Mai dire mais

1 Febbraio 2010

mais-ogm

Marcello Madau

Con una clamorosa sentenza, Il Consiglio di Stato (VI sezione del Consiglio di Stato n. 183 del 19 gennaio 2010 – Pres. Barbagallo, Est. De Nictolis) ha dato il via libera alla coltivazione di un tipo di mais gm (geneticamente modificato), il MIR 604, prodotto da Syngenta e già autorizzato dalla UE. Ha infatti accolto il ricorso di Silvano Dalla Libera, agricoltore vice-presidente di Futuragra, dando torto al ministero delle Politiche Agricole e Forestali (che aveva negato l’autorizzazione per l’assenza dei piani regionali di coesistenza).
La forza delle multinazionali evidentemente si sta dispiegando sui massimi mercati che riguardano la persona: in questo caso la Syngenta, che nasce dalla fusione fra Astrazeneca è, guarda guarda, la potentissima multinazionale Novartis, quella che si è arricchita con lo Stato Italiano e sulla nostra pelle grazie ai famigerati vaccini dell’influenza ‘B’ .
Il varco della Legislazione europea è stato perciò sfruttato dal produttore. Il mais è destinato ad essere usato anche per i mangimi.
I rischi non sono solo e tanto sul versante della salute individuale (il diritto di precauzione ed una corretta curva di sperimentazione continuano ad essere elusi, nella sostanza), quanto sul piano della competitività da parte di chi vuole sviluppare prodotti locali di grande qualità, e soprattutto sul piano della biodiversità: è infatti noto che i pollini delle produzioni ogm colonizzano, eliminandole, quelle naturali, operando perciò una selezione verso la monocoltura. Perciò è delicato, e difficilissimo, il problema della ‘coesistenza’, peraltro spesso elusa con lo sfondamento o la mancata segnalazione delle distanze ‘di sicurezza’ fra i campi coltivati con ogm (organismi geneticamente modificati) e gli altri campi.
Sappiamo che la potenza economica delle multinazionali ha forti riflessi anche nel campo della ricerca pubblica universitaria, dove l’assenza di fondi porta sempre più spesso – anche negli Atenei sardi – a non riuscire a rifiutare, per la forza dei finanziamenti, circuiti di ricerca legati agli OGM.
Il mondo politico si divide (anche in seno al PDL). La Confagricoltura applaude. La reazione del variegato e vasto fronte no-OGM è stata immediata: tra di essi una grande associazione come Coldiretti è scesa immediatamente in campo, proponendo un referendum.
Esso ci sembra ragionevole, perché la gente, non gli obiettivi di profitto delle multinazionali o il Consiglio di Stato – che ha applicato a suo modo una normativa europea – ha diritto di poter disporre coscientemente del proprio corpo e quindi del come si alimenta. E il 72% degli italiani si dice contrario agli OGM.
La battaglia in Sardegna diventa particolare delicata per la sfera della biodiversità, per la salute, e infine per il rischio che corre la nostra già debole agricoltura e le sue prospettive di sviluppo economico basate, con integrazione al circuito del ‘turismo culturale e ambientale’, sulla qualità e la tradizione. Dobbiamo impedire che anche in questo caso le popolazioni residenti non possano decidere del proprio destino, e sulle loro terre si scarichino gli interessi delle multinazionali, dei loro servitori politici e scientifici.

Ecco una selezione di collegamenti, che potrete attivare cliccando sul termine evidenziato:

Coldiretti
Slow Food
e le linee generali, con un nostro intervento, su sovranità alimentare e ogm discusse l’anno scorso al ‘Cuntra su G8’ sassarese.
http://www.manifestosardo.org/wp-content/uploads/2009/07/piccolo-dossier.pdf

3 Commenti a “Mai dire mais”

  1. Renate Pillau scrive:

    Raccomando per la lettura complementare l’ordine 81 lasciato da Paul Bremer :

    http://www.cbgnetwork.org/1179.html

  2. Paolo Porcina scrive:

    Sono venuto a sapere che dalle parti di Marceddì (Oristano) ci sono dei campi di mais ogm. il tutto risulterebbe confermato da cartelli nei campi che lo confermano. A voi risulta? In attesa di una risposta, cordialmente.
    Paolo Porcina

  3. Redazione scrive:

    Grazie per la segnalazione. Sarebbe importante avere le foto e il tipo di mais che viene coltivato. Anticipo che ospiteremo nel prossimo numero, on line fra due giorni, un intervista sul tema degli ogm al genetista prof. Marcello Buiatti.

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