’onda colossale che gli autori hanno sintetizzato anche sul Manifesto Sardo: articoli di Usai, Perra, Stiglitz).

La proposta di legge pare malferma sul concetto di dato scientifico accreditato e misurabile. Sulla distinzione, invocando l’importanza di miti e leggende, fra miti e leggende realmente antiche e quelle che sono di costruzione contemporanea. Il discorso sulla valorizzazione – mi si perdoni il termine archeologico – è davvero preistorico.
L’immenso patrimonio del quale disponiamo, che già ora dà molti posti di lavoro,  va certamente valorizzato, operazione complessa nella quale vi è moltissimo da fare. Con quale logica? La migliore tradizione culturale europea, con a capo l’Italia di Ranuccio Bianchi Bandinelli,  mise in guardia dai rischi sulle forzature commerciali rispetto al patrimonio culturale. Ma in Nur.At (l’istituto verrebbe sostanzialmente diretto dall’Assessorato al Turismo e al Commercio) l’ottica strumentale e commerciale appare davvero prevalente. Con l’illuminante proiezione socio-economica dei Riformatori: “il solo ingresso della Sardegna tra le “pretendenti al trono di Atlantide” sarebbe probabilmente in grado di attivare un processo mediatico straordinario ed estremamente salutare per la nostra asfittica economia turistica, che da tempo immemorabile va ricercando adeguate soluzioni alle proprie esigenze di destagionalizzazione e di riequilibrio territoriale”.
E’ molto complesso parlare di valorizzazione dei beni culturali (difficoltà che appaiono insuperabili per il progetto dei Riformatori): con ‘valorizzazione’  impieghiamo un termine generalmente di origine economica sul ‘valore’ di beni molto speciali, che si forma e si compone diversamente da quello dei beni di mercato. Il valore di un bene come un monumento archeologico, o un’epoca storica e le sue testimonianze, è fondamentalmente nella sua memoria materiale e immateriale. Per sua stessa natura, non può essere definito dal mercato o dalla politica, bensì dalla ricerca atta a precisarlo. E’ valore di per sé.
La valorizzazione ‘virtuosa’  si costituisce in realtà in una serie di politiche di accessibilità, fruizione e formazione che conducano numeri crescenti e costanti di ‘consumatori’ ad un racconto basato sui dati scientifici esistenti (che, naturalmente, potranno anche modificarsi).
Solo in questo modo, e investendo, ben più di quello che si fa, sulla conservazione, la valorizzazione può costruire flussi duraturi di ricchezza. La comunicazione verso l’esterno, anche ad effetto (magari evitando pacchianerie), deve seguire la ricerca. Si possono reperire ‘brands’ reali e non inventati o malfermi.
Cosa succederebbe se  “l’eventuale validazione scientifica di aspetti mitico-leggendari, primo fra tutti quello legato alla identificazione della nostra terra con l’Isola di Atlante”  non avvenisse? I 10 milioni di euro previsti per l’anno 2010, e magari quelli successivi, sarebbero stati spesi saggiamente?
Pensate al pasticcio che può sorgere oggi:  chiamiamo la gente in Sardegna con il mito di Atlantide  e la stragrande maggioranza della comunità scientifica –anche dei gruppi di gestione e guide – dirà che non è vero nulla… Una divaricazione fra messaggio promozionale e lettura ufficiale che rischia di farci fare la figura dei venditori di fumo, di creare veri problemi sul lavoro reale che si esercita negli scavi, negli studi  e nella gestione.
Il giorno che Atlantide rappresenterà per la Sardegna una realtà condivisa e comunque prevalente, sarà corretto farne un messaggio ufficiale. Oggi però non vi è manuale scientifico di preistoria e protostoria sarda che ne parli. Non ci sono dati. Ma qualche insidia è nel fatto che si promettono fondi a ricerche coinvolgendo Soprintendenze e Università, che certo non navigano in acque felici. Speriamo almeno in un moto d’orgoglio delle Istituzioni scientifiche.
Allora fa una certa impressione  che altri sardi, nazionalisti come firma ma imbonitori colonialisti come prassi, vogliano denaro pubblico (nostro)  dicendoci che la Sardegna atlantidea “prefigurerebbe nuove situazioni davvero esplosive, in grado da sole di modificare gli scenari della crescita economica della Sardegna.”
Ma un video che racconta la favola di Atlantide Sarda, come ricorda molto opportunamente nel suo sito Michela Murgia, esiste già, e porta in modo poco responsabile il logo della Regione Autonoma della Sardegna.
La sinistra rappresentata alla Regione Sarda farebbe bene a non sottovalutare questa situazione. E’ un problema assai delicato il tentativo di imposizione politica di una verità assai discutibile ufficializzata non dai laboratori scientifici della ricerca sul territorio, ma da denaro eventualmente concesso a suon di maggioranza.
Voglio credere che le perplessità per un’operazione così strumentale e sgangherata appartengano anche a persone del centro e della destra, e che la sciagurata iniziativa dei Riformatori Sardi possa essere accantonata.

6 Commenti a “Le notti di Nur.At”

  1. Angelo Morittu scrive:

    La sinistra al governo ha sponsorizzato e patrocinato anch’essa certe suggestioni atlantidee come possiamo leggere sul Piano di Marketing Turistico dell’epoca Soru.

    “Il Sogno e il Mito
    (…)
    – dall’altro lato ripropone il tema del mito: dal mito del Mediterraneo e dell’isola felice (che ha contribuito al posizionamento della Sardegna fin dalle campagne in Gran Bretagna degli anni ’50), un mito oggi da rinverdire e attualizzare affiancandolo ad esempio con i miti della tradizione sarda (e magari anche con i misteri che contiene), ai luoghi di Atlantide, un mito cioè che può offrire nuovi e altrettanto forti argomenti di comunicazione, di fascino e di offerta.”

    “Obiettivi di comunicazione
    (…)
    – Rinverdire/sviluppare il legame con i miti, da quelli tradizionali fino a quelli legati ai luoghi di Atlantide,”

    Insomma il pasticcio non è di destra o sinistra ma è piuttosto “globale”.

  2. Marcello Madau scrive:

    Angelo, quello che dici è vero. Persino sotto il governo Prodi il Ministro Rutelli appoggiava le spettacolari e assai discutibili notizie sul ritrovamento della grotta di Romolo e Remo (mi permetto di rimandarti al mio Lo spettacolo del Lupercale) . Le posizioni dell’ex-assessore Mongiu sono note, ma sulle convinzioni individuali, legittime per natura, non entro. Il problema è il rapporto fra politica e ricerca. Le indicazioni che riporti furono certamente ‘pasticci’ censurabili.
    Ma non puoi negare che questa proposta di legge rappresenta un livello diverso e più serio, nel senso di grave.
    Non dimenticherai peraltro – giusto per completare quella dimensione ‘globale’ che tu invochi – che il favore iniziale alla proposta di Frau venne soprattutto da ambienti indipendentisti, che sentirono Atlantide come un risarcimento di importanza per la …storia sarda. Personalmente ricevetti in Accademia, dove insegno, e-mail anonime e minacciose a causa della mia adesione al documento critico proposto dall’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, cosa che mi rattristò non poco.
    Alcuni di questi ambienti hanno modificato le loro convinzioni, sia nella lettura storica che nell’approccio contemporaneo, e ciò appare positivo.
    Nel mio pezzo chiedo un impegno della sinistra, ma mi pare di aver sottolineato che la critica alla proposta dei riformatori possa ben essere ‘trasversale’. Anche, per non trascurare un ponte comunicativo coi tuoi codici, italiana e sarda. Almeno, me lo auguro.

  3. Angelo Liberati scrive:

    Se le cose stanno così (e così stanno), siamo proprio messi male.
    Cito Madau:
    (…) il favore iniziale alla proposta di Frau venne soprattutto da ambienti indipendentisti, che sentirono Atlantide come un risarcimento di importanza per la …storia sarda. Personalmente ricevetti in Accademia, dove insegno, e-mail anonime e minacciose a causa della mia adesione al documento critico proposto dall’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, cosa che mi rattristò non poco.(…)
    Rattrista anche me.

  4. Giulio Angioni scrive:

    E cosa dovrei dire io del profluvio di contumelie ricevute nel volume “Atlantikà”?
    Niente.

  5. Enrico Atzeni scrive:

    Al Direttore Responsabile de
    Il Manifesto Sardo
    Dott. Marco Ligas

    Cagliari, 02-09-2010

    Con riferimento a quanto pubblicato il 7 agosto u.s. sul Manifesto Sardo, numero 79/80, con l’articolo “Zigantes” di Marcello Madau, ora finalmente anche a me pervenuto, mi corre debito precisare che, fortemente impegnato in altri comparti della ricerca pre-protostorica paleosarda e mediterranea, non ho dato alcuna adesione al progetto “NUR.AT”: “Nuraghi e Atlantide”, dei Riformatori Sardi né tantomeno ho partecipato alla riunione dagli stessi organizzata per la “Redazione della proposta di legge di istituzione di Nur.At”.
    Augurandomi invero aggiornativi prossimi incontri di tutte le competenti istituzioni archeologiche, accademiche, politiche etc., sia sui sempre più gravi e complessi problemi dell’indagine paletnologica sia sulla tutela e valorizzazione dell’eccezionale patrimonio artistico e storico-culturale dell’Isola – invio ringraziamenti e cordiali saluti

    Il prof. Enrico Atzeni (già Ordinario di Paletnologia e di Antichità Sarde
    e Direttore del Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico-Artistiche
    dell’Università degli Studi di Cagliari) ci invia una lettera di chiarimento, avendo appreso della sua partecipazione alla predisiposzione della proposta di legge dei Riformatori Sardi per Nur.At. La notizia, contenuta in un commento di Angelo Morittu al nostro ‘Zigantes’, venne data da Radio Press (ecco il collegamento
    http://www.facebook.com/note.php?note_id=420980453669).

    Lo ringraziamo vivamente per l’attenzione e la precisazione (m.m.).

  6. Antonio Maria Costa scrive:

    E’ veramente incredibile come si diano notizie e ancor peggio si inviano messaggi falsi e fuorvianti sulla preistoria e protostoria della Sardegna. Ancora oggi tutta la provincialità, il pressapochismo, l’arroganza e la slealtà intelletuale di alcuni, l’affarismo e la presunzione di altri costringe la storia e la dialettica scientifica in polemica becera e inconcludente e la divulgazone scientifica  in un ghetto culturale e mediatico profondamente avvilente e per lo più fuorviante.Invece di chiacchere, di antagonismi filologici senza base scientifica, di costruzioni speculative ed egotistiche,e perchè no narcisistiche, perche’ non si legge con attenzione il testo fondante e fondamentale della moderna preistoria sarda ” LA CIVILTA’ DEI SARDI” nelle più recenti e aggiornate edizioni dell’esimio prof. GIOVANNI LILLIU. A corollario del quale vanno esaminati con estrema attenzione i numerosi articoli, saggi, e relazioni di scavo di più o meno recente produzione.Cito l’esemplare saggio  “LE ARISTOCRAZIE NURAGICHE “del prof. PAOLO BERNARDINI lasciando, le varie disquisizioni e polemiche su ATLANTIDE e peggio su catastrofici TSUNAMI che avrebbero colpito la nostra Isola, al “goSsip” para intelletTuale e affaristico- politico che purtroppo pervade,come tumore maligno, anche il campo delle scienze archeologiche: che nulla hanno a spartire con cerchi nel grano, magnetismo megalitico e orientamenti cosmici di NURAGHI e allineamenti farlocchi di PERDAS FITTAS.

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