Le pale eoliche irrompono nella letteratura sarda
24 Ottobre 2025
[Francesco Casula]
Il colonialismo energetico irrompe nella letteratura sarda: specificatamente nel recente romanzo di Piergiorgio Pulixi ”L’uomo dagli occhi tristi” (Rizzoli).
Un romanzo giallo/triller corposo (352 pagine) bello e trascinante, fra eolico, suicidi-omicidi, politici locali e ndrangheta.: sia ben chiaro, si tratta di un romanzo ma – precisa l’Autore in una Nota finale – “è proprio attraverso la finzione che si può restituire con maggiore efficacia la verità”.
La Questione dell’eolico in Sardegna attraversa tutto il romanzo ma dedica una pagina in particolare per descriverne protagonisti caratteristiche ricadute e implicanze.
Eccola, testuale.
“«Qui non si tratta solo di abbuffata eolica, di assalto al paesaggio e di spalancare la porta agli oligarchi del vento. E neppure della solita corruzione locale. L’affare è molto più consistente e fa gola a un mucchio di potenti. Che rimanga davvero fra voi e me, ma è stato messo un pool di colleghi e colleghe che si sta occupando specificatamente di questo».
«Dell’eolico?» chiese Eva.
«L’eolico è solo il pretesto, Croce. Piazzare Pale e distese di specchi a più non posso non significa soltanto drenare risorse a Bruxelles, ma impone anche di sventrare colline, sbancare terreni, costruire strade, depositi di stoccaggio delle batterie, cabine elettriche, tunnel sotterranei per viadotti.»
«Movimento terra e cemento» sintetizzò Rais, «da tempo uno dei settori che fa più gola alle mafie.»
«Per non parlare delle consulenze e delle relazioni ambientali: ingegneri, tecnici di acustica, geologi, paesaggisti, ambientalisti, studi legali e così via. Parcelle e quindi fatture che si possono gonfiare a dismisura» seguitò la magistrata. «Provate poi a immaginare cosa significherebbe costruire questi famosi impianti off shore, che necessariamente implicano navi, cementi speciali, ampliamenti dei porti industriali per accogliere un movimento di merce mai visto prima. E tutto questo verrà alimentato da incentivi fiscali dello Stato. Soldi in tutto e per tutto puliti. Milioni e milioni di euro immacolati, che Roma ha necessità di elargire al più presto, perché siamo parecchio indietro alla tabella di marcia che l’Europa ci ha imposto. E quando si è costretti a fare in fretta, si chiude sempre un occhio su tante cose. Troppe. Questa è una tavola a cui parecchie persone si stanno sedendo per ingozzarsi. E molte tra loro non sono chi dicono di essere.»
Tutto chiaro? Molte persone “si stanno sedendo per ingozzarsi” scrive Pulixi. Aggiungo io: con i capotavola a gozzovigliare. Che non sono, si badi bene, semplici speculatori, ma a veri e propri nuovi colonizzatori faccendieri e predatori incalliti invasivi invadenti e sbrigativi, alle porte della nostra Sardegna. Anzi: già entrati in casa nostra. Senza permesso. Al di fuori e contro la nostra volontà.
Predatori venuti da tutto il Pianeta, d’oltreoceano e d’oltralpe, che hanno deciso di mettere a ferro e fuoco, ogni angolo di questa terra promessa, votata al ruolo di genio naturale, trasformata per scelte scalmanate e devastanti in terra di servitù per industrie nere e inquinanti, armi, rifiuti e ora di pale eoliche e distese infinite di pannelli cinesi.
Piani di assalto studiato nelle casseforti delle banche d’affari mondiali, congegnato nelle diplomazie europee ma messi a punto “accolti” e “legalizzati” nei Palazzi romani. E, ahimè con il beneplacito o, comunque la connivenza e collusione dei “basisti” e vassalli locali.
Vengono in Sardegna per sfruttare e depredare le nostre risorse, deprivandocene: vento e sole, terra e mare. Suolo e sottosuolo. Per devastare manomettere e squassare il nostro territorio: imbruttendo il nostro paesaggio. Violentando l’ambiente. Sradicando gli alberi. Interrando la nostra storia e la nostra cultura e identità etno-antropologica, e linguistica.
In cambio di che cosa? Di briciole insignificanti. E l’energia verde pulita bella e pronta? S’invola in Italia e segnatamente nel Nord. Se non è colonialismo questo! Issos si pigant su ranu e a nois non lassant mancu sa palla. Sceti s’aliga.







