Marea nera nel Golfo dell’Asinara

16 Novembre 2013
MARINA-DI-SORSO-Courtesy-of-Francesca-Fradelloni
Stefano Deliperi

Marea nera nel Golfo dell’Asinara: Lo Stato e la Regione sono assenti. Il Tribunale penale di Sassari in composizione monocratica (dott. Salvatore Marinaro), con ordinanza del 12 novembre 2013, ha accolto l’istanza di costituzione di parte civile nell’ambito del procedimento penale riguardante la devastante marea nera che nel gennaio 2011 inquinò il Golfo dell’Asinara, richiesta presentata lo scorso 8 ottobre 2013 dall’avv. Guido Rimini, del Foro di Sassari, per il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.  Imputati nel processo per l’ingente sversamento di olio combustibile in mare sono l’attuale direttore della centrale termoelettrica di Fiume Santo della multinazionale E.On, Marco Bertolino (45 anni, di Lodi), Salvatore Signoriello (60 anni), attuale manager di E.On Produzioni Italia e direttore tra il marzo del 2000 e il luglio 2002, quando proprietaria dell’impianto era l’Endesa Italia s.p.a., e Francesco Capriotti (59 anni), manager di Enelpower dal 2002 fino al settembre 2004. I reati contestati a tutti sono quelli inerenti al crollo colposo aggravato dalla previsione dell’evento (riguardante la rottura dell’oleodotto, da cui derivò lo sversamento in mare) e deturpamento delle bellezze naturali. E’ opportuno ricordare che la centrale termoelettrica E.On di Fiume Santo (Porto Torres) è felicemente e serenamente dotata di certificazione EMAS ISO 14001 sul piano del rispetto dell’ambiente. Lo sversamento di olio combustibile in mare interessò l’intero Golfo dell’Asinara: la maggior parte dell’olio combustibile andò a incatramare verso est il litorale fra Platamona e Marritza, ma la chiazza oleosa nera raggiunse anche spiagge, scogliere e calette della Gallura, fino alla Maddalena e Caprera, nel parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena, giungendo, a ovest, fino alle coste dell’Asinara, omonimo parco nazionale. Un vero e proprio disastro ambientale. Nel dibattimento penale sarà quindi presente il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus insieme alle amministrazioni locali lese dall’inquinamento e ad altre associazioni ambientaliste. Non ci saranno, invece, lo Stato e la Regione autonoma della Sardegna. Non si sono costituiti parte civile. Saranno convitati di pietra. Da un lato, con la mozione n. 281/32 approvata l’8 ottobre 2013 il Consiglio regionale sardo ha impegnato la Giunta Cappellacci “ad attivarsi e ad attivare tutti gli strumenti messi a disposizione dalla legge vigente, affinché si costituisca parte civile ai sensi dell’articolo 74 e successivi del Codice di procedura penale, nella tutela dell’interesse della Sardegna in tutti i processi celebrati nel suo territorio nel quale sono contestati reati che presuppongono il presunto esercizio di condotte illecite che hanno determinato veri e propri disastri ambientali, comportando la grave compromissione delle condizioni ambientali della nostra Isola”. Ovviamente, al pari di quanto fatto riguardo il procedimento penale sulle bonifiche mancate a La Maddalena, la Giunta regionale di Ugo Cappellacci ha fatto orecchie da mercante. Dall’altro, il prof. Paolo Dell’Anno, esperto di diritto ambientale, ha ricoperto il ruolo di consulente giuridico del Ministro dell’ambiente Corrado Clini e di difensore della E.On., in conflitto non di legittimità ma di palese opportunità. Oltre ai tentennamenti delle amministrazioni pubbliche competenti – in primo luogo il Ministero dell’ambiente – è la santa prescrizione che porta a chiedersi se sarà mai individuato un responsabile di quanto accaduto.

Non lasceremo nulla d’intentato per difendere l’ambiente violato e il popolo inquinato.

*foto Francesca Fradelloni

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